Nessuna manipolazione, nessuna modifica e nessuna alterazione. Gli screenshot della chat, che era stata ammessa dal tribunale di Enna nel processo per violenza sessuale aggravata a danni di minori in cui è imputato il sacerdote Giuseppe Rugolo, sono stati analizzati da un perito che ne ha confermato la corrispondenza con l’originale. Si tratta di una conversazione tra l’archeologo Antonio Messina che […]
«Le chat non sono manipolate»: la conferma del perito nel processo al prete per violenze sessuali su minori a Enna
Nessuna manipolazione, nessuna modifica e nessuna alterazione. Gli screenshot della chat, che era stata ammessa dal tribunale di Enna nel processo per violenza sessuale aggravata a danni di minori in cui è imputato il sacerdote Giuseppe Rugolo, sono stati analizzati da un perito che ne ha confermato la corrispondenza con l’originale. Si tratta di una conversazione tra l’archeologo Antonio Messina che ha denunciato il prete per gli abusi subiti quando era minorenne (e che, a sua volta, è stato querelato dal sacerdote per diffamazione) e una sua amica. Un dialogo – uno dei tanti finiti all’interno di questo processo – che proverebbe le confidenza sulle violenze alla vittima.
Ancora una volta, come era già successo nel corso della scorsa udienza – di un processo che si celebra a porte chiuse per «esigenze di riservatezza» – è saltata la requisitoria della pm Stefania Leonte. Un ulteriore rinvio che, in questo caso, si è reso necessario per via dell’assenza – giustificata per malattia – del giudice titolare del collegio, ovvero la persona che poi dovrebbe essere incaricata proprio a scrivere la sentenza del processo. Insomma, una mancanza non da poco per cui si è ritenuto di posticipare la requisitoria alla prossima udienza che è già stata fissata per mercoledì 10 gennaio. La stessa occasione in cui la parola andrà anche agli avvocati delle parti civili per le conclusioni. Appuntamento successivo per martedì 13 febbraio con i legali dei responsabili civili (la diocesi di Piazza Armerina e la parrocchia di San Giovanni Battista di Enna) e gli avvocati difensori dell’imputato. La sentenza, con le eventuali repliche, è prevista per martedì 5 marzo.
Una vicenda che è iniziata con la denuncia della giovane vittima, minorenne all’epoca dei fatti e oggi 28enne. I suoi genitori avevano poi denunciato di avere ricevuto dalla diocesi di Piazza Armerina un’offerta di 25mila euro della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e di silenzio. Il vescovo Rosario Gisana ha sempre sostenuto, invece, sarebbero stati proprio i genitori ad avanzare una richiesta di denaro. Lo stesso vescovo che nel corso di una conversazione, che non sapeva essere intercettata, avrebbe detto al sacerdote imputato: «Caro Giuseppe, per te ci sono tutti i presupposti per diventare Santo». E lo stesso vescovo che, di recente, è stato perfino elogiato da Papa Francesco. Intanto, nell’ultimo periodo sono emerse diverse denunce presentate da don Rugolo nei confronti, non solo della vittima che lo ha denunciato, ma anche dei giornalisti che si sono occupati della vicenda e di Francesco Zanardi, il presidente di Rete l’Abuso. L’unica associazione italiana di vittime di abusi da parte di esponenti della chiesa. Al momento, tutte le querele sono state ritenute prive di fondamento.