Abusi su minori, a processo salta il prete testimone di due storie parallele: dal sacerdote di Enna al catechista di Gela

Più che le presenze, hanno pesato le assenze nell’aula del tribunale di Enna dove si sta celebrando il processo di primo grado con rito abbreviato per violenza sessuale aggravata a danni di minori. Presente, come quasi sempre, l’imputato Giuseppe Rugolo, il prete 40enne che è stato denunciato da un archeologo oggi 28enne ma minorenne all’epoca dei fatti. Assente, invece, il teste chiave dell’udienza chiamato dalla difesa. Anche in questo caso si tratta di un sacerdote: più precisamente, dell’ex rettore del seminario diocesano Vincenzo Cultraro che è anche parroco della chiesa madre di Gela (in provincia di Caltanissetta). La parrocchia dove era attivo il protagonista di una vicenda parallela: il catechista di 33 anni che, a luglio, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di atti sessuali su un minorenne.

Due storie distinte e separate che si incrociano quando iniziano le indagini proprio sull’animatore parrocchiale di Gela. A denunciarlo è stato un ragazzo che ha raccontato di avere subito violenze ed essere stato indotto a compiere atti sessuali dall’uomo – che è proprietario di un negozio – già da quando aveva 12 anni e per i sei successivi. Episodi che sarebbero avvenuti all’interno delle stanze della parrocchia di cui il catechista avrebbe avuto le chiavi. Una situazione di cui sarebbero stati a conoscenza il parroco Cultraro, il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana e anche l’imputato Giuseppe Rugolo. Nessun provvedimento sarebbe stato adottato nei confronti del catechista che, negli anni, è sempre rimasto a ricoprire il proprio ruolo nella comunità parrocchiale. Stando a quanto riferito dagli avvocati di Rugolo, che lo avevano chiamato sul banco dei testimoni, Vincenzo Cultraro al momento sarebbe «irrintracciabile». In sua assenza, è stata l’avvocata che assiste la vittima a esporre in aula il verbale di indagini difensive in cui il suo assistito ha denunciato il catechista e a cui aveva consegnato la propria storia. Una vicenda che è stata poi segnalata alla squadra mobile di Caltanissetta che ha avviato le indagini arrivate al rinvio a giudizio del catechista.

Sarà dedicata alla requisitoria della pm Stefania Leonte e alla discussione degli avvocati delle parti civili la prossima udienza del processo che è già stata fissata per l’inizio di novembre. Per metà dicembre, invece, la parola passerà ai legali difensori dell’imputato e dei responsabili civili (ovvero, la diocesi di Piazza Armerina e la parrocchia di San Giovanni Battista di Enna). Si dovrà attendere gennaio dell’anno nuovo per arrivare alla sentenza di un processo iniziato con l’arresto di Rugolo, nell’aprile del 2021, a Ferrara (in Emilia Romagna) dove era stato trasferito. Nel corso delle udienze, sono venuti fuori diverse chat erotiche del prete e racconti di atteggiamenti intimi del sacerdote con altri giovanissimi che frequentavano il gruppo parrocchiale. Eppure, in una conversazione telefonica intercettata dopo il trasferimento di Rugolo a Ferrara, è proprio il vescovo Gisana ad affermare: «Caro Giuseppe, per te ci sono tutti i presupposti per diventare Santo». All’inizio della vicenda, i genitori della vittima avevano denunciato di avere ricevuto dalla diocesi un’offerta di 25mila euro della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e di silenzio. Il vescovo, invece, ha sempre sostenuto l’esatto contrario: proprio dai genitori del giovane sarebbe arrivata quella richiesta di denaro


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