Nell'inchiesta sul direttore ed editore del quotidiano La Sicilia si parla anche dell'ex sindaco Raffaele Stancanelli. I magistrati analizzano le consultazioni del 2008, anno in cui l'imprenditore avrebbe cercato un modo per supportare in denaro il candidato di centrodestra. Un sostegno che passa pure dalle pagine del giornale
Comunali 2008, il finanziamento di Ciancio a Stancanelli «Punto di riferimento per rapporti con amministrazione»
Nell’inchiesta su Mario Ciancio Sanfilippo non ci sono soltanto i rapporti con Enzo Bianco e con l’ex governatore regionale Raffaele Lombardo. Negli anni, la trasversalità dell’editore e direttore del quotidiano La Sicilia è arrivata fino a Raffaele Stancanelli, l’avvocato dalla lunga carriera politica, originario di Regalbuto, piccolo centro in provincia di Enna (non indagato, ndr). L’elenco delle sue cariche spazia da Roma a Palermo. Senatore per il Pdl, parlamentare all’assemblea regionale nel 1996, assessore regionale con Salvatore Cuffaro e, soprattutto, successore di Umberto Scapagnini a sindaco di Catania nel 2008. Proprio a ridosso delle amministrative di quell’anno, l’imprenditore – oggi accusato di concorso esterno alla mafia – avrebbe deciso di finanziare la campagna elettorale del politico verso palazzo degli Elefanti. Una scelta che sarebbe stata presa soltanto poco prima del voto di giugno a causa degli scenari politici mutevoli di quel periodo. Stancanelli, eletto a palazzo Madama a metà aprile del 2008, viene indicato in un primo momento anche come candidato presidente alla provincia etnea della coalizione di centro destra. Per poi essere sostituito dal coordinatore di Forza Italia Giuseppe Castiglione.
Un cambio che non turba Ciancio e la sua decisione di aprire il salvadanaio. La modalità del finanziamento, almeno secondo la ricostruzione degli investigatori, si sarebbe però potuta scontrare con i vincoli imposti dalle disposizioni della legge elettorale. Tanto da far ipotizzare agli inquirenti uno scenario «quanto meno di finanziamento illecito». Una tesi investigativa che però non ha mai avuto evoluzioni giudiziarie a livello ufficiale. Tra le carte dell’inchiesta all’editore emerge la volontà di trovare una soluzione alternativa a un pagamento diretto da effettuare in favore di Stancanelli.
La risposta viene consigliata a Ciancio da uno dei suoi più fidati collaboratori all’interno dell’agenzia pubblicitaria Publikompass. L’imprenditore sarebbe dovuto rimanere «fuori da questo discorso». Il suo nome non sarebbe quindi dovuto comparire ufficialmente, pur mantenendo la volontà di «fargli arrivare i soldi». Due passaggi intercettati durante una conversazione negli uffici del quotidiano locale dai militari del nucleo tributario della guardia di finanza. La soluzione che sarebbe stata trovata è un sistema di fatture da intestare direttamente al partito romano del futuro sindaco, indicando nella parcella in un primo momento il giustificativo dell’acquisto di spazio commerciale. A fine mese, poi, la dicitura sarebbe stata modificata in inserimento elettorale.
La collaborazione tra Ciancio e l’allora senatore viene messa in relazione dai militari agli sviluppi della vicenda del centro commerciale Porte di Catania in contrada Pigno. Una storia complessa che vede l’editore coinvolto in prima persona: dalla vendita dei terreni, passando per la variante urbanistica fino alla realizzazione della costruzione con la società Icom srl. In cui entra nel 2003 insieme alla moglie Valeria Guarnaccia. Nella cronologia, il 2008 è il periodo in cui il Comune etneo reclama in maniera inaspettata gli oneri di urbanizzazione. Cioè un contributo per la realizzazione di alcune opere cittadine. Una scelta che avrebbe messo in allarme il gruppo francese Auchan – società acquirente dell’ipermercato – nei confronti della Icom tanto da richiedere l’intervento dei soci siciliani, «affinché intercedano nella pubblica amministrazione catanese per risolvere la diatriba», scrivono gli investigatori. In questo quadro Ciancio viene indicato come «il punto di riferimento in grado di prendere contatti con il sindaco […] in un rapporto di reciproca utilità tra l’imprenditore e la pubblica amministrazione».
Quella del direttore de La Sicilia nei confronti di Stancanelli pare essere stata una vera e propria scommessa, tanto da etichettarlo più volte – durante i colloqui intercettati – con il termine sindaco ancora prima dell’esito delle consultazioni. Un voto, quello del giugno 2008, condito da previsioni, anticipazioni e richieste d’interviste ma anche da una lettera aperta, pubblicata sul quotidiano La Sicilia. Una missiva sottoscritta ad alcuni personaggi influenti della città per spingere il senatore di Alleanza nazionale verso palazzo degli Elefanti. Promotore dell’iniziativa è un fidato collaboratore di Stancanelli, che viene più volte ascoltato con Ciancio, intento a definire i particolari della lettera. Il direttore chiede massima visibilità, caratteri «grossi» e una collocazione adeguata tra le pagine del giornale, così da ottenere «un grosso successo». Le adesioni non mancano, comprese quelle dietro le quinte di chi sostiene Stancanelli senza voler comparire. Ma a creare un dispiacere all’indagato è la mancanza della cantante Carmen Consoli. Un nome che avrebbe fatto «presa sui giovani» e che viene però bloccato dalla casa discografica per evitare all’artista di esporsi.