Mario Baudino, storico critico letterario de La Stampa, grande – ed elegantemente ironico – retroscenista dell’editoria su cui ha pubblicato imperdibili saggi tra cui Il gran rifiuto. Storie di autori e di libri rifiutati dagli editori o Lei non sa chi sono io, nonché autori di romanzi letterari e godibilissimi i cui protagonisti sono detective […]
Vi spiego perché il carrubo è più che sovranista: è imperialista ed è l’albero della Sapienza
Mario Baudino, storico critico letterario de La Stampa, grande – ed elegantemente ironico – retroscenista dell’editoria su cui ha pubblicato imperdibili saggi tra cui Il gran rifiuto. Storie di autori e di libri rifiutati dagli editori o Lei non sa chi sono io, nonché autori di romanzi letterari e godibilissimi i cui protagonisti sono detective bibliofili (e gattari), scrivendo una recensione al mio, recentissimo, ultimo libro Il carrubo e l’unità di misura del diamante, pubblicato da Aboca Edizioni nella collana Il bosco degli scrittori (una collana dedicata alla narrazione che fa degli alberi il proprio protagonista), titola: “Lo spot dei mangiacarrube e la saggezza degli alberi. Mentre passa sulle radio una buffa pubblicità ministeriale legata ai successi del rugby, esce un libro assai originale di Ottavio Cappellani: dedicato proprio al carrubo, quasi un contraltare al kitsch «sovranista»”.
La recensione, oltre – ovviamente – a parlare del libro, lo mette in confronto con una – anch’essa recentissima – pubblicità sovranista sull’alimentazione sovranista del rugby sovranista (sport per tradizione assai destrorso – anche se mi sovviene una unica eccezione, il catanese ed ex nazionale del suddetto sport, Orazio Arancio, piddino). Infine mi invita a una riflessione su questo connubio sovranista tra sport sovranista e alimentazione sovranista dei mangiarrube sovranisti. Raccolgo il gradito invito. Eccomi!
I rugbisti sovranisti mangerebbero frutta a guscio italica con sali minerali ardimentosi e nutrienti patriottici, con l’Italia dentro il guscio, tra cui la carruba. Leggendo Baudino la prima cosa che ho pensato è stata «Minchia», la seconda è stata «minchia» anch’essa. Ecco i due pensieri: 1) Minchia! Ma la carruba non è una frutta a guscio, è un frutto secco appartenente addirittura ai legumi e 2) Minchia! Meno male che non ha il guscio così il sovranismo non le resta intrappolato dentro. Il terzo pensiero è stato che si spendono soldi sovranisti per pubblicità sovraniste a sport e alimenti sovranisti e non hanno neanche la capacità di fare una ricerca, di sfogliare un libro, di consultare online la Treccani (che è italiana, non dico Wikipedia che probabilmente considerano antipatriottica).
Detto questo: in realtà l’albero del carrubo è più che sovranista; è imperialista. Esso ha infatti un suo Impero stabilito direttamente da Dio. Che però non c’entra nulla con l’Italia. È un albero mediterraneo e tri-monoteista. L’abitudine di cibarsi di carrube fu introdotta in Sicilia dalla dominazione araba a causa delle norme religiose; per gli ebrei ha un fondante significato simbolico: rappresenta sia la discendenza matrilineare, sia la stessa identità ebraica e la continuazione della tradizione dalla famiglie e dai maestri alle nuove generazioni e il Giardino dei Giusti, i giardini in commemorazione della Shoah e dei non ebrei che si adoperarono per salvarli durante la persecuzione, nascono a Gerusalemme, presso il museo di Yad Vashem, piantando un albero di carrubo. Per i cristiani è il «pane di San Giovanni» che pare si cibasse solo di questo frutto. È presente anche nella mitologia greca secondo cui nascerebbe da un corno di toro colpito da un fulmine di Zeus (da qui l’uso, nell’agricoltura biodinamica, del cornoletame).
Esiste insomma, come raccontato decenni fa in una mostra fotografica tra le campagne di Scicli da Enzo Papetti (già professore universitario, cineasta, romanziere – leggete Exis, Elemento115 editore – un capolavoro tra Kafka e Joyce) intitolata appunto: La civiltà del carrubo, non in senso delimitativo geografico ma con l’intento di mostrare come la civiltà stessa nasca intorno a questo albero. Se il melo è l’albero della Conoscenza del Bene e del Male, il carrubo è l’albero della Sapienza, che si lascia la conoscenza alle spalle e si avventura nell’ignoto. E mentre la conoscenza del bene e del male ci divide in amici e nemici, che sono le categorie del politico così come definitivamente fissate da Karl Schmitt, categorie dalle quali nascono confini e nazioni, la Sapienza ci dice che le nazioni non esistono, così come non esiste la sovranità, questa parvenu dell’Impero. Loro parlano di gusci in cui rinchiudersi. La carruba non ha gusci e la mente è il suo dominio infinito.