La richiesta dei deputati siciliani M5s a Giorgia Meloni: «Galvagno e Amata si devono dimettere»

I deputati siciliani del Movimento cinque stelle hanno depositato un’interrogazione alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli sull’inchiesta della procura di Palermo che coinvolge il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno e l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, entrambi di Fratelli d’Italia ed entrambi indagati per corruzione. «Alla luce delle accuse loro rivolte, la loro permanenza è del tutto inopportuna e lesiva della dignità dell’Assemblea regionale, soprattutto alla luce della gravità dei fatti contestati e dell’interesse pubblico alla trasparenza e alla legalità nella gestione delle risorse».

Una interrogazione con cui i deputati pentastellati siciliani (con primo firmatario Luciano Cantone e poi anche Davide Aiello, Ida Carmina, Valentina D’Orso, Daniela Morfino, Angela Raffa e Filippo Scerra) chiedono, in sostanza, le dimissioni del presidente dell’Ars e dell’assessora al Turismo. «Gli esiti della vicenda penale si vedranno in futuro – dicono i deputati del M5s – ma oggi ci sono importanti ragioni di opportunità politica. In particolare, è indispensabile accertare con urgenza come sono stati utilizzati i fondi pubblici di origine statale e come ha speso le risorse a sua disposizione l’assessorato Turismo, Sport e Spettacolo. È evidente – concludono – il sospetto che da parte degli indagati e del loro partito vi sia stato un utilizzo di quei fondi finalizzato a favorire alcuni a danno di altri».

Proprio ieri pomeriggio, Galvagno è intervenuto dalla sua poltrona dell’Ars per annunciare che non si dimetterà senza entrare nel merito delle indagini che sono ancora in corso. «Voglio evitare – ha detto il presidente – che il mio intervento pubblico in aula possa essere una distorsione del sistema, perché nessun altro cittadino potrebbe utilizzare il parlamento per questo e io non mi sento differente dagli altri». Dichiarazioni a cui è seguito un dibattito in aula che da più parti è stato definito «surreale».


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