Corruzione alla Regione, il flop del Magico Natale e il reclutamento dei bimbi: «Altro che periferie, avevano felpe da 300 euro»

Un Natale da 100mila euro, l’imbarazzo di avere pochi bambini in platea e troppe mani in cerca di un presunto tornaconto. Dietro l’apparente favola dell’evento Magico Natale, pensato per i più fragili e finanziato dalla Regione Siciliana, si sarebbe celato un intricato intreccio di promesse, favori e soldi pubblici. L’inchiesta per corruzione sul presidente dell’Ars Gaetano Galvagno continua a scuotere il governo di Renato Schifani, lambendo anche il cuore dell’assessorato al Turismo. Tra le persone coinvolte, compare infatti anche il nome di Elvira Amata, assessora al Turismo di Fratelli d’Italia. Le contestazioni a suo carico non si conoscono nei dettagli e, stando alla versione della politica messinese con un passato in Sicilia Futura, nemmeno lei sarebbe a conoscenza di quali siano esattamente le accuse, nonostante un fascicolo con l’ipotesi di corruzione. L’esponente di FdI si dice tuttavia «serena» e pronta a fornire tutte le spiegazioni del caso. Il nome di Amata compare nell’informativa principale della guardia di finanza depositata ad aprile 2025. Sotto la lente d’ingrandimento c’è l’evento Magico Natale 2023. Una manifestazione, da organizzare a Messina, Palermo e Catania – ma il capoluogo peloritano verrà poi escluso – in favore dei bambini a rischio di esclusione sociale o, come li definivano gli indagati, «quelli che hanno meno del meno». Un evento a cui, nelle carte dell’inchiesta, si fa riferimento in lungo e largo, anche perché il budget messo a disposizione dalla Regione ammontava a ben 100mila euro.

Tra le figure più dinamiche nell’organizzazione ci sono Marcella Cannariato, indagata pure lei per corruzione, moglie dell’imprenditore Tommaso Dragotto di Sicily by Car e vice presidente dell’omonima fondazione; Marianna Amato, dipendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana e organizzatrice di eventi, e il burocrate Pippo Martino, attuale segretario particolare all’assessorato al Turismo. Ed è proprio a Martino che Cannariato si rivolge il 10 novembre 2023, desiderosa di essere aiutata per l’evento natalizi, pur sapendo che il suo supporto «non è gratis». Da fare c’è un lavoro certosino per quanto riguarda la rendicontazione delle spese, ed è per questo motivo che i due si incontrano a casa della donna per definire i primi dettagli. I soldi, come anticipato, sono una cifra importante: «era solo la punta dell’iceberg» e «poi sarebbe partito tutto il resto» diceva il dirigente. Sullo sfondo, c’è il fatto che Martino si sentisse «già dentro come consigliere». Riferimento, secondo gli inquirenti, a una promessa di assegnazione di un futuro incarico da parte di Cannariato.

La questione principale restano i soldi e il pagamento da ricevere senza attendere le classiche lungaggini della pubblica amministrazione: ovvero cinque o sei mesi per il denaro anticipato. La soluzione viene illustrata l’11 dicembre 2023 da Cannariato ad Amata. La prima, come riportato nei documenti, spiega alla politica che presenterà una polizza fidejussoria nei confronti dell’assessorato alla Famiglia (che finanziava l’evento natalizio, ndr). Una scelta che, annotano i militari, viene approvata da Amata perché così facendo «avrà subito i soldi». Gli eventi natalizi però, stando ai racconti dei protagonisti, si rivelano un clamoroso flop, almeno in termini di presenze. Colpa, forse, degli inviti inviati troppo tardi alle scuole, a quanto pare 24 ore prima delle manifestazioni. A tamponare un po’chino’ il disastro di pubblico, almeno al teatro Politeama di Palermo, ci avrebbero però pensato alcuni degli indagati. «Io ho chiamato quelli del convitto – raccontava Cannariato a una donna – ci dissi “mandami tutti i bambini che hai“». Bambini che, alla fine, si sono accomodati in platea e poco importa se «non erano quelli delle periferie». Status confermato anche dall’interlocutrice di Cannariato: «Io l’ho visto dalle felpe – spiegava – avevano tutti delle felpe che, ti assicuro, i bambini delle periferie non hanno, ci sono felpe da 300 euro, per questo dico…».

L’insuccesso rimane e a commentarlo sono un po’ tutti. L’assessora Amata, in un dialogo, per un attimo apre anche alla possibilità di annullare l’evento in programma a Catania. Il burocrate Martino, intercettato con Marianna Amato, invece preferiva essere ironico: «Un popolo di gente c’era…minchia pieno, pieno». Alla fine l’evento nel capoluogo etneo si svolge, nonostante venga bollato come «di una tristezza infinita» da un editore radio-televisivo etneo che aveva avuto l’incarico di effettuare riprese e interviste. Ma a tutto c’è rimedio e, per questo, il consiglio era quello di effettuare delle inquadrature strette, così da non fare vedere la platea vuota. Alla fine di questa storia, gli eventi si svolgono e Martino viene nuovamente intercettato, mentre spiega come avrebbe dovuto ricevere i soldi per la sua consulenza sulla gestione economica. Nello specifico, una somma di 10mila euro in cui il burocrate non sarebbe dovuto comparire direttamente, ma attraverso una società intestata alla figlia. Il lavoro di Martino viene definito fondamentale anche da Sabrina De Capitani, giornalista milanese, portavoce di Galvagno e pure lei finita indagata per corruzione. In un lungo dialogo con Amato, in cui si paventa l’idea di creare addirittura un’associazione per organizzare eventi – a quanto pare orbitante nella politica – viene chiesto dalla portavoce cosa rappresentasse il burocrate per l’assessore Amata. «Il suo braccio destro – spiegava Amato – quello che gli legge tutte le carte e lei si fida ciecamente». «Okay – rispondeva la giornalista – allora c’ha un grande ascendente».


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