Corruzione, «surreale» dibattito all’Ars: dalle accuse ai giornalisti ai dubbi sulla «gestione di Fratelli d’Italia»

L’attesa dell’assemblea regionale siciliana era tutta per le eventuali comunicazioni che il presidente Gaetano Galvagno avrebbe potuto fornire in aula, sull’inchiesta per corruzione che lo vede coinvolto. Il colonnello di Fratelli d’Italia in Sicilia ha scelto, però, di non farlo, spiegando di non volere interferire su un’indagine ancora in corso. Lo spazio è stato quindi lasciato a un «surreale dibattito» – la definizione più utilizzata in aula -, aperto a tutti i deputati e non solo ai capigruppo. Interventi che Galvagno ha ascoltato seduto tra i colleghi, lasciando lo scranno della presidenza al vice Nuccio Di Paola. Nei banchi del governo, tutta la squadra del presidente della Regione Renato Schifani, lui compreso, tranne l’assessora indagata per nella stessa indagine, Elvira Amata. Dieci gli interventi programmati, in cui alcuni deputati invocano a più riprese la Costituzione, incolpano duramente i giornalisti per essersi occupati dell’inchiesta e solidarizzano con Galvagno. Tanto da inserirlo nelle proprie preghiere, specie da chi, attraverso i problemi giudiziari, c’è passato prima di lui.

«Lei non può nascondersi sul tema di Fratelli d’Italia e della corrente del Turismo che governa in Sicilia e in Italia – incalza il presidente della commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici, rivolgendosi a Schifani – Già prima di questa legislatura si è aperta una voragine che pone interrogativi, compresa la notizia di ieri sull’avviso di garanzia all’assessora Elvira Amata». Gli scandali targati Fratelli d’Italia, in questi anni, non sono mancati: dal caso SeeSicily, l’iniziativa nata per rilanciare il turismo in Sicilia dopo il Covid, a quello che riguarda la realizzazione del progetto fotografico Sicily Woman and Cinema e la presentazione al festival internazionale del cinema di Cannes.

«Vedo articoli su Galvagno, mi mandano articoli dai social, ma io non ho ancora capito per cosa è indagato – spiega durante il suo intervento Gianfranco Miccichè, che all’Ars è stato presidente durante la legislatura dell’ex governatore Nello Musumeci, e si appresta ad affrontare un processo per peculato e concorso in truffa aggravata. «Faccio gli auguri a Gaetano Galvagno, spero che tu possa uscirtene al più presto, come io dalle accuse che mi riguardano», continua Miccichè. «La terrò presente nelle mie preghiere», annuncia invece Cateno De Luca, manifestando empatia per il presidente dell’Ars per le tante vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto in passato.

«Ho apprezzato la volontà di Galvagno a venire in aula subito e non l’8 luglio – spiega il deputato Ismaele La Vardera – Fatta questa premessa, o noi rispettiamo la funzione pubblica o ci trasferiamo in Uzbekistan. Non possiamo dire che la colpa è della stampa e di come abbia avuto questi documenti, perché si tratta di atti nelle disponibilità degli indagati. Io voglio esprimere la mia solidarietà a questi giornalisti. Qua nessuno vuole dirle che lei è colpevole – continua, rivolgendosi a Galvagno – ma c’è una questione morale che viene prima della politica. I fatti denotano un sistema pericoloso dove soldi pubblici sono stati dati a soggetti che poi le avrebbero dato delle utilità. Nel momento in cui c’è un’assessora indagata, mi sarei aspettato un sussulto di dignità da parte del presidente Schifani».

A sostegno di Galvagno intervengono il deputato Stefano Pellegrino di Forza Italia e quello autonomista Giuseppe Lombardo, nipote dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. «Il processo mediatico – dice Pellegrino – è un circuito pericoloso e parallelo a quello penale. Questo determina delle situazioni imbarazzanti per noi che stiamo svolgendo un dibattito qualificato. Rischiamo di influenzare chi deve giudicare». «Assistiamo – dice – a uno stillicidio mediatico che ha superato i confini della libera informazione. Prima del politico c’è la persona, la cui dignità deve essere tutelata nella sua interezza». E sulle dimissioni invocate da parte dell’aula negli scorsi giorni e non arrivate: «Noi piuttosto incoraggiamo Galvagno a fare due passi avanti». «Una parte della stampa ha esagerato – aggiunge il deputato Carmelo Pace della Democrazia Cristiana – Una cosa è il diritto di cronaca, altra cosa è orchestrare un massacro mediatico. Noi diciamo no ai processi sui giornali».

«Ringrazio il presidente Galvagno, l’amico Gaetano, per questo momento di riflessione collettiva – dice Giorgio Assenza di Fratelli d’Italia – Questo non fermerà lo stillicidio di notizie studiate a tavolino, in un racconto da buttare in pasto all’opinione pubblica». «Non ho molto da aggiungere – conclude lo stesso Galvagno – Volevo, però, ringraziare i deputati che hanno partecipato alla seduta e sono intervenuti. Ringrazio il presidente della Regione che ha voluto partecipare. Dentro ho una forte emozione, l’assemblea regionale siciliana deve andare avanti».


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