Si tornerà su monte San Giorgio per un’ispezione dei luoghi. È quanto è stato deciso oggi nell’udienza del processo d’Appello per l’omicidio di Simona Floridia, la 17enne di Caltagirone (nel Catanese) scomparsa il 16 settembre del 1992 e della quale non è mai stato ritrovato il corpo. In primo grado, a oltre trent’anni di distanza dai fatti, è stato condannato Andrea Bellia. L’uomo – che continua a […]
Processo omicidio Simona Floridia: si riparte da un’ispezione su una montagna e da un filmato
Si tornerà su monte San Giorgio per un’ispezione dei luoghi. È quanto è stato deciso oggi nell’udienza del processo d’Appello per l’omicidio di Simona Floridia, la 17enne di Caltagirone (nel Catanese) scomparsa il 16 settembre del 1992 e della quale non è mai stato ritrovato il corpo. In primo grado, a oltre trent’anni di distanza dai fatti, è stato condannato Andrea Bellia. L’uomo – che continua a professarsi innocente e che oggi, come sempre, è stato presente nell’aula del tribunale di Catania – all’epoca faceva parte della stessa comitiva di amici della vittima. La richiesta di tornare sulla montagna che sovrasta Caltagirone era stata avanzata dal pubblico ministero. È lì, infatti, che l’imputato avrebbe fatto sparire la minorenne. Così, almeno, sostiene il suo principale accusatore: Mario Licciardi. Ex fidanzato di Simona Floridia e all’epoca anche amico di Bellia, Licciardi ha sempre raccontato – anche in un confronto all’americana in aula – di avere raccolto questa confidenza proprio dal diretto interessato.
All’ispezione sarà presente pure Licciardi. Che è anche uno dei due protagonisti, insieme a Rossella Figura (all’epoca la sua fidanzata e oggi è sua moglie), della conversazione telefonica intercettata che aveva portato alla riapertura del processo. Un dialogo che avviene il pomeriggio del 16 settembre del 1993: esattamente un anno dopo che di Simona Floridia si era persa ogni traccia. A non essere accolta dal giudice, almeno per il momento, è stata invece la richiesta di una perizia su quello stesso monte San Giorgio. Anche perché – come ha ricordato l’avvocato Giuseppe Fiorito, che assiste la madre e il fratello della vittima, che sono parte civile al processo – sulla cima di quella montagna ci si era già inerpicati nel corso di un incidente probatorio che è stato anche videoregistrato.
Tra le tesi della difesa, rappresentata dall’avvocata Pilar Castiglia, c’è anche quella che all’epoca per Bellia sarebbe stato impossibile salire su monte San Giorgio percorrendo il sentiero con un mezzo a due ruote. E nel processo entrerà anche il servizio che la trasmissione di Italia Uno Le Iene ha realizzato sul caso. Una puntata, registrata e andata in onda dopo la sentenza di condanna, in cui sono stati sentiti i diversi protagonisti della vicenda. Il giudice ha accolto la richiesta del legale di parte civile di non acquisire solo la trascrizione di quanto trasmesso in televisione, ma di acquisire agli atti il girato integrale, senza tagli e senza montaggi.