Il caso di Simona Floridia a trent’anni esatti dalla scomparsa  Ultima teste al processo per omicidio e richieste della difesa

«Trent’anni dalla scomparsa di nostra figlia e siamo ancora qui a cercarla». I genitori di Simona Floridia non si sono mai arresi e continuano a sperare di ottenere verità e giustizia per la loro figlia 17enne di cui si sono perse le tracce da Caltagirone, nel Catanese, esattamente trent’anni fa, il 16 settembre del 1992. Entrambi i coniugi erano presenti, come sempre, anche ieri nell’aula della corte d’assise del tribunale di Catania dove si sta celebrando il processo per l’omicidio volontario premeditato della giovane il cui corpo non è mai stato ritrovato. Un procedimento riaperto a distanza di 26 anni dall’archiviazione del primo fascicolo in cui l’unico imputato è Andrea Bellia. Anche lui presente ieri in aula, continua a proclamarsi innocente. Nel corso dell’udienza avrebbe dovuto essere sentita come testimone – l’ultima in lista – Mariangela Regolo, la madre di Simona Regolo che, all’epoca dei fatti, era la promessa sposa di Bellia, con tanto di pubblicazioni già affisse al Comune di Caltagirone. 

Un matrimonio che, però, poi non si è mai celebrato. «Fu la madre della ragazza a opporsi», aveva raccontato il padre della vittima Salvatore Floridia durante la sua audizione in cui della donna aveva parlato come di «un’ombra che mi seguiva nei tre giorni tra la scomparsa di mia figlia e la denuncia». Per ascoltare la sua voce, però, bisognerà aspettare ancora la prossima udienza (già fissata per il 20 ottobre) perché per questa nessuno aveva provveduto a citarla. La donna dovrà essere sentita in videoconferenza dal tribunale di Caltagirone. Nel corso dell’udienza, intanto, si è proceduto alla presentazione delle richieste per gli ulteriori testi da sentire su spunto di quelli che hanno già preso parte al procedimento. Ad avanzarle è stata solo la difesa che ha preparato una memoria. A fare il lungo elenco è stata l’avvocata Pilar Castiglia, che difende l’imputato: il primo della lista è Mario Licciardi. Ex fidanzato di Simona Floridia e amico di Bellia (già sentito con l’incidente probatorio), è lui che parlando al telefono con la sua ragazza dell’epoca – Rossella Figura, che oggi è sua moglie – le aveva raccontato di avere ricevuto da Bellia la confessione che a fare sparire la giovane era stato lui. Una conversazione telefonica intercettata e registrata, avvenuta nel pomeriggio del 16 settembre 1993, che dopo oltre un quarto di secolo ha fatto riaprire il caso. La legale dell’imputato ha anche ribadito la richiesta di un confronto tra i due, come aveva già fatto Bellia nel corso del suo esame. Altra istanza di esperimento giudiziale riguarda un’ispezione della zona attorno a monte San Giorgio, il luogo dove Bellia si sarebbe diretto in Vespa insieme a Simona Floridia. 

Tra i testimoni che la difesa vorrebbe sentire ci sono anche un collaboratore di giustizia; due donne che hanno riferito di avere incontrato la vittima il giorno dopo la scomparsa, mentre stavano andando alle Poste a pagare delle tasse scolastiche – dai cui bollettini è stato accertato, però, che il pagamento è avvenuto a luglio; il padre di Floridia e la donna con cui avrebbe avuto una relazione extraconiugale e con cui la giovane avrebbe avuto una discussione; un uomo che avrebbe avuto dei risentimenti nei confronti della ragazza e pure un ragazzo di Grammichele con cui si sarebbe frequentata. Non solo persone, tra le richieste della difesa c’è anche quella di trascrivere tutte le puntate della trasmissione Chi l’ha visto? in cui il caso è stato trattato e un’analisi dei reperti che si trovano negli scatoloni della procura. «È materiale interessante – ha sottolineato l’avvocata Castiglia – Parliamo di quaderni, diari e rubrica dove c’è la vita di Simona Floridia, le sue amicizie e le sue frequentazioni. Lì emerge un rapporto sereno con Bellia e un rapporto conflittuale con i genitori. Importante è anche un’immagine di un mese prima della scomparsa – ha aggiunto la legale – in cui si vede un monte con una persona che si butta e sopra una croce». 

A opporsi alle richieste sono stati sia il pubblico ministero che l’avvocato di parte civile Giuseppe Fiorito. «Le audizioni di tutti i teste proposti non sono necessarie perché non aggiungono nulla a quanto già acquisito in sede dibattimentale – ha dichiarato la pm – Inutile sarebbe un’ispezione a monte San Giorgio perché lo stato dei luoghi, rispetto a trent’anni fa, è certamente cambiato. E, infine, il confronto tra Bellia e Licciardi non li metterebbe nelle stesse condizioni perché – ha spiegato – l’imputato, proprio in quanto tale può mentire, mentre il testimone no». Una linea sposata anche dal legale che assiste i genitori di Simona Floridia. «Nessuno dei soggetti elencati dalla difesa è nuovo rispetto all’attività di indagine svolta dalla procura. Tutti potevano già essere inseriti nella lista teste delle parti. Per questo – ha concluso l’avvocato Fiorito – mi oppongo alla richiesta di risentirli. Opposizione anche per i due esperimenti per le motivazioni già espresse dalla pm». A decidere, comunque, sarà la corte che scioglierà la riserva nel corso della prossima udienza.


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