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«Ho aiutato mio figlio, si voleva suicidare». La confessione della madre del 27enne che ucciso Sara Campanella

«Ho aiutato mio figlio perché si voleva uccidere». È andata dai carabinieri a rendere dichiarazioni spontanee Daniela Santoro, la madre di Stefano Argentino, il 27enne che le aveva già confessato di avere ammazzato Sara Campanella. Secondo quanto raccontato dalla donna agli inquirenti, dopo avere accoltellato la 22enne collega di università, il figlio l’avrebbe chiamata dicendo di essere «disperato» e di avere «fallito in tutto» e anche di essere «incapace di provare sentimenti».

Una chiamata «di saluto» che la donna dice di avere ricevuto mentre era già in macchina diretta da Noto verso Avola, nel Siracusano. Immediatamente, però, avrebbe pensato di cambiare destinazione e si sarebbe diretta a Messina dal figlio. «Ho deciso di andare a prenderlo – ha dichiarato la donna – Del delitto, al telefono, non mi ha detto nulla». Stando alla sua ricostruzione, il figlio avrebbe confessato quando erano già in macchina appena dieci minuti prima di arrivare nel b&b di famiglia a Noto dove poi il 27enne è stato rintracciato dopo circa sei ore di ricerche. Fin da subito, gli inquirenti hanno avuto il sospetto che Argentino fosse stato aiutato da qualcuno nella fuga. Anche perché a Messina non aveva un’auto. Poi è stato ritrovato il biglietto scritto dalla madre per il fratello maggiore: «Mi devo allontanare per un po’ per curarmi». Solo che la donna non ha nessun particolare problema di salute.

Dai primi risultati dell’autopsia è emerso che Sara Campanella è stata uccisa con cinque coltellate, che l’hanno raggiunta alla schiena e al collo. Quella mortale l’ha colpita alla giugulare, un’altra le avrebbe anche perforato un polmone. Stando a ciò che risulta dall’esame autoptico, l’agonia della 22enne sarebbe durata pochi minuti. «Dall’autopsia è risultato che i colpi sono da arma bianca. Per il resto stiamo aspettando altri rilievi – ha detto l’avvocata Concetta La Torre che assiste la famiglia della studentessa universitaria al termine dell’autopsia eseguita al Policlinico di Messina. «Non sappiamo ancora – ha aggiunto la legale – se Sara abbia cercato difendersi». L’arma del delitto non è stata ancora ritrovata: i carabinieri di Messina hanno trovato un coltello non molto distante dal luogo del delitto, in via Gazzi, ma pare più probabile che Argentino abbia usato un taglierino o un bisturi. Oggetti che, però, non sono ancora stati trovati. Intanto, gli investigatori hanno sequestrato la casa di Messina dove Argetino abitava nei periodi in cui frequentava le lezioni o si preparava per gli esami all’università. Nell’immobile verranno effettuati accertamenti da parte dei militari del Ris.

La salma di Sara Campanella è stata restituita alla famiglia e portata a Portella di Mare, la frazione di Misilmeri (in provincia di Palermo) di cui era originaria. Per tutta la giornata di oggi (e anche durante la notte) sarà allestita la camera ardente nella chiesa delle anime sante in piazza Comitato. I funerali saranno celebrati lunedì mattina, alle 10.30, nella chiesa di San Giovanni battista a Misilmeri. A celebrale la messa sarà l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Il primo cittadino di Misilmeri Rosario Rizzolo ha proclamato il lutto cittadino con l’esposizione delle bandiere a mezz’asta sugli edifici comunali per lunedì. Stessa iniziativa è stata presa anche dal sindaco metropolitano Roberto Lagalla per tutti i Comuni della provincia di Palermo. «Con questo atto – spiega Lagalla – l’amministrazione metropolitana intende interpretare in modo solenne il sentimento di profondo dolore di tutta la comunità che lunedì, nella giornata di lutto, ricorderà anche Laura Papadia, palermitana uccisa a Spoleto dal marito».


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