San Teodoro e Cesarò, la vita nelle nuove zone rosse «Anziani impauriti e un sorriso come unico conforto»

«Da queste parti gli anziani hanno davvero paura e spesso l’unico conforto è il sorriso di una faccia amica». Valentina Costantino non nasconde la sua preoccupazione. Per la sindaca di San Teodoro, piccolo borgo di 1300 abitanti in provincia di Messina nel cuore dei monti Nebrodi, sono settimane complicate. Il Covid-19 si è diffuso giorno dopo giorno, contagiando 63 persone. Numeri che fanno paura in una comunità in un cui quasi il 30 per cento della popolazione ha un’età superiore ai 65 anni. Oggi alle 14 scatterà il tentativo di contenere il virus con l’istituzione della zona rossa. Un lockdown con regole stringenti che coinvolgerà anche il vicino Comune di Cesarò, separato da San Teodoro da una striscia d’asfalto che non raggiunge i due chilometri. Insieme ai vicini – 2200 abitanti –  fanno 148 contagi in tutto. Ma la sensazione da queste parti è che i numeri possano essere più pesanti. Colpa anche dei tempi tecnici per processare diversi tamponi. 

«Nel nostro Comune – racconta la sindaca Costantino a MeridioNews – i contagiati sono per il 70 per cento con un’età superiore ai 70 anni, molti dei quali con patologie pregresse». Dettagli che alimentano preoccupazione e che hanno fatto alzare il livello d’allerta. Fino alla richiesta ufficiale alla Regione di istituire un’unica zona rossa con Cesarò. «Siamo due comunità praticamente unite – continua – con tante persone che si spostano da un territorio all’altro». Per gli anziani di San Teodoro l’unico spettro però non è il virus. Al Covid si aggiunge la solitudine di chi vive da solo a casa ed è risultato positivo al tampone. «I figli non possono raggiungerli perché rischierebbero di infettarsi violando le regole. Così i volontari delle associazioni e la Protezione civile sopperiscono provvedendo alla spesa e all’acquisto delle medicine, che vengono lasciate davanti gli ingressi così da non avere contatti diretti». 

La sindaca, eletta nel 2018 a 32 anni con l’appoggio di una lista civica, da due settimane ha deciso di chiudere le scuole. Stessa scelta fatta dal Comune di Cesarò dopo il contagio di una decina di alunni. La speranza diffusa è che le misure restrittive allentino la pressione del virus. «Abbiamo chiesto un presidio sanitario continuo – spiega Costantino – serve personale specializzato per dare assistenza. Non si può scaricare tutto sul 118 e sui medici di famiglia». L’ordinanza prevede proprio l’istituzione di una unità speciale di continuità assistenziale. Secondo quanto richiamato nei documenti della Regione dovrebbe essere attività giorno e notte con base a Cesarò. Proprio in quest’ultimo Comune nei giorni scorsi si è registrato il primo decesso di una persona infetta dal nuovo coronavirus. 

Da oggi pomeriggio gli abitanti dei Nebrodi non potranno uscire dal territorio, inoltre sarà vietato circolare a piedi se non per motivi di lavoro, salute o comprovate necessità. Sarà consentita l’entrata e l’uscita dai due paesi esclusivamente per garantire le attività necessarie per la cura e l’allevamento degli animali, nonché per le attività imprenditoriali connesse al ciclo biologico delle piante. Le altre zone rosse attive in Sicilia sono quelle di Centuripe e Vittoria. A Sambuca di Sicilia e Torretta il contenimento territoriale è invece scaduto a mezzanotte. La speranza è che tra una settimana anche a Cesarò e San Teodoro si possa tornare al tanto criticato colore arancione.


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