Una chat che comproverebbe le confidenza sugli abusi subiti dalla vittima è stata al centro dell’udienza di oggi nel processo di primo grado con rito abbreviato per violenza sessuale aggravata a danni di minori in cui è imputato il sacerdote Giuseppe Rugolo. La conversazione è tra l’archeologo Antonio Messina che ha denunciato il prete per gli abusi subiti quando era minorenne – e che, a sua volta, è stato querelato dal sacerdote per diffamazione – e un’amica. Un dialogo – uno dei tanti di questo processo – la cui produzione adesso, dopo una lunga camera di consiglio, è stata ammessa al procedimento dal tribunale di Enna presieduto da Francesco Pitarresi. La prossima udienza interlocutori, già fissata per il 21 novembre, servirà per nominare un consulente che dovrà estrapolare dall’account della vittima la chat completa.
Per questo è slittata la requisitoria della pm Stefania Leonte e le conclusioni degli avvocati delle parti civili che erano previste per l’udienza di oggi. Motivo per cui, con molta probabilità, non sarà rispettata neanche la data della sentenza che era stata già fissata per il 10 gennaio del 2024. Intanto, negli ultimi giorni sono emerse le varie denunce che don Rugolo ha presentato per diverse giornaliste che si sono occupate della vicenda: Pierelisa Rizzo e Manuela Acqua e Federica Tourn. Ancora prima, il sacerdote aveva querelato pure Francesco Zanardi, il presidente di Rete l’Abuso. L’unica associazione italiana di vittime di abusi da parte di esponenti della chiesa. Al momento, tutte le querele presentate da Rugolo sono state ritenute prive di fondamento.
Ieri, nel corso di un incontro con l’associazione Piccola Casa della Misericordia di Gela, Papa Francesco ha elogiato il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, titolare della diocesi di don Rugolo, definendolo «un perseguitato». Una dichiarazione che ha suscitato la reazione anche della vittima che, anni fa, ha denunciato tutto e fatto arrestare il sacerdote: «Questo vescovo è lo stesso intercettato mentre parla con Rugolo e dice di avere insabbiato tutto», sostiene il giovane, oggi 28enne. All’inizio della vicenda, i genitori della vittima avevano denunciato di avere ricevuto dalla diocesi un’offerta di 25mila euro della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e di silenzio. Il vescovo, invece, ha sempre sostenuto l’esatto contrario: proprio dai genitori del giovane sarebbe arrivata quella richiesta di denaro.
«Trovo grave, oltre che inopportuno, l’intervento di Papa Francesco che parla di vicende processuali di cui certamente poco o nulla conosce», ha dichiarato l’avvocata Eleanna Parasiliti Molica che assiste la vittima. Nella nota della sala stampa vaticana si fa riferimento a un caso di abuso sessuale che riguarda un catechista di Gela – che fa parte sempre della diocesi di Piazza Armerina – rinviato a giudizio. Una vicenda che, come emerso anche nel corso della scorsa udienza, si intreccerebbe anche con questo processo. «È stata spazzata in un nanosecondo, direttamente dalla bocca di Papa Francesco, qualunque ormai flebile speranza rimasta di giustizia in Italia per le vittime di abusi sessuali del clero cattolico», è stato il commento di Francesco Zanardi di fronte alle parole del pontefice.
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