Violenza e disordini in cui i protagonisti sono sempre una fetta degli ultras del Catania. Mentre la squadra annaspa nei bassi fondi di un campionato di serie C decisamente fallimentare la vera sconfitta è quella che si materializza fuori dal rettangolo di gioco. L’ultimo atto è andato in scena martedì sera allo stadio Euganeo di Padova quando, a fine primo tempo della finale d’andata della coppa Italia di categoria, alcuni facinorosi hanno sfondato il cancello di protezione del settore riservato agli ospiti. Pochi minuti per entrare in campo, attraversare la pista d’atletica, e raggiungere la tribuna in cui erano assiepati i padovani. Presi di mira con il lancio di fumogeni, bombe carta e pietre. Nella concitazione di quei momenti i tifosi etnei sono riusciti a portare via anche uno striscione del Padova.
Un gesto, quest’ultimo, che non è casuale ma che nel mondo ultras ha il valore di un vero e proprio trofeo conquistato sul campo. Necessario l’intervento della polizia in assetto antisommossa, con gli agenti che sono riusciti a riportare la calma dopo dei tafferugli. Alcuni protagonisti degli scontri sono stati portati via della Digos e sei di loro sono stati arrestati. Ad avere la peggio è stato il vicequestore di Padova, finito ricoverato in Terapia intensiva dopo un malore. Nelle prossime ore si attendono provvedimenti e non si esclude il pugno duro per la partita di ritorno, che si disputerà a Catania il 2 aprile. Quella sera i 22 in campo potrebbero anche giocare a porte chiuse. Nell’attesa, da più fronti, arrivano prese di posizioni e condanne per quanto avvenuto. Dai tanti tifosi che commentano sui social alla società, che ha diffuso un comunicato subito dopo la partita. Lo stesso hanno fatto il sindaco di Catania Enrico Trantino, che ha telefonato al collega in Veneto, e l’assessore allo Sport Sergio Parisi.
Scene di guerriglia che però non sono un caso isolato. A porte chiuse si è già giocato per Catania-Sorrento. Partita di campionato che il 19 dicembre 2023 si disputò senza tifosi dopo quanto avvenuto sei giorni prima, sempre per un match di coppa Italia. In occasione dei quarti di finale tra Catania e Pescara. Mezz’ora dopo il fischio d’inizio della partita alcuni ultras del Catania hanno teso un agguato ai tifosi abruzzesi assaltando il pullman che li stava conducendo allo stadio Angelo Massimino. Una mossa, quella di fare entrare i tifosi ospiti dopo il fischio d’inizio, che per le forze dell’ordine sarebbe utile, almeno sulla carta, ad evitare gli scontri. Durante l’assalto si sono vissuti veri e propri momenti di guerriglia urbana con lancio di bombe e petardi e un autobus dell’Amts andato distrutto. Dopo l’intervento della polizia il questore etneo ha emesso due provvedimenti Daspo nei confronti di due tifosi etnei che quella sera vennero fermati dalle forze dell’ordine.
Nessuno scontro ma tanta tensione due mesi prima, durante Catania-Taranto. Anche in questo caso decine di ultras etnei hanno cercato lo scontro con gli ospiti, accusati di avere esposto uno striscione blasfemo contro Sant’Agata, la patrona del capoluogo etneo, durante la stagione 2001/2002. Il gruppo, appartenente alla curva Sud, si è radunato con mazze e cinture nei pressi di via Orto dei Limoni salvo poi muoversi in corteo con macchine e motorini, molti dei quali con targhe coperte da pezzi di stoffa, lungo la circonvallazione. Un giorno prima, il 22 ottobre, un piccolo gruppo di ultras aveva assaltato un minivan che percorreva l’autostrada Messina-Catania. A bordo del mezzo, diretto ad Acireale, c’erano però i tifosi della squadra calabrese Nuova Gioiese, diretti nella città dei cento campanili per una partita del campionato di serie D.
Venti giorni prima i disordini si sono spostati lungo la strada statale 700, in provincia di Caserta. Decine di tifosi partiti da Catania hanno rallentato la circolazione tendendo un agguato ad alcuni tifosi. Anche in quel caso vennero usati mazze, tubi e diversi minivan, solitamente presi a noleggio dai tifosi per le trasferte, vennero messi di traverso per impedire il regolare deflusso delle auto. Scene immortalate in alcuni video in cui vennero riconosciuti diversi ultras appartenenti, anche in questo caso, alla curva Sud. Ed è proprio da quel settore che, stando a quanto risulta a MeridioNews, proviene la frangia più violenta del tifo rossazzurro.
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