È iniziato questa mattina a Palermo il processo contro i sei maggiorenni accusati dello stupro di gruppo nei confronti di una ragazza di 20 anni, avvenuto la notte dello scorso 7 luglio, in un cantiere abbandonato del Foro Italico. La vittima non è presente all’udienza preliminare e si trova in una casa-rifugio protetta fuori dalla Sicilia, dove è stata […]
Stupro di gruppo a Palermo, è iniziato il processo: «La vittima è circondata da un ambiente tossico»
È iniziato questa mattina a Palermo il processo contro i sei maggiorenni accusati dello stupro di gruppo nei confronti di una ragazza di 20 anni, avvenuto la notte dello scorso 7 luglio, in un cantiere abbandonato del Foro Italico. La vittima non è presente all’udienza preliminare e si trova in una casa-rifugio protetta fuori dalla Sicilia, dove è stata portata dopo l‘aggressione subita il giorno di Pasquetta: a rappresentarla, oltre all’avvocata Carla Garofalo che la difende, anche una decina di associazioni che chiederanno alla giudice Cristina Lo Bue di essere ammesse come parte civile e che prima dell’ingresso in aula hanno dato vita a un sit-in davanti al tribunale.
Il processo di svolge a porte chiuse nell’aula della seconda sezione della corte d’Assise. Gli imputati sono Angelo Flores, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao, tutti in carcere e in collegamento video per l’udienza. Secondo quanto emerso finora, i loro legali dovrebbero chiedere il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. I difensori hanno consegnato un fascicolo ai magistrati con due video. Nel primo, girato nel quartiere della Vucciria di Palermo, si vedrebbe la vittima mentre paga da bere e poi invita il gruppo di ragazzi a vedere sul suo cellulare alcune scene dove farebbe sesso con altre persone.
L’altro video, invece, è delle telecamere di sorveglianza lungo il percorso verso il Foro Italico: immagini in cui si vedrebbe la 20enne in testa alla comitiva. Per la tesi della difesa, pur attraversando strade piene di persone, la vittima non avrebbe mostrato segni di paura né avrebbe chiesto aiuto. Per questo motivo, i sei imputati sostengono che lei fosse d’accordo ad appartarsi con loro: una versione opposta rispetto a quella della giovane che ha sempre ribadito che il rapporto non è mai stato consensuale e di avere gridato «Basta», chiedendo al gruppo di smettere. Per lo stupro è già stato condannato con il rito abbreviato a otto anni e otto mesi un giovane che al momento della violenza era minorenne.
«La vittima è circondata da un ambiente tossico – dichiara l’avvocata Carla Garofalo che la assiste -, tanto è vero che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita. C’è stata anche una campagna denigratoria nei confronti della ragazza – aggiunge la legale – che è durata tutta l’estate. Io, purtroppo, sono arrivata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente». L’avvocata contesta la linea difensiva degli indagati. «La difesa mira a dire che ci fosse il consenso della giovane – aggiunge – Questa è letteratura, lo fanno in tutti i processi per stupro. Questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano». E a parlare è stata anche la stessa vittima. «Ha alti e bassi, momenti di angoscia e speranza. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei – dice l’avvocata Garofalo – E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare perché riceve continue minacce e aggressioni».