Operazione Reset 2, pizzo a tappeto a Bagheria Paga per 10 anni, imprenditore edile finisce sul lastrico

Alla fine è finito sul lastrico. La mafia gli ha tolto tutto: l’impresa, la casa, la serenità. Per un decennio un imprenditore edile di Bagheria aveva pagato: tre milioni di lire al mese. Da versare alla famiglia del capomafia, finito in carcere. Agli investigatori che lo hanno ascoltato per ricostruire la rete del pizzo del grosso centro alle porte di Palermo ha raccontato che lui aveva iniziato a “mettersi a posto” già negli anni novanta. Fiumi di denaro che confluivano nelle casse di Cosa nostra, a cui occorreva versare anche significative percentuali dell’importo degli appalti aggiudicati. Una pressione estorsiva che lo ha ridotto sul lastrico, costringendolo prima a chiudere l’attività e poi a vendere persino la propria casa per far fronte alle continue richieste di pizzo.

È uno dei retroscena del blitz antimafia Reset 2 condotto dai carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo e della Compagnia di Bagheria con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che all’alba di oggi ha portato all’arresto di 22 tra capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria. Per tutti l’accusa a vario titolo è di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento a seguito di incendio.

Le indagini, scattate nel maggio del 2013, all’indomani dell’operazione Argo che smantellò i vertici del mandamento mafioso di Bagheria, da lunghissimo tempo feudo incontrastato dei corleonesi legati Bernardo Provenzano, che qui ha trascorso gran parte della sua lunghissima latitanza, sono in parte confluite nell’operazione Reset, che nel giugno del 2014 disarticolò l’ultima parte della famiglia, e in parte negli odierni arresti. Per ricostruire la mappa del pizzo fondamentali sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, Sergio Rosario Flamia e Vincenzo Gennaro. Il primo uomo d’onore della famiglia di Bagheria, per conto della quale gestiva la cassa, nel maggio del 2013 ha deciso di collaborare con i magistrati. Agli investigatori ha ricostruito le dinamiche del mandamento e l’organigramma fin dalla fine degli anni Ottanta, ma anche una serie di episodi di estorsione fino a quel momento ignoti ai carabinieri. Poi c’è Vincenzo Gennaro della famiglia di Altavilla Milicia, anche lui ha deciso di saltare il fosso e di raccontare dell’ascesa di Rosario La Mantia al vertice della famiglia dopo l’arresto di Francesco Lombardo, delle estorsioni, ma anche delle infiltrazioni mafiose al Comune.

«Quello che emerge – spiegano gli investigatori – è la pervicace pressione estorsiva esercitata da temutissimi capimafia, oggi detenuti e alcuni dei quali prossimi alla scarcerazione che, dal 2003 al 2013, si sono succeduti ai vertici del mandamento». A pagare a Bagheria erano tutti: supermercati, negozi di mobili e di abbigliamento, attività all’ingrosso di frutta e di pesce, bar, sale giochi, centri scommesse. L’imposizione del pizzo non risparmiava nessuno, neppure il proprietario di un appartamento che si era aggiudicato la casa all’asta e che si è visto costretto a versare una percentuale alla cosca. Una cinquantina le estorsioni documentate e ricostruite dagli investigatori anche grazie alle testimonianze di 36 imprenditori che dopo anni di silenzio hanno trovato il coraggio di ribellarsi al giogo del pizzo. «Lo scenario delle imposizioni si presenta estremamente ricco e variegato – spiegano gli inquirenti – in quanto, se pur particolarmente attento al settore dell’edilizia, incideva su ogni remunerativa attività economica locale».

Pizzo a tappeto perché da mantenere ci sono le famiglie dei carcerati. Intercettati dalle cimici degli investigatori i boss spiegano il consolidato protocollo mafioso di mutua assistenza: «C’è stata quella mattinata che ci siamo visti, sono rimasti duemila e cinquecento euro da Ficarazzi. Gli ho detto: “Zu Gi… se li metta nella cassa. Glieli facciamo avere alla moglie di Nino che può darsi… i giorni di quelli che sono, deve andare a colloquio, devono viaggiare». Poi il ripensamento. «Cinquecento euro mettiteli in tasca tu, che fai sempre spese e duemila euro glieli diamo alla moglie di Nino».

L’ELENCO DEGLI ARRESTATI

Carmelo Bartolone, 58 anni, già detenuto; Andrea Fortunato Carbone, 50 anni, già detenuto; Francesco Centineo, 31 anni, già detenuto; Gioacchino Antonino Di Bella, 60 anni, già detenuto; Giacinto Di Salvo, detto Gino,72 anni, già detenuto; Luigi Di Salvo, detto “U Sorrentino”, 51 anni; Nicolò Eucaliptus, 75 anni, già detenuto; Giuseppe Pietro Flamia, detto “il porco”, 57 anni, già detenuto; Vincenzo Gagliano, 51 anni, già detenuto; Silvestro Girgenti, detto Silvio, 44 anni, già detenuto; Umberto Guagliardo, 26 anni, già detenuto; Rosario La Mantia, 51 anni, già detenuto; Salvatore Lauricella, 39 anni, già detenuto; Paolo Liga, 47 anni; Pietro Liga, 49 anni, già detenuto; Francesco Lombardo, 59 anni, già detenuto; Francesco Mineo, 61 anni; Gioacchino Mineo, detto “Gino”, 63 anni, già detenuto; Onofrio Morreale, 49 anni, già detenuto; Giuseppe Scaduto, 69 anni, già detenuto; Giovanni Trapani, 59 anni, già detenuto; e Giacinto Tutino, 60 anni.


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Agli investigatori ha raccontato di aver iniziato a “mettersi a posto” già negli anni Novanta: tre milioni di lire al mese per circa un decennio. Una pressione che lo ha costretto prima a chiudere la sua attività e poi a vendere la casa. Vittima degli esattori di Cosa nostra anche un privato cittadino che si era aggiudicato una casa a un’asta giudiziaria. Guarda il video

Agli investigatori ha raccontato di aver iniziato a “mettersi a posto” già negli anni Novanta: tre milioni di lire al mese per circa un decennio. Una pressione che lo ha costretto prima a chiudere la sua attività e poi a vendere la casa. Vittima degli esattori di Cosa nostra anche un privato cittadino che si era aggiudicato una casa a un’asta giudiziaria. Guarda il video

ARIETEInizia una nuova settimana all’insegna del fare e dell’agire. E inizia proprio riprendendovi impegni e la vostra voglia di fare, che non si ferma mai e che vi motiva sempre di più. Marte, il vostro pianeta, è decisamente più metodico, mentre la vostra carica è generata da Saturno e Nettuno nel segno, che uniscono voglia […]

Pronti per la Luna del Cervo? La Luna, nella stagione del Cancro, tende ad avere un significato più incisivo, e tenta di esprimere sentimenti che di norma non hanno voce, di abbracciare i bisogni più intimi, di riuscire a parlare delle proprie paure. Rigorosa sarà questa Luna, che vuole convincere i segni a non far […]

Il caso Sinner ha scoperchiato un vaso di Pandora da cui, tra gli altri, sono venuti fuori una quarantina di casi di positività al Clostebol riscontrata negli sportivi negli ultimi anni in Italia. Uno steroide anabolizzante che, pur essendo proibito dalla Wada, risulta presente in numerosi farmaci da banco per la cicatrizzazione delle ferite – […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]