«Sangue sulle strade», «weekend di sangue» e ancora «domenica di sangue». Sono solo alcuni dei titoli letti nelle ultime due settimane sulle pagine di cronaca che riguardano la Sicilia. Il tema è sempre lo stesso: gli incidenti stradali mortali. Negli ultimi dieci giorni, secondo i calcoli di MeridioNews, sulle strade dell’Isola sono morte 15 persone e diverse sono rimaste ferite, anche in condizioni gravi. Una strage che non risparmia nessuno e che si consuma, spesso e volentieri, su arterie già note per la loro pericolosità. Come, per esempio, l’autostrada A18 Messina-Catania o la strada statale 284; una lingua di asfalto super trafficata che si caratterizza per un susseguirsi di altarini e fotografie di morti. Su quella Statale le ultime vittime in ordine di tempo sono state Umberto Turrisi, di Motta Camastra, e Natale Gagliano, di Paternò. I due sono morti dopo lo scontro tra i loro veicoli. Pare che l’automobile di Gagliano – che procedeva verso Paternò – abbia invaso la corsia opposta, nella quale in quel momento si trovava il camion con alla guida Turrisi. A poco sono serviti gli autovelox fissi che da qualche anno a questa parte sono stati installati in vari punti di quella strada. Tuttavia, secondo gli esperti il loro utilizzo non è del tutto inutile, ma a condizione che vengano affiancati da altri tipi di interventi.
«Per aumentare la sicurezza stradale non ci si può affidare solo all’azione deterrente e sanzionatoria dei comportamenti scorretti esercitata dalle forze dell’ordine, nonostante queste siano le azioni più immediate», spiega a MeridioNews Clara Celauro, professoressa al dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo ed esperta di sicurezza stradale. «Il loro intervento – continua – è infatti importante per indirizzare gli utenti verso giusti comportamenti, come per esempio marciare alle velocità consentite, mantenere le distanze di sicurezza e occupare gli spazi leciti». Oltre alle regole, però, serve l’educazione stradale a partire dalla scuola – sempre per sensibilizzare l’utenza – e serve gestire le infrastrutture secondo le buone pratiche dell’ingegneria e della tecnologia stradale. «Su quest’ultimo fronte – continua Celauro – ci sono le giuste competenze, ma spesso manca l’aggiornamento della normativa tecnica e la rapidità di intervento sulle infrastrutture stradali, per incrementarne i livelli di sicurezza». Difficoltà legate ai tempi di realizzazione e ai costi, «anche perché la nostra è una rete viaria molto matura. Tuttavia – sottolinea la docente – gli enti proprietari (Comuni ed ex-Province) e i gestori (in Sicilia Anas e Cas, ndr) dovrebbero attuare una programmazione degli interventi partendo dai dati sull’incidentalità, dando seguito a lavori che non siano solo opere di manutenzione ordinaria o, peggio, di emergenza».
Alcune strade andrebbero infatti modificate nella loro configurazione, «tenendo in considerazione, per esempio, i dati dell’incidentalità e individuando i cosiddetti punti neri – dice Celauro – ossia quelle porzioni in cui si concentrano di più gli incidenti, per dare priorità all’intervento su questi». «La politica dovrebbe prendersi delle responsabilità – continua la docente – stimolando le amministrazioni a prestare attenzione a questo circuito, legato alla gestione della sicurezza e della manutenzione stradale, non solo in ottica di emergenza ma in termini di programmazione. Purtroppo al momento – anche per carenza di risorse, ma in parte per la mancata consuetudine agli studi di incidentalità e alla gestione programmata della manutenzione stradale – sembriamo assuefatti dalla gestione emergenziale delle strade».
A inaugurare la catena di incidenti mortali che abbiamo preso in considerazione il 3 ottobre scorso è stata Francesca Sicurella, 40 anni, morta carbonizzata all’interno della propria auto. Sicurella avrebbe perso il controllo del mezzo, finendo contro un muro: l’impatto sarebbe stato così violento da innescare un incendio, poi rivelatosi fatale. Tre giorni dopo, il 6 ottobre, il 25enne Calogero Ingoglia sbanda con la moto e muore: si trovava alla guida del mezzo insieme a un amico e stavano percorrendo via Castelvetrano a Partanna, in provincia di Trapani. Sempre il 6 ottobre 2024 Salvatore Romano, originario di Palermo, muore in un incidente stradale lungo la statale 117. L’uomo, che viaggiava a bordo di una moto, si scontra contro un suv Bmw X3. Passano 24 ore e il 7 ottobre due persone muoiono sulla statale 284, nel tratto tra Paternò e Adrano. Si tratta di Umberto Turrisi, di Motta Camastra, e Natale Gagliano, di Paternò. Il 9 ottobre familiari e amici piangono la morte di Matteo Urzì (20 anni). Il giovane perde la vita in un incidente stradale sull’Autostrada A18 Messina-Catania, mentre era a bordo di un furgoncino che si è scontrato con un mezzo pesante.
Il 10 ottobre un’auto si schianta contro la recinzione dell’autodromo di Pergusa e la persona che stava nel sedile posteriore muore: la vittima è il 24enne ennese Ugo Vinci. Sulla circonvallazione di Catania, l’11 ottobre, muore il motociclista 26enne Francesco Pulvirenti. Il 12 ottobre tre persone muoiono in uno scontro tra due auto che percorrevano la strada statale 624 Palermo-Sciacca. Le vittime sono Walid Moussa (42 anni) e Zina Koski Moussa (44 anni) – coppia di origine tunisina che risiedeva a Ribera – e Riccardo Pardi (51 anni), originario di Palermo. Gravemente feriti i tre figli piccoli della coppia. Il 12 ottobre Calogero Calvagno, 60 anni, originario di Caltanissetta, muore in un incidente autonomo mentre era a bordo della sua moto. L’uomo stava percorrendo la strada statale 286 in territorio di Castelbuono (Palermo). Due giorni dopo, il 14 ottobre, nello scontro tra un monopattino e un’automobile, avvenuto a Palagonia in provincia di Catania, perde la vita un dodicenne. Lo stesso giorno un uomo di 82 anni muore sull’autostrada A19 Palermo-Catania. Dietro il sinistro autonomo, all’altezza di Resuttano, forse un malore. Infine il 16 ottobre muore l’uomo che sette giorni prima aveva avuto un incidente autonomo sulla statale 417, in territorio di Mineo.
Secondo i dati Istat, nel 2023 in Italia ci sono stati 3039 morti per incidenti stradali; di questi 241 hanno perso la vita sulle le strade siciliane. Numero in aumento rispetto al 2022, quando i decessi erano stati 226. Mentre nel 2019 le persone morte erano state 210. Il tasso di mortalità, calcolato ogni 100mila abitanti, si è attestato a 5, poco sotto la media nazionale, che è di 5.2. Peggio della Sicilia – stando ai numeri assoluti – hanno fatto Emilia Romagna (279), Veneto (309), Lazio (356) e Lombardia (377). Il tasso di mortalità in quest’ultima regione, però, è di 3.8, mentre nel Lazio sale a 6. In Veneto si attesta a 6.4 e in Emilia Romagna a 6.3. Nel 2023 i morti nel territorio di Palermo sono stati 23, mentre in quelli di Catania e Messina rispettivamente 13 e 7.
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