Dopo il nostro video sullo stato di degrado della struttura patrimonio dell'umanità Unesco, continuano le proteste degli ex studenti dell'Istituto d'arte. Ma di chi è la responsabilità? Regione e provincia di Catania fanno a scaricabarile, mentre dal Comune è previsto per lunedì un sopralluogo urgente
Collegio dei Gesuiti allo sfascio Campo: «Colpa della Provincia»
«Ci sono gravissimi reati: la violazione della proprietà e di un’ordinanza del sindaco. E, a margine di questo, c’è probabilmente anche una mancanza di sorveglianza. Che è responsabilità della provincia di Catania, non della sovrintendenza». Gesualdo Campo, massimo dirigente della Regione Sicilia per i Beni culturali, interviene sull’accesso libero al collegio dei Gesuiti di Catania documentato da Unaredazionesottosfratto. L’ex sovrintendente etneo non è però l’unico a occuparsi del caso: per lunedì è infatti previsto nell’immobile un sopralluogo urgente della commissione consiliare Cultura del Comune di Catania. Gli ex studenti dell’Istituto d’arte intanto non smettono di protestare per lo scempio della loro ex scuola. E lanciano una campagna tramite Facebook per recuperare oggetti e lavori abbandonati all’interno della struttura.
Secondo Campo, del caso sarebbe responsabile la provincia di Catania che, dal 2009 a oggi, non ha ancora concluso i lavori di sgombero dei materiali di proprietà dell’ex Istituto d’arte. La provincia non ha quindi «mai consegnato ufficialmente alla sovrintendenza l’immobile – continua Campo – che è di proprietà regionale». Acquistato circa 15 anni fa per farne la sede della nuova Biblioteca universitaria regionale. La provincia, dal canto suo, rimanda le accuse al mittente. «Non dovevamo consegnare nulla ufficialmente, perché la sovrintendenza era già in possesso delle chiavi ed eravamo noi a chiedere il permesso di entrare. C’è un’ampia documentazione a dimostrarlo» rispondono dall’assessorato alle politiche scolastiche.
Patrimonio dell’Umanità Unesco, l’edificio dovrebbe essere chiuso da due anni dopo una «ordinanza di pubblica incolumità» arrivata dall’ufficio protezione civile del Comune di Catania e firmata dal sindaco Raffaele Stancanelli per scongiurare i pericoli che potrebbero derivare dallo stato della struttura a chi vi entrasse. Tutto questo proprio nel periodo in cui era sovrintendente per i Beni culturali a Catania lo stesso Gesualdo Campo. Fino ad oggi nessuno aveva messo in dubbio la responsabilità diretta della sovrintendenza. Nemmeno Vera Greco, attuale sovrintendente ai Beni culturali di Catania. «L’accesso all’edificio non è consentito a nessuno, per via dell’ordinanza, ma se qualcuno si facesse male all’interno ne risponderei io personalmente», commentava fino a pochi giorni fa.
Dagli uffici tecnici della sovrintendenza l’architetto Giovanni Laudani, attuale direttore dei lavori per gli interventi di restauro – non ancora effettuati – sullo storico edificio, tenta di chiarire l’inghippo. «Lo stato dell’immobile che avete documentato è quello che è stato lasciato dal trasloco non terminato, nessun vandalo o ladro di rame». Resta il degrado di una struttura lasciata a se stessa, con tetti e muri cadenti. Perché aspettare tutto questo tempo prima di iniziare i lavori? L’architetto mostra un foglio di carta datato 15 novembre 2010, proveniente dal servizio Edilizia della provincia di Catania. Oggetto: i traslochi mai completati. «Aspettiamo da due anni la conclusione dello sgombero definitivo e abbiamo sollecitato la provincia più volte. Rispondendo a una nostra richiesta dell’11 novembre 2010 – continua l’architetto – il servizio Edilizia dichiara che il trasloco non è di sua competenza ma della direzione Politiche sociali e scolastiche».
Tuttavia i lavori necessari alla stesura del progetto definitivo sarebbero proseguiti in questi due anni senza problemi, con gli operai dentro all’edificio regolarmente autorizzati dalla sovrintendenza. «Gli ultimi sono andati via da poco più di un mese, erano dentro per effettuare alcune rilevazioni richieste dal Genio civile – continua Laudani – I risultati sono stati consegnati da pochi giorni e, secondo le nostre previsioni, tra quattro mesi dovremmo aver concluso l’iter per l’avvio lavori di restauro e riconsegnare almeno la parte del Chiostro alla città». Tra «non meno di un anno», però, quando sarà terminato anche il restauro della chiesa di San Francesco Borgia, adiacente al collegio dei Gesuiti.
Per la messa in sicurezza dell’edificio, nel 1998 la Protezione civile ha stanziato circa 5 milioni di euro, tramite i fondi della legge 433/91 per il terremoto di Santa Lucia. Ad oggi è stata realizzata solo una prima tranche dei lavori, relativa alla parte dell’ex Collegio già di proprietà della Biblioteca universitaria, per una spesa complessiva di circa 800 mila euro. Conclusa la fase progettuale, i restanti fondi verranno impiegati per il completamento della messa in sicurezza dell’intero edificio. «Ma per completare e renderlo fruibile al cento per cento – conclude l’architetto Laudani – è necessaria una somma molto maggiore, almeno di 20 milioni di euro. I fondi necessari a questa operazione definitiva di recupero verranno da un bando per la realizzazione della nuova sede della Biblioteca regionale universitaria, i cui finanziamenti verranno chiesti dopo la fine dei lavori». Se non ci saranno intoppi, quindi, «da qui a tre o quattro mesi» inizierà la messa in sicurezza dell’ex collegio. Parola della sovrintendente Vera Greco.
[Foto di Claus Moser]