Catania, i barconi in mare erano due Il procuratore: «Dispersi circa 200 migranti»

Centoquattordici sono stati fermati, almeno il doppio sono sfuggiti agli uomini della guardia di finanza di Messina e di Catania. Perché di barconi pieni di migranti, a largo di Torre Archirafi, nella zona di Riposto, ce n’erano due. Il primo è stato dirottato dalle forze dell’ordine verso il porto di Catania e lì è approdato nella notte del 27 giugno, col suo carico di nordafricani. Del secondo – che trainava il primo – si sono perse le tracce in mare. Le fiamme gialle li osservavano a distanza da due giorni, ma quando si sono avvicinati, la «barca-madre» ha abbandonato l’altra, più piccola, ed è fuggita, disperdendosi tra le onde. Come sia possibile che sia stata persa di vista non è ancora chiaro. «Ci saranno stati dentro almeno duecento migranti», afferma il procuratore Enzo Serpotta, che assieme al collega Alessandro Sorrentino segue il caso.

Il video della notte del rimpatrio.

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Un viaggio clandestino dall’Egitto all’Italia costa dai mille ai duemilacinquecento euro. Che vengono pagati solo se e quando si arriva a destinazione, cioè quando i migranti riescono a chiamare a casa e ad avvisare i parenti che devono versare i soldi a chi ha organizzato l’esodo. Se il barcone viene intercettato dalle autorità italiane e i migranti vengono respinti, nessuno paga nessuno. A fare i conti, Abu El Yusef ha perso – con una sola operazione delle fiamme gialle – più di 120mila euro. Secondo gli inquirenti, è lui l’egiziano cinquantenne organizzatore della traversata finita male a metà. Perché se 53 adulti sono stati rimpatriati verso l’Egitto – anche se ce n’erano pure di provenienti dalla Palestina e dalla Siria – e 52 minorenni (o sedicenti tali) sono adesso ospitati nelle strutture d’accoglienza, vuol dire che il loro viaggio non è andato a buon fine. Ma se l’altro barcone non è stato ancora ritrovato, è possibile che sia ancora disperso in mare o che sia approdato liberamente da qualche parte in Sicilia. In questo caso duecento persone si tradurrebbero per Abu El Yusef in almeno duecentomila euro.

«Abu El Yusef è un nome noto del traffico d’uomini egiziano – spiega Serpotta – La sua è una delle grosse organizzazioni che operano nel settore e che agiscono tramite un lungo elenco di intermediari». Nell’area della cittadina di Rashid (in italiano, Rosetta), Abu El Yusef è il referente della malavita organizzata legata all’emigrazione clandestina. Tra le rotte che tratta, non soltanto la Sicilia, ma anche Roma, Milano, la Germania. A indicarlo come il responsabile dell’ultimo sbarco a Catania sono stati diversi dei migranti sentiti dagli investigatori. Ma non i presunti scafisti. Quattro di loro sono stati arrestati in flagranza di reato in mare. Altri cinque, invece, tra i quali due diciassettenni, sono stati fermati il giorno successivo. «Dietro la disperazione degli uomini – conclude il pm – c’è un mercato molto redditizio e con ramificazioni profonde». Che pescano nella povertà e nella voglia di riscatto.

[Video di Sonia Giardina]

[Foto di no border network]


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Insieme a quello che è sbarcato il 27 giugno, c'era un altro peschereccio, usato dagli scafisti per il trasporto clandestino di circa 200 nordafricani sulle coste siciliane. Era una sorta di «barca-madre» che trainava l'altra e che le forze dell'ordine non sono riuscite a bloccare. Intanto, è stato individuato il responsabile di questi viaggi della speranza: si chiama Abu El Yusef ed è a capo di una grossa organizzazione a Rashid, vicino Alessandria-Catania, rimpatriati i migranti maggiorenni. Cinque nuovi arrestati, due minori -Catania, 110 migranti sbarcati nella notte. Ieri ospitati nella scuola Andrea Doria

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