Rifiuti smaltiti a costo zero, anzi a spese del Comune di Catania. Bisogna partire da questo assioma per capire la portata dell’operazione Calliope. Il blitz della guardia di finanza, su delega della procura etnea, ha coinvolto 18 persone. Tra loro diversi dipendenti infedeli della Dusty, società specializzata nell’igiene ambientale che per diversi anni si è […]
Il business dei rifiuti mischiati a Catania. «Oggi mi dovrebbero portare mille euro»
Rifiuti smaltiti a costo zero, anzi a spese del Comune di Catania. Bisogna partire da questo assioma per capire la portata dell’operazione Calliope. Il blitz della guardia di finanza, su delega della procura etnea, ha coinvolto 18 persone. Tra loro diversi dipendenti infedeli della Dusty, società specializzata nell’igiene ambientale che per diversi anni si è occupata del servizio di raccolta rifiuti nel territorio del capoluogo etneo. A fare scattare l’allarme nel 2021, e una successiva indagine interna affidata a dei detective privati che si sono serviti di dispositivi gps, è stato un conferimento di rifiuti parzialmente respinti, perché non conformi, ai cancelli della discarica della Sicula Trasporti, nel territorio di Lentini. Stando alle risultanze investigative alcuni dipendenti, utilizzando in maniera indebita dei mezzi aziendali, avrebbero dato vita a una struttura illegale, specializzata nella raccolta, gestione e nello smaltimento dei rifiuti. Il tutto con la complicità di alcuni imprenditori – finiti indagati – che si sarebbero affidati al presunto gruppo criminale. La base operativa un terreno in via Calliope, nel quartiere San Cristoforo.
Tra le figure chiave del sodalizio quella dell’indagato Lorenzo Messina. L’uomo, inquadrato con il ruolo di coordinatore o caposquadra, non era un dipendente direttamente assunto da Dusty ma faceva parte del bacino di lavoratori che sono stati confermati nel passaggio dell’appalto da una società all’altra. Secondo i magistrati, nel corso degli anni, dall’autoparco dell’azienda sarebbero spariti diversi cassoni scarrabili, cioè dei grossi contenitori per lo stoccaggio dei rifiuti. Gli stessi che poi sarebbero stati collocati all’interno di aree appartenenti a società private alla zona industriale o nel terreno privato in via Calliope. In questo modo gli imprenditori committenti avrebbero avuto la possibilità di riempire i cassoni con i propri rifiuti. Gli stessi che poi venivano caricati nei mezzi della Dusty che, senza autorizzazioni o deviando i percorsi prestabiliti, effettuavano questa sorta di servizio a domicilio.
Caricato il tutto, mischiando con la spazzatura della raccolta urbana non differenziata, il percorso prevedeva l’ultima tappa in contrada Coda Volpe per il conferimento di quanto trasportato. Nell’inchiesta non emerge il coinvolgimento della Sicula Trasporti, nonostante i carabinieri del Noe, in una nota riportata nell’ordinanza di custodia cautelare, indichino come «non appaia chiaro, al momento, come e dove vengono stoccati e smaltiti i rifiuti speciali, nel momento in cui gli stessi varcano i cancelli d’ingresso della Sicula Trasporti o della GE.SA.C., potendosi ipotizzarsi (ma si ribadisce, non vi sono elementi, al momento), anche la possibile complicità di uno o più soggetti interni alla stessa Sicula Trasporti, con il compito di agevolare la ricezione e la canalizzazione dei rifiuti all’interno della sede degli impianti in
questione».
Fare i conti in questo business non è operazione semplice. L’idea però può darla il costo a tonnellata per lo smaltimento: pari a circa 180 euro. Se si pensa che ogni scarrabile di rifiuti ne contiene circa dieci di tonnellate, il conferimento illecito avrebbe comportato un costo, per il Comune di Catania e la collettività, di circa 1800-2000 euro. Secondo le accuse avrebbero fatto parte del circuito illecito alcune società. Tra queste spicca la Imprimet srl, con impianto alla zona industriale etnea, riconducibile a un imprenditore già coinvolto in passato in un’indagine per gestione e smaltimento illecito di rifiuti. Nell’ordinanza viene fatto riferimento anche alla Cdl Ecologia di Gaetano Di Grande e alla F.E.Y dell’imprenditore cinese Tiguag Chen. Inserito nel sistemato illecito sarebbe stato anche il netturbino Andrea Pirrello. L’uomo, già condannato per furto a 4 anni, in un dialogo intercettato risalente al 2022 spiegava, a una donna, che nonostante risultasse in servizio alla Dusty, in realtà si stesse occupando di mischiare rifiuti nel sito di via Calliope: «A tipo che sono alla Dusty – diceva – ho tre gasoloni (cassoni di rifiuti, ndr), sto scaricando un’altra cascia». L’interlocutrice, forse essendo a conoscenza del giro d’affari, replicava: « mee… oggi si guadagna. Ma soldi quanti ne hai guadagnati». L’uomo non si faceva pregare e rispondeva: «Oggi mi dovrebbero portare mille euro».