La società invisibile agli occhi del curatore fallimentare Policlinico di Messina continuò a pagare uomo di Scirocco

Nell’inchiesta Ius sui fallimenti societari che sarebbero stati pilotati dagli imprenditori Iraci e Romano, con il sostegno del napoletano Gianpiero Falco e la regia di Francesco Scirocco, uomo ritenuto vicino alla mafia barcellonese, trovano spazio anche due imprese legate da un destino simile e allo stesso tempo speculare: la Co.Ir e la Poli.Me. Nate per gestire rispettivamente gli appalti per l’ampliamento del tribunale di Caltanissetta e la manutenzione del Policlinico di Messina, nonostante a vincere le relative gare fosse stato il consorzio Co.Ro.Im. La trovata, secondo la ricostruzione fatta dalla Direzione investigativa antimafia e condivisa dalla gip Graziella Luparello, sarebbe stata funzionale a perpetuare lo schema caro agli indagati. Ovvero spartire i lavori tra i soci creando le condizioni per proteggere gli affari da eventuali rivalse dei creditori. Le due società, tuttavia, hanno avuto una diversa fortuna.

A Caltanissetta il caso Co.Ir
L’appalto milionario per la nuova cittadella giudiziaria doveva essere un affare esclusivo per Giacomo e Michele Iraci Cappuccinello. Di questo sono convinti gli inquirenti. I due fratelli – i cui familiari sono stati ritenuti vicini al boss Piddu Madonia e la cui impresa a inizio anni Duemila fu citata da Bernardo Provenzano in un pizzino – hanno lavorato nel cantiere tramite la Gmi Strutture. Poco dopo la firma del contratto con il Provveditorato alle opere pubbliche, il consorzio Co.Ro.Im tentò però di fare gestire l’appalto alla Co.Ir, società a responsabilità limitata costituita per l’occasione. Una proposta che venne rigettata dall’ente pubblico, nella consapevolezza che le norme prevedono che il lavoro debba essere svolto dal consorzio nella sua interezza o da una società consorziata da indicare in sede di partecipazione alla gara.

A Messina via libera alla PoliMe
Nelle stesse settimane in cui il Provveditorato diceva no alla Co.Ir, nella città dello Stretto l’Azienda ospedaliera Policlinico G. Martino non obiettava nulla alla richiesta di trasferire alla neonata Poli.Me l’appalto per le manutenzioni, vinto dal Co.Ro.Im con un ribasso elevatissimo: il 46,97 per cento. Anche in questo caso le tempistiche sono scientifiche: la Poli.Me nasce pochi giorni prima della consegna del lavoro al consorzio. Amministratore unico della srl è stato Carmelo Giunta, ritenuto braccio destro di Francesco Scirocco. L’uomo aveva presenziato alla gara indetta dal Policlinico per conto della Co.Ro.Im, «ma senza esibire alcun titolo di legittimazione», si legge nell’ordinanza.

Dalle carte dell’inchiesta emerge che l’affare del Policlinico è stato particolarmente conveniente per gli indagati. Il motivo è presto detto: la Poli.Me, pur essendo stata costituita poco prima del fallimento del Co.Ro.Im che ne deteneva la totalità delle quote, non è stata «mai acquisita al compendio fallimentare e mai neppure controllata o gestita dal curatore fallimentare». Non proprio un dettaglio. Ciò, infatti, avrebbe garantito agli indagati di incassare i ricavi dell’appalto, anche grazie al fatto che l’atto costitutivo della Poli.Me prevedeva che «la fatturazione nei confronti dell’ente appaltante dovrà essere effettuata direttamente dalla società con emissione da parte della stazione appaltante di un unico titolo di pagamento che dovrà essere riscosso e quietanzato dalla società in nome e per conto del Consorzio Stabile Co.Ro.Im». In altre parole, quindi, i soldi del Policlinico sarebbero finiti direttamente nei conti della Poli.Me e lì rimasti. Lontano da occhi indiscreti. 

Bonifici senza sosta
Per il personale della Dia di Caltanissetta l’autonomia della Poli.Me dipendeva anche dal fatto che nella visura camerale non viene indicato che il socio unico Co.Ro.Im era fallito dal gennaio 2014. «Trattasi, com’è evidente, dell’ennesima anomalia, stavolta imputabile – scrive la gip nell’ordinanza – al curatore fallimentare Giorgio Cherubini, che ometteva di esercitare i diritti di socio nella Poli.me, che gli spettavano in virtù del subentro nell’amministrazione del patrimonio del Co.Ro.Im». La disattenzione avrebbe comportato una serie di pagamenti al gruppo di imprenditori che altrimenti non avrebbero ricevuto. «L’Azienda ospedaliera di Messina risulta aver erogato alla Polime un ordinativo di pagamento di 482.144 euro recante la data del 7 febbraio 2014, ossia – sottolinea la gip – 15 giorni dopo il fallimento del Co.Ro.Im». Se si estendono poi i controlli alla data del 30 giugno 2015, quella dell’ultimo pagamento, si scopre che alla srl sono finiti oltre 1,3 milioni di euro. 

Ma per gli inquirenti a essere ancora più grave è stato il fatto che il consorzio Virgilio, subentrato al Co.Ro.Im, abbia incassato milioni di euro in una maniera ritenuta ingiustificata. «Il curatore fallimentare, se da un lato risolveva il contratto d’affitto di ramo d’azienda stipulato tra il fallito Co.Ro.Im e il Virgilio, comprensivo dei tre appalti (tribunale di Caltanissetta, Policlinico di Messina e area di servizio sulla A1, ndr) dall’altro ometteva di fare qualsivoglia comunicazione alle rispettive stazioni appaltanti, le quali – concluda la gip Luparello – nulla hanno saputo, se non tardivamente dalla Dia, del fallimento del soggetto aggiudicatario e del successivo recesso della curatela dal contratto di affitto».


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