Rifiuti, emergenza organico dopo stop a impianto di Belpasso Pochi impianti e più differenziata: boom costi di smaltimento

«Senza impianti, non riusciremo mai a conferire i rifiuti a costi equi e basta che se ne rompe uno scoppia l’emergenza. Al momento l’impietosa legge del mercato fa il prezzo: pochi impianti e tanta domanda». Giuseppe Catania, sindaco di Mussomeli, è uno dei tanti che si è ritrovato dall’oggi al domani senza una struttura dove portare la frazione umida raccolta. La chiusura dell’impianto di Belpasso, gestito dalla ditta Raco srl, fa venir meno una capacità importante di smaltimento, visto che con le sue 66mila tonnellate all’anno, è il secondo più grande di tutta l’Isola. Lì finivano gli scarti organici di quasi un terzo della Sicilia: dal Trapanese, dall’Agrigentino, dal Nisseno. Territori dove impianti di compostaggio non ce ne sono o sono troppo piccoli per soddisfare le necessità del territorio, soprattutto ora che fortunatamente le percentuali di raccolta differenziata salgono. In totale al momento sono solo 12 le strutture funzionanti, di cui tre in provincia di Catania e cinque in quella di Palermo. Il risultato è che i rifiuti di mezza Sicilia viaggiano da un capo all’altro dell’Isola, facendo impennare i costi

«Li portavamo a Belpasso fino a due giorni fa – spiega Alberto Di Girolamo, sindaco di Marsala – pagando 190 euro a tonnellata tra trasporto e smaltimento. Quando era aperto Sicilfert il prezzo era di cento euro». Già, perché in Sicilia occidentale il colpo di grazia al balbettante sistema degli impianti lo ha dato il sequestro preventivo della Sicilfert di Marsala (che aveva una capacità di 55mila tonnellate annue) da parte della Procura, per i reati di inquinamento ambientale e attività di gestione rifiuti non autorizzata, avvenuto a gennaio. Da quel momento quasi tutti i Comuni del Trapanese, e non solo, sono stati costretti ai viaggi verso il Catanese. «Con lo stop a Belpasso – precisa il sindaco Di Girolamo – stiamo raccogliendo l’umido senza poterlo trasferire, lo stiamo mettendo da parte in appositi cassoni, ma non riusciremo a resistere per più di 72 ore. Abbiamo raggiunto il 60 per cento di differenziata, se lo portassimo in discarica i cittadini non capirebbero, si perderebbe fiducia». Alternative? «Soltanto affidare i rifiuti a società intermediarie, come quelle di Alcamo e di Trapani. Ci penserebbero poi loro a portarli nei centri di compostaggio del Catanese, ma non cambierebbe nulla. Anzi, aumenterebbero ancora di più i costi». 

Stessa situazione in provincia di Caltanissetta. Anche i Comuni del Vallone conferivano l’umido a Belpasso. «Oggi – spiega Catania, sindaco di Mussomeli – abbiamo ottenuto una parziale disponibilità dell’impianto della Kalat a Grammichele, ma siamo in grande difficoltà. Se non riapre Belpasso, dalla prossima settimana non saremo in grado di smaltire il 20 per cento dell’umido. E in mezzo ci sono tre festività, la situazione è assai grave». In provincia di Caltanissetta c’è solo un impianto di compostaggio a Gela, che non soddisfa tutto il fabbisogno. Mentre la multinazionale Snam ha iniziato i lavori per un’altra struttura con produzione di biogas tra Serradifalco e Delia che, a regime, coprirebbe il fabbisogno dei Comuni della parte settentrionale della provincia. «Ma servirà almeno un anno per ultimarlo – continua il sindaco Catania – e i costi intanto lievitano: siamo a 128 euro a tonnellata, otto mesi fa ne bastavano 90». 

Sono passati 13 mesi da quando la Regione siciliana ha ottenuto da Roma poteri speciali per intervenire su alcuni impianti, considerati necessari, derogando alle procedure ordinarie. Tra gli interventi c’era anche il ripristino dell’impianto di compostaggio di Vittoria, nel Ragusano, e la realizzazione di uno nuovo a Casteltermini, nell’Agrigentino. Stando agli ultimi dati del dipartimento regionale ai Rifiuti, la struttura di Vittoria dovrebbe essere attivata entro il 2019. Sul secondo invece non sarebbe ancora pronto il progetto. Così al momento la capacità totale degli impianti funzionanti è di 260mila tonnellate all’anno (di cui oltre la metà concentrata nel Catanese), contro un fabbisogno stimato di circa 300mila. Con un cortocircuito dietro l’angolo: più aumenta la differenziata più il sistema rischia l’emergenza.


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