«Questa è un’area privata». «Ma dentro un parco regionale e, quindi, pubblico». Continua a fare discutere il caso dei Crateri Silvestri dell’Etna. Dopo la decisione della società Funivia dell’Etna, proprietaria dell’area, di porre un biglietto d’ingresso a una zona, fino a quel momento, di libera fruizione. Un caso che ha allarmato le associazioni di guide […]
Etna, Cantone (M5s) in ispezione ai Crateri Silvestri sul caso ticket privato
«Questa è un’area privata». «Ma dentro un parco regionale e, quindi, pubblico». Continua a fare discutere il caso dei Crateri Silvestri dell’Etna. Dopo la decisione della società Funivia dell’Etna, proprietaria dell’area, di porre un biglietto d’ingresso a una zona, fino a quel momento, di libera fruizione. Un caso che ha allarmato le associazioni di guide e che è finito all’Ars con l’interrogazione della deputata del Movimento 5 stelle Jose Marano. Arrivando fino in commissione Ambiente, con apposite audizioni e l’idea di procedere agli espropri per pubblica utilità. A cui è seguita la risposta di Francesco Russo Morosoli, proprietario dell’area, che chiede di essere sentito al Parco dell’Etna. Oggi, un altro passaggio: Luciano Cantone, deputato M5s alla Camera, con il consigliere comunale di Catania Graziano Bonaccorsi, è andato in ispezione sui Crateri Silvestri dell’Etna. Insieme a loro, le associazioni Aigae, AssoGuide, Federescursionismo, Legambiente etnea e Lagap.
Il confronto con l’addetto allo sbigliettamento
«Dalla società privata si sostiene di non avere bisogno di alcuna autorizzazione del Parco per lo sbigliettamento – spiega Cantone -. Sono dichiarazioni che si commentano da sole perché, se fosse vero, domani chiunque potrebbe aprire una propria attività senza alcuna comunicazione. E, invece, qualunque realtà privata deve sottostare alle norme pubblicistiche, ossia di pubblica fruizione, di un ente parco regionale. Che, in questo caso, è anche un bene Unesco». Dal canto suo, l’addetto all’ingresso dei Crateri Silvestri dell’Etna, durante l’ispezione del deputato M5s, spiega come l’azienda abbia fatto una comunicazione al Comune di Nicolosi. Alternativa alla Scia (segnalazione certificata di inizio attività, ndr), «e, scaduti i 30 giorni previsti dalla legge, non ci è stato chiesto nulla, neanche una integrazione». Silenzio assenso, insomma.
I prossimi passaggi del caso
«Procederemo con un accesso agli atti per verificare se queste presunte richieste al Comune di Nicolosi siano state effettivamente depositate – conclude Cantone -. E a che titolo, quindi, la società abbia posto queste delimitazioni». «Sarebbe il caso, intanto, che anche i consiglieri della città metropolitana si occupassero della questione – aggiunge il consigliere comunale Bonaccorsi -. Perché non lo ha ancora fatto e sarebbe utile conoscere il loro orientamento».