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Crateri Silvestri a pagamento, le interrogazioni all’Ars: «L’Etna è un patrimonio di tutti»

Una interrogazione all’Ars sui crateri Silvestri dell’Etna diventati a pagamento. L’atto parlamentare è stato presentato dalla deputata regionale del Movimento cinque stelle Jose Marano. «L’Etna è un sito Unesco patrimonio di tutti», sostiene. Da giorno 2 ottobre per l’accesso bisogna pagare un biglietto di cinque euro a Funivia dell’Etna che è la proprietaria di quell’area del vulcano.

L’interrogazione sul pagamento per i crateri Silvestri

La deputata del Movimento cinque stelle Jose Marano ha presentato un’interrogazione parlamentare all’Assemblea regionale siciliana. Un atto ufficiale per «fare definitivamente chiarezza sulla vicenda relativa all’accesso ai crateri Silvestri dietro pagamento di un ticket da 5 euro». Un’iniziativa con cui la vicepresidente della commissione Ambiente, Territorio e Mobilità intende «verificare come stanno davvero le cose. Perché, anche se si trattasse realmente di proprietà privata, siamo di fronte a un patrimonio naturalistico di tale pregio che la sua tutela non può non vedere il coinvolgimento del pubblico». E, in effetti, stando anche a quanto affermato dall’imprenditore Francesco Russo Morosoli, quella parte del vulcano sarebbe proprietà di Funivia dell’Etna da circa 28 anni. «La valorizzazione e la conservazione di un bene per le future generazioni – aggiunge Marano – è un compito che l’ente parco regionale dovrebbe svolgere».

L’Etna patrimonio Unesco

i crateri silvestri dell'etna

«Mi chiedo quale sarà, a questo punto, – prosegue la deputata – il prossimo passo: vedere l’intero vulcano recintato? Non mi conforta il fatto che dal pagamento di questo ticket siano esenti i residenti in Sicilia. E nemmeno la giustificazione che è stata data, cioè la possibilità di garantire con questo contributo economico la piena tutela dell’area». Marano, nella nota, fa poi riferimento alla legge regionale 8/22. «Porta la mia firma – sottolinea la deputata – ed è stata approvata dal Parlamento siciliano con il preciso intento di valorizzazione turistica del vulcano. L’Etna è patrimonio Unesco ed è impensabile – conclude – che si debba pagare per ammirare la sua bellezza. Non fa bene al turismo perché non è imponendo il pagamento di una somma che si valorizzano le nostre bellezze naturali o che si incrementano i flussi turistici».

La richiesta di verifica alla Regione

E, intanto, anche la deputata regionale pentastellata Lidia Adorno ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare all’Ars sul punto. «È necessario – mette nero su bianco – accertare la natura giuridica dei terreni e verificare eventuali cessioni di aree demaniali o appartenenti al parco dell’Etna». L’imprenditore Francesco Russo Morosoli ha infatti dichiarato di essere proprietario dell’area dal 1997, ma «nel 2014 – come si legge nel comunicato – è stato affermato invece da amministratori locali che il terreno sarebbe stato acquistato nel 2005. Non è chiaro come una porzione di territorio ricadente nel parco dell’Etna, sottoposto a vincoli paesaggistici e ambientali – continua – possa essere finita nella disponibilità di un soggetto privato».

Adorno, di conseguenza, chiede alla Regione di «spiegare quando e con quali atti siano avvenuti, se vi sono stati, passaggi di proprietà o concessioni». Per la parlamentare pentastellata, insomma, le informazioni devono essere verificate attraverso gli uffici del Demanio, del parco dell’Etna e della Regione. «La Regione – sottolinea Adorno – non può giocare al Mercante in fiera con il proprio patrimonio naturale. L’Etna è un simbolo della nostra identità e della nostra storia – aggiunge – Non possiamo permettere che venga gestito come una proprietà privata, con logiche economiche che snaturano la funzione pubblica e culturale del territorio». Per questo, la deputata annuncia che chiederà alla Regione di «sospendere l’efficacia del provvedimento in attesa di accertamenti ufficiali».

La richiesta di ispezione

E Marano e Adorno non sono le uniche politiche locali ad avere acceso un faro sulla questione. «Ho chiamato il commissario straordinario dell’ente parco – afferma il deputato regionale e leader di Controcorrente Ismaele La Vardera – che sostiene che i privati non avrebbero alcuna autorizzazione». Di conseguenza il deputato ha sollecitato una immediata ispezione. «È incredibile – sottolinea La Vardera – come si tenti di privatizzare, in modo non chiaro, un sito così straordinario. Mi batterò – assicura – perché questo scempio finisca». Anche il leader di Controcorrente ha già presentato un’interrogazione parlamentare sul pagamento per i crateri Silvestri dell’Etna. «Davanti ai beni pubblici nessuno ha il diritto di abusarne», conclude La Vardera.

L’esposto di un’associazione ambientalista

Dopo la diffusione della notizia del biglietto da 5 euro da pagare per l’accesso ai crateri Silvestri dell’Etna, l’associazione ambientalista Natura Sicula ha presentato un esposto. «Per chiedere a vari enti responsabili della gestione del territorio di verificare la regolarità del provvedimento», spiegano gli attivisti. Un esposto che è stato indirizzato alla guardia di finanza, ai carabinieri, al Comune di Nicolosi, all’ente parco, all’assessorato regionale Territorio e Ambiente e alla prefettura di Catania.  «Qualunque sia la risposta – concludono da Natura Sicula – rimane assurdo fare pagare per andare in natura».

La risposta di Funivia dell’Etna

L’imprenditore Francesco Russo Morosoli, con l’azienda Funivia dell’Etna, sostiene di essere proprietario di quell’area del vulcano dal 1997. In una nota diffusa alla stampa dopo le prime polemiche sull’accesso a pagamento ai crateri Silvestri, la società ha puntualizzato innanzitutto che resta gratuito per residenti in Sicilia. E ha provato a spiegare i motivi dell’introduzione del ticket: «Un piccolo contributo necessario per tutelare il sito, garantendo ordine e pulizia».


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