Un consulente di parte è stato autorizzato a entrare nel carcere dove si trova Mariano Barresi, l’uomo che il 4 marzo ha ucciso la cognata Rosalba Dell’Albani a Giarratana (in provincia di Ragusa), per svolgere una perizia che dovrà stabilire le sue condizioni mentali al momento in cui ha commesso il delitto, la sua capacità […]
Uccise la cognata a Giarratana: uno psicologo andrà in carcere per stabilirne le condizioni mentali
Un consulente di parte è stato autorizzato a entrare nel carcere dove si trova Mariano Barresi, l’uomo che il 4 marzo ha ucciso la cognata Rosalba Dell’Albani a Giarratana (in provincia di Ragusa), per svolgere una perizia che dovrà stabilire le sue condizioni mentali al momento in cui ha commesso il delitto, la sua capacità di prendere parte al processo e la sua compatibilità con l’attuale regime carcerario. Ad autorizzare l’accesso nella casa penitenziale è stata il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ragusa. Il legale che assiste il pensionato 66enne, l’avvocato Sergio Crisanti, aveva già chiesto una perizia psichiatrica per l’uomo che, dopo avere confessato il delitto, aveva dichiarato di soffrire di depressione. Una patologia di cui, però, non si sarebbe trovato nessun riscontro in certificati medici. In quel caso, però, il gip non aveva accolto l’istanza che era stata respinta anche dal tribunale del Riesame dopo il ricorso presentato dal legale. Il consulente indicato dalla difesa che andrà nel carcere di Caltagirone il 9 maggio è Silvio Ciappi, psicologo specializzato in criminologia clinica, psichiatria forense e psicoterapia.
Sin da subito, i familiari hanno escluso che tra i due ci fossero contrasti familiari pregressi. Quando è stato raggiunto dai carabinieri, Barresi ha detto di avere «fatto una fesseria». La 52enne è stata assassinata a casa dell’anziana madre che stava assistendo, dormendo nel lettino accanto. Un appartamento che si trova a piano terra di una palazzina a due piani in cui viveva tutta la famiglia: le due sorelle ai piani superiori, al secondo anche il cognato. L’abitudine sarebbe stata quella di tenere le porte dei singoli appartamenti sempre aperte, anche durante la notte. Stando a quanto ricostruito, Barresi sarebbe uscito dalla sua abitazione già armato di un coltello da cucina. Sceso al piano terra, avrebbe ucciso la cognata e lasciato l’arma sul posto. Poi, prima di rientrare nella casa dove i carabinieri lo hanno trovato avvertiti di quanto accaduto dalla telefonata di un familiare, l’uomo sarebbe salito al primo piano e avrebbe avvisato l’altra cognata di avere ammazzato la donna.
Era stata un’amica della vittima, nei giorni subito dopo il delitto, a descriverla come «una cattolica devota, pregava sempre per la madre che era costretta a letto per una malattia, aveva dedicato la sua vita a lei. Era una persona perbene, tranquilla – aveva aggiunto – che a volte, proprio per dedicarsi alla madre malata, pensava di trascurare la propria famiglia». Una famiglia composta dal marito, un brigadiere dei carabinieri in servizio a Ragusa e tre figli maschi: un carabiniere che vive in Calabria, un militare in servizio a Trapani e il figlio minore che è ancora uno studente di un istituto alberghiero. Barresi, invece, da chi lo conosceva è stato descritto come «una persona mite e buona, mai un segnale che potesse fare pensare a un gesto di violenza».