Da quando sulla scogliera dell'Agrigentino candidata come patrimonio dell'umanità dell'Unesco spuntarono i cartelli «proprietà privata», è cominciata una annosa disputa tra pubblico e privato. Che va avanti. Fino all'annuncio di oggi che la vede messa all'asta
Scala dei Turchi vendesi: il proprietario fa appello a Elon Musk Sindaca: «Provocazione». Legale: «Nessun accordo col Comune»
«La mettiamo all’asta, facendo appello per primo a
Elon Musk (l’imprenditore fondatore di Tesla che da qualche settimana ha acquistato Twitter, ndr) perché se la compri lui, la protegga e la usi al meglio». L’annuncio della messa in vendita della Scala dei Turchi è arrivato dal pensionato Ferdinando Sciabarrà che, da circa un anno, è stato riconosciuto dal tribunale di Agrigento come legittimo proprietario della parte superiore, fino all’area demaniale dei frangiflutti, del bene monumentale dell’Agrigentino. «Questo appello noi lo intendiamo più come una provocazione», dichiara a MeridioNews la sindaca di Realmonte Sabrina Lattuca ricordando che «c’è un accordo già cristallizzato e delle trattative in corso».
Da quando nel 2015 sulla scogliera
spuntarono i cartelli «proprietà privata», è cominciata una annosa disputa tra pubblico e privato che, di recente, sembrava essere arrivata un punto di accordo con la cessione gratuita da parte di Sciabarrà al Comune di Realmonte. «Io non ricordo che sia stato sottoscritto o firmato nulla – chiarisce a MeridioNews l’avvocato Totò Palillo, che assiste il proprietario – E quando, come in questo caso, ci sono delle cause in corso, è necessario che ci siano degli atti che invece non ci sono. Restano le trattative – assicura – che, però, si stanno trascinando da oltre sei mesi». Un tempo lungo per il proprietario che nel frattempo ha dichiarato di essere disposto a «cedere il bene al migliore offerente». Di «tempi tecnici per l’iter burocratico da seguire» e di «una serie di passaggi via pec che sono già stati cristallizzati» parla invece la prima cittadina.
Nella trattativa per la cessione della parte di marna interessata dal contenzioso, ci sarebbe stata anche una
condizione imposta dal proprietario che riguarda la verifica dell’imposta di registro sulla traslazione per la donazione al Comune. «Un controllo di cui abbiamo ricevuto il riscontro da parte dell’Agenzia delle entrate solo due giorni fa – chiarisce la sindaca al nostro giornale – Questo smentisce che il Comune e l’assessorato regionale ai Beni Culturali siano stati fermi in questo periodo». Al momento, le tempistiche dipendono dunque dalle valutazioni che stanno effettuando gli avvocati dell’ente comunale e dalla richiesta di un’integrazione documentale arrivata dall’Agenzia delle entrate. «Intanto sulla Scala dei turchi continua a valere l’ordinanza che vieta l’ingresso per questioni di sicurezza – ribadisce Lattuca – e c’è anche una causa al tribunale di Palermo per l’intervenuta usucapione da parte del Comune».
Nel dicembre del 2019, Sciabarrà – ex funzionario della Camera di commercio di Agrigento che ha ricevuto una parte di Scala dei Turchi in eredità –
era stato indagato per occupazione di suolo demaniale, violazioni di beni in materia di sicurezza e tutela ambientale. Circa due anni dopo, il gip del tribunale di Agrigento lo aveva anche condannato al pagamento di una multa di 13.600 euro. A gennaio, il bene candidato come patrimonio dell’umanità dell’Unesco era stato preso di mira per l’ennesimo atto vandalico con polvere di ossido di ferro di colore rosso sparso su tutta la marna. «Quando la scogliera è stata imbrattata – lamenta la sindaca – non si è visto nessun interessamento da parte del privato. Mentre a impegnarsi per ripulirla sono stati l’amministrazione comunale, la Soprintendenza, l’assessorato regionale e soprattutto un gruppo di giovani volontari». La prima cittadina rivendica comunque le trattative – che in passato erano già sfumate – che adesso sarebbero ancora in via di definizione. «Il proprietario – sottolinea l’avvocato Pupillo – in quanto tale può fare e disfare tutto quello che vuole: anche regalarla ad altri o venderla». Vedremo.