Sant’Agata 2019 ricostruita con gli atti dell’inchiesta Ombre sulla rivolta e l’ipotesi «regia» dell’ex capovara

Un lungo elenco di intercettazioni, verbali e interrogatori che gettano pesanti ombre sull’universo della festa di Sant’Agata. Al centro della vicenda c’è l’inchiesta con l’ipotesi di turbamento di funzioni religiose sull’edizione 2019, rimasta scolpita nella memoria per la rivolta dei cordoni contro la decisione del capovara Claudio Consoli di non effettuare, per motivi di sicurezza, la salita di via di Sangiuliano. Il capitolo giudiziario, come anticipato da La Sicilia, si è concluso con un provvedimento di archiviazione richiesto dalla procura di Catania e accolto dal giudice Stefano Montoneri il 31 gennaio scorso. Tra le righe delle carte resta, però, il timbro della ricostruzione delle forze dell’ordine. Le stesse che, almeno in un primo momento, hanno ipotizzato la presenza di una presunta regia occulta dietro la sommossa di un gruppo di devoti, alcuni dei quali rimasti non identificati. 

Il principale contestatore ha un nome e cognome. Si tratta dell’ultrà Sebastiano Crisafulli. Dipendente della società dei rifiuti Dusty con diversi precedenti penali, da tutti conosciuto con l’appellativo di Massimo mezzo chilo. Il suo nome compare nei tre momenti più caldi della festa dello scorso anno. Oltre alla salita di Sangiuliano, Crisafulli si distingue durante il giro esterno, quando la processione arriva tra via Garibaldi e via Plebiscito. In quel momento, a causa della forte pioggia, alcuni devoti avrebbero voluto fare rientrare il fercolo direttamente in cattedrale. «Hanno cercato di fare resistenza – mette a verbale il capovara Consoli sentito dai pm – trattenendo il cordone per evitare che si potesse fare la manovra lungo via Plebiscito». 

La figura di Crisafulli torna diverse ore dopo all’interno della cattedrale. Dopo la mancata salita, il capo del tifo organizzato della curva Nord – gruppo A sostegno di una fede – avrebbe cercato di ostacolare il passaggio del busto reliquiario di Sant’Agata. Piano, in un primo momento, andato buon fine ma poi naufragato grazie alla massiccia presenza degli agenti. Insieme a Crisafulli, sono state individuate altre tre persone (come il tifoso archiviate): Giuseppe Agatino Marino, Orazio De Felice e Alessio Galeano

Uno dei profili più inquietanti è, però, quello che rimanda a una vera e propria lotta di potere all’interno dei festeggiamenti. «Appare fondato – si legge nei documenti dell’inchiesta – ritenere che i disordini sopra evidenziati possano avere la regia di Claudio Baturi». L’ex maestro del fercolo, dal 2012 al 2014, la mattinata della mancata salita si trovava proprio nei pressi di via di Sangiuliano: «A mio parere, le condizioni per percorrerla a passo d’uomo sussistevano – spiega a verbale – Mi sono incavolato pronunciando all’indirizzo di Consoli la frase “ma che stai facendo?“». La posizione dell’ex capovara sui fatti del 2019 non è un mistero ed era già emersa, come raccontato da MeridioNewsdurante un incontro pubblico

Negli atti dell’inchiesta, però, la voce di Baturi – nei cui confronti viene riportata la nota relativa a un ammonimento del questore per «avere minacciato, ingiuriato e picchiato la moglie con prognosi di 23 giorni» – viene indicata anche in un altro frangente di quella turbolenta giornata. Cioè quando un contestatore, come mostrato da un video pubblicato in esclusiva da questa testata, iniziò a insultare Consoli minacciando di «tagliargli la testa». Mentre l’uomo inveiva, Baturi «è stato udito dire distintamente “dimettiti, dimettiti” all’indirizzo del capovara», scrivono gli allora vertici della squadra mobile. L’ipotesi di «un attivo coinvolgimento di Baturi nell’organizzazione della protesta», però «è rimasta priva di concreti elementi di riscontro», scrivono ancora il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto procuratore Andrea Ursino

In mezzo a tante ipotesi di reato e scenari che i magistrati non sono riusciti a provare, in punta di diritto rimangono scolpite le parole utilizzate dal giudice nel provvedimento di archiviazione. «La tradizionale festa di Sant’Agata, negli ultimi anni, ha assunto una connotazione quasi paganeggiante. Ove il sincero sentimento religioso della maggioranza dei devoti cede il passo a manifestazioni di soverchieria e sopraffazione di pochi ben individuati soggetti che nulla a che vedere hanno con la consolidata affezione dei cittadini verso la Santa patrona».

Aggiornamento dell’8 febbraio 2020, ore 18:
Riceviamo e pubblichiamo dalla Dusty: «Relativamente alla pubblicazione “Sant’Agata 2019 ricostruita con gli atti dell’inchiesta Ombre sulla rivolta e l’ipotesi «regia» dell’ex capovara”, e al riferimento al dipendente della società Dusty, si precisa che l’impresa di igiene ambientale, non può assumersi le responsabilità delle attività compiute dai propri dipendenti al di fuori dagli orari di lavoro, né risponde di ogni qual si voglia atto a delinquere.

La Dusty, come già accaduto in passato, è molto vigile e attenta al comportamento dei propri dipendenti e ove le normative lo consentono, ha sempre adottato i dovuti provvedimenti, anche estremi, sul piano disciplinare. Va altresì precisato che un significativo numero di operatori ecologici in forze alla Dusty per il cantiere di Catania, così come previsto dalle normative in vigore, e come avviene per prassi per altre ditte del settore, è proveniente dal bacino prefettizio e/o ereditato da aziende preesistenti operanti nel medesimo campo, a cui si subentra nei servizi. 

Pertanto, nel prendere le debite distanze da comportamenti che turbano la quiete e la sicurezza pubblica, la società Dusty respinge categoricamente ogni attacco, seppur velato, che in modo pretestuoso, leda la propria integrità ed etica aziendale».


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