Duplice omicidio del 1992 nell’Agrigentino: indagate figlia e nipote delle vittime

Tre indagati un duplice omicidio avvenuto 32 anni fa a San Biagio Platani, in provincia di Agrigento. Nelle ultime ore, i carabinieri hanno eseguito diverse perquisizioni fra San Biagio Platani, Santo Stefano Quisquina e Comitini (nell’Agrigentino) nell’ambito dell’inchiesta sul duplice omicidio di Salvatore e Gaetano La Placa, padre e figlio.

Per concorso in omicidio sono indagati Luigi Costanza di 77 anni, residente a Comitini; Carmela La Placa, 56 anni, residente a Santo Stefano di Quisquina e Rosalba La Placa, 67 anni, residente a San Biagio Platani. Ipotizzate anche le aggravanti della premeditazione e, per Carmela e Rosalba La Placa, dell’avere agito contro due parenti (il padre e il nonno paterno), e di avere approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare, per le vittime, la difesa. Carmela e Rosalba La Placa, figlie di Gaetano La Placa, per la procura di Agrigento sarebbero state le mandanti del duplice omicidio del nonno e del padre. Luigi Costanza è indagato invece come esecutore materiale.

Le indagini dei carabinieri e della procura di Agrigento hanno permesso di ricostruire, a distanza di 32 anni, cosa avvenne a San Biagio Platani. «Nel settembre del 1992 venne deciso di commissionare a Luigi Costanza l’omicidio di Gaetano La Placa», scrive la procura. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il movente del delitto sarebbero state diatribe, discussioni e liti perché «Gaetano La Placa voleva allontanare dall’abitazione il marito della figlia». Stando a quanto emerso, all’alba del 14 ottobre del 1992, Costanza sarebbe stato avvertito del fatto che Gaetano La Placa si stava dirigendo verso contrada Mandralia dove aveva un appezzamento di terreno.

«Luigi Costanza recatosi in contrada Mandralia faceva accostare sul ciglio della stradina Gaetano La Placa e il padre Salvatore La Placa, che erano a bordo di una Fiat 127 – scrive la procura – Cogliendoli di sorpresa li colpiva a distanza ravvicinata con diversi colpi d’arma da fuoco, verosimilmente un fucile semiautomatico calibro 12». Secondo quanto è stato ricostruito dalla procura, «Carmela e Rosalba La Placa davano a Luigi Costanza, come corrispettivo per i due omicidi, 50milioni di lire, in parte proventi della riscossione di buoni fruttiferi postali, una Jeep e dei cani da caccia». 


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