Rotoli, concluse le riparazioni del forno crematorio Ombre sul progetto del nuovo cimitero di Ciaculli

«Il forno crematorio del cimitero dei Rotoli è stato riparato, c’è stato solo un problema di sistemazione con l’impianto idrico, in settimana dovrebbe ripartire l’attività. Siamo fiduciosi». È la risposta dell’assessore Giusto Catania, responsabile dei servizi cimiteriali per il Comune di Palermo, alle critiche sollevate nei giorni scorsi dal presidente della So.Crem, Maurizio Li Muli. «Abbiamo perso un po’ più di tempo per la riparazione perché pensiamo che quest’ultimo intervento possa essere più duraturo – spiega l’assessore -. Ogni volta gli aggiustamenti-tampone del passato hanno prodotto effetti limitati e il forno tornava a guastarsi. Questa volta abbiamo fatto un intervento un po’ più articolato che dovrebbe avere una risposta più lunga nel tempo». Questione di giorni, quindi, per tornare alla normale routine delle cremazioni. Riguardo al nuovo tempio crematorio, invece, Catania non si sbilancia troppo: «Il progetto c’è e riguarda sempre il cimitero di Vergine Maria. Confidiamo che presto si cominci, nel rispetto dei tempi normali della progettazione e della gara d’appalto». Il nuovo forno crematorio sarà un prodotto di ultima generazione, munito di più bocche e potrebbe rappresentare, secondo Catania, «la soluzione per risolvere i problemi legati al più grande camposanto di Palermo».

Mentre non sarebbero soltanto delle voci quelle riguardanti un nuovo cimitero. L’assessore spiega, infatti, che esiste già un progetto in merito che è stato presentato in consiglio comunale, con lo scopo di arrivare presto a una nuova costruzione cimiteriale: «Ce n’è bisogno» dichiara Catania senza esitazione, che aggiunge: «Il progetto è pensato per l’area di Ciaculli. C’è ancora una discussione in corso, ma il progetto esiste». Lo conferma anche il vice sindaco Emilio Arcuri, che sta seguendo il progetto in prima persona: «Abbiamo fatto una serie di osservazioni all’impresa che propone la finanza di progetto. A partire dal 20 aprile ci sono trenta giorni di tempo per adeguarsi alle indicazioni dell’amministrazione». Alla domanda, sollevata dallo stesso Li Muli, se sia necessario per Palermo un nuovo cimitero piuttosto che una migliore gestione di quelli già esistenti Arcuri risponde deciso: «Attualmente seppelliamo le persone nelle tombe di altri soggetti che hanno posti vuoti e che fanno sistematicamente ricorso al Tar, vincendo sempre. Inoltre il numero di salme è inarrestabile, i nostri cimiteri stanno scoppiando, è un dato innegabile che riguarda tutta l’Italia».

Maggiori indiscrezioni sul nuovo cimitero di Ciaculli giungono, però, da Nadia Spallitta, vice presidente vicario del consiglio comunale, che spiega subito: «È un progetto che si estende per una vasta area di oltre 200 mila metri quadrati, cosa che rappresenta una variante urbanistica perché nel vecchio piano regolatore l’area prevista era di soli 70 mila metri quadri». Il piano regolatore in questione è quello scaduto nel 2012, realizzarne uno nuovo significa dover tenere conto della variante urbanistica che amplia le misure dello spazio prescelto e che «implica il raddoppio del valore delle indennità di espropriazione». Il progetto dovrebbe essere realizzato da privati in project financing, ossia un’operazione economica che prevede la realizzazione di opere pubbliche senza oneri finanziari per la pubblica amministrazione. Sono tre infatti le ditte che risulterebbero coinvolte: il consorzio Caec di Comiso, l’impresa Di Giovanna srl e la cooperativa Celi di Santa Ninfa.

Di quest’ultima Spallitta rivela che avrebbe in corso «una procedura pre-fallimentare» in quanto verserebbe in una situazione di dissesto finanziario. La legge imporrebbe il divieto a un’impresa in simili condizioni di candidarsi: «Se c’è una ditta con una situazione di criticità tanto grave – precisa ancora la donna – non può essere abilitata a partecipare a questo progetto. Questa esclusione però ancora non c’è stata e il progetto sta andando avanti». Intanto, chiamando a quello che tempo fa corrispondeva al recapito telefonico della cooperativa santaninfese, risponde l’addetto di una nuova impresa: «L’azienda Celi è in liquidazione, non c’è più personale. Il numero corrisponde adesso alla sede di un’altra società». Secondo il funzionario la cooperativa avrebbe fatto richiesta per l’appalto nel progetto del nuovo cimitero di Palermo, ma conferma che essendo in liquidazione non avrebbe più i requisiti adatti per partecipare. Risulta, infatti, anche dalla Gazzetta Ufficiale dell’agosto 2013 che nel luglio dello stesso anno sarebbe stato nominato un liquidatore per ultimare le operazioni di liquidazione sino alla definitiva cancellazione della stessa dal registro delle imprese, dovuta a una situazione di decozione irreversibile, in gergo, cioè l’incapacità di saldare i debiti incorrendo nel fallimento. Della cooperativa ad oggi non rimane più traccia, non un numero a cui rivolgersi, non un sito internet funzionante. Indizi della sua reale esistenza restano solo fra le carte del Comune.

A gettare ulteriori ombre sulla faccenda del nuovo cimitero di Ciaculli sarebbe anche la presenza, nella zona di interesse del progetto, di immobili confiscati alla mafia: «Se dovessero rientrare nell’area in cui sorgerà il cimitero, sarebbe una cosa inammissibile perché in quanto beni confiscati dovrebbero avere una finalità sociale e non economica» torna a dire la vice presidente. Pagare per essere seppelliti, di fatto, infrangerebbe il divieto di usarli a scopo di lucro. Infine, il project financing, col quale viene disattesa la delibera del consiglio comunale del 2012 in cui si preme perché il progetto sia di gestione pubblica e non privata, ammonterebbe, sempre secondo la spiegazione di Nadia Spallitta, a 50 milioni di euro, «per cui dobbiamo chiederci: quanto costerà una sepoltura?».


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