Regione, oggi il voto per abolire le Province Al loro posto arrivano i consorzi di Comuni

Sarà al vaglio dell’Assemblea regionale siciliana questo pomeriggio l’approvazione finale del disegno di legge n. 278, Norme transitorie per l’istituzione dei consorzi di comuni. La Sicilia brucia tutti sul tempo con una legge regionale per adeguarsi alle direttive nazionali che vogliono l’abolizione delle province e l’istituzione delle aree metropolitane, in un’ottica di risparmio economico generale. E in effetti sul testo di accompagnamento degli articoli proposti si legge: «In base all’attuale situazione e tenuto conto delle scadenze naturali dei mandati si può stimare, in via prudenziale, un risparmio per il settore degli enti locali pari a circa 29 milioni 450mila euro». Una cifra non da poco.

In realtà, già la legge istitutiva degli enti provinciali regionali siciliani, (L.r. 6 marzo 1986, numero nove), prevede all’articolo tre e in riferimento all’articolo 15 dello statuto regionale siciliano, l’aggregazione «in comuni ed in liberi consorzi di comuni denominati “province regionali”». Con le nuove norme – seppure transitorie (servirà un’apposita normativa definitiva), entro sei mesi dalla loro entrata in vigore, ovvero entro la fine dell’anno – le vecchie province, quali enti pubblici territoriali dotati della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria, scompariranno e si darà applicazione letterale del regolamento. Le differenze più importanti rispetto ad oggi staranno nelle dimensioni di questi nuovi aggregati e nelle modalità di elezione dei rappresentanti.

Intanto c’è una conseguenza immediata. Il voto di oggi bloccherà l’indizione e lo svolgimento di ogni elezione per la scelta dei presidenti provinciali già fissate per il 26 e il 27 maggio e scatterà il commissariamento degli enti. Nella struttura dei futuri consorzi di Comuni, i componenti saranno indicati dai sindaci con quella che viene definita una «elezione di secondo grado». Non operata direttamente dai cittadini, quindi, ma dai rappresentanti dei Comuni che compongono il Consorzio.

La proposta di legge del governatore Rosario Crocetta è stata ampliamente votata nelle precedenti sessioni in aula e il presidente si dichiara felice per avere definito «la prima tappa di una rivoluzione importante», perché «siamo riusciti a fare, qui in Sicilia, quello che nemmeno il governo nazionale è riuscito a fare». D’altra parte però il Movimento cinque stelle rivendica i meriti del via libera al disegno di legge. «Finalmente parliamo di abolizione delle Province e dell’abbattimento dei costi della politica», dichiara Giancarlo Cancelleri. «Siamo stati noi a sparigliare le carte e riaprire il dibattito, quando il governo sembrava optare per una riforma differente per le Province, che anziché abolirle le rinforzava», dichiara ancora.

Totalmente contraria invece l’opposizione, così come il deputato della maggioranza Mario Alloro, unico dissidente. In dubbio è messa soprattutto l’elezione di secondo grado. «C’è un’ambiguità di fondo – dice Alloro – da un lato si vogliono dare nuove competenze ai consorzi, dall’altro invece si svuotano del principio democratico». La seduta per il voto è programmata per questo pomeriggio alle 16 e salvo sorprese la Sicilia dovrebbe, ancora una volta, fare da laboratorio per il resto d’Italia.

Nel pomeriggio è arrivata la precisazione del governatore Rosario Crocetta secondo cui i nuovi consorzi saranno 12 o 13. Non ne faranno parte Palermo, Catania e Messina, che diventeranno città metropolitane. Ogni consorzio sarà guidato dal comune capofila con più abitanti. In pratica, alle attuali nove zone in cui è divisa l’Isola, si aggiunerebbero i consorzi di Catagirone, Marsala e nelle aree dei Peloritani e dei Nebrodi. Crocetta ha quindi anticipato quali potrebbero essere le loro funzioni, e cioè quelle attualmente ricoperte dagli Ato e dalle Srr (Società per la regolamentazione dei rifiuti), e dai distretti turistici. Anticipazioni su cui si baserà il progetto organico di riforma che dovrà essere approvato entro il 31 dicembre del 2013.


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