Musumeci annuncia la costruzione di un termovalorizzatore «Come al Nord, dove mafia è meno presente rispetto a qui»

«Vogliamo fare chiarezza sul quadro dei rifiuti in Sicilia». Comincia così, con circa trenta minuti di ritardo per completare alcune slide da proiettare in sala, la conferenza stampa convocata a Catania dal presidente della Regione Nello Musumeci con accanto l’assessora regionale ai Rifiuti Daniela Baglieri. A quest’ultima l’incarico di aprire l’incontro davanti ai giornalisti, poi la scena viene occupata interamente dal governatore. «Sui rifiuti sono state dette tante cose, tra fesserie e cose serie», spiega Musumeci. Il primo passaggio dell’incontro è dedicato alle competenze in materia di immondizia. Dal primo anello, occupato dai Comuni, passando per province, città metropolitane e liberi consorzi. «I Comuni non lavorano da soli ma operano attraverso le Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti). La Regione ha il compito di redigere e aggiornare il piano dei rifiuti mentre la considerazione generale dei cittadini è che la Regione debba raccogliergli e organizzare gli impianti».

«A Gennaio 2018 abbiamo trovato la differenziata, che è compito dei Comuni, al 22 per cento mentre l’obiettivo stabilito dalla legge è superare il 60 per cento», continua Musumeci illustrando la seconda slide dal titolo: «cosa abbiamo trovato». «Gli impianti di compostaggio quando siamo arrivati erano otto, di cui quattro pubblici. Negli ultimi trent’anni si è determinato l’oligopolio dei privati che possono collassare l’intero sistema. Abbiamo scoperto anche che in Sicilia ci sono 511 discariche non utilizzate ma non sappiamo quali sono inquinanti e quali innocue». Musumeci sottolinea l’impegno per redigere il nuovo piano dei rifiuti «completato a fine settembre e poi inviato per le valutazioni ambientali. Il 9 aprile 2021  – continua – abbiamo ottenuto la pubblicazione in Gazzetta ufficiale».

«In due anni siamo passati in tema di differenziata dal 22 per cento al 42 per cento e saremmo oltre il 60 per cento con il contributo delle città metropolitane», spiega il presidente della Regione parlando di «grande risultato». A Catania, per fare un esempio, la gara per la raccolta dei rifiuti continua a fare i conti con mille problemi. Dopo essere andata deserta per cinque volte adesso si è deciso di dividere l’area urbana del capoluogo etneo in tre lotti. Per uno di questi, quello che ricopre il maggior numero di abitanti, nessuna società ha presentato offerte. Intanto la tassa sui rifiuti nel capoluogo etneo resta la più alta d’Italia con una spesa media per ogni cittadino di 504 euro

«Gli impianti privati lavoravano 149mila tonnellate di rifiuti oggi 256mila tonnellate, per i pubblici si è passati da 61mila a 146mila tonnellate. Dobbiamo arrivare a una sorta di equilibrio tra pubblico e privato», continua Musumeci. «In Sicilia per fare un impianto dei rifiuti non bastano cinque anni. Questa è la vergogna prevista dalla legge nazionale». Per l’ultima slide il titolo è «cosa dobbiamo fare» ed è a questo punto che Musumeci lancia la sua ricetta: «Non possiamo restare prigionieri delle discariche. In tutto il mondo per assorbire la quota non differenziabile lavorano i termoutilizzatori» ossia i termovalorizzatori, cioè inceneritori di seconda generazione che sono in grado di produrre energia dalla combustione.

«Per costruirne uno vorremmo una o più imprese pronte a rispondere a un nostro bando pubblico. Dove verrà realizzato? Lo dirà chi lo vuole fare». Spiega Musumeci spiegando che l’avviso della Regione verrà pubblicato a giorni e per la realizzazione  «si spera» serviranno almeno tre anni. Il modello da seguire per l’inquilino di palazzo d’Orleans è quello delle Regioni del Nord «dove c’è la mafia ma con una presenza minore rispetto a qui da noi». Cosa succederà fino ad allora? «Dobbiamo evitare che i rifiuti restino sulla strada – spiega il presidente – Quando non potremmo più conferire in discarica la spazzatura verrà venduta. Per fortuna Sicula trasporti non ha chiuso e speriamo a Dio che continui a lavorare, cosa volete che vi dica».


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