La promoter al tempo della crisi

La crisi economica ormai dilaga, e alla sua morsa non sfugge proprio nessuno. La situazione non è certo tra le più rosee. Il Paese è in deficit e la situazione, fino ad ora, non sembra essere migliorata granché. I prezzi non calano, le spese aumentano e gli stipendi degli italiani – di quegli italiani che il lavoro ce l’hanno ancora! – rimangono invece sempre gli stessi.  

E pensare che il nostro Premier rassicura tutti dichiarando a destra e a manca che dobbiamo essere ottimisti perché “siamo sulla buona strada per uscire dalla crisi”. Anche se, a giudicare dall’andazzo generale, quale sia effettivamente questa buona strada pare non averlo capito ancora nessuno…

E, se fai la promoter e il tuo lavoro è vendere, vendere e vendere… quantità sempre maggiori di prodotti invendibili anche in tempi di prosperità economica allora sì che i problemi iniziano a spuntare e proliferare come funghi.

Di questi tempi, il già poco simpatico lavoro delle signorine dei gadget è diventato, per svariati motivi, ancora più difficile. Primo tra tutti la razionalizzazione economica da parte delle aziende che, a causa delle ristrettezze economiche diminuiscono sempre più il budget destinato alle attività di promozione. Quindi per le promoter c’è sempre meno lavoro.

Ma non finisce qui. Data la carenza di lavoro le poche promozioni che riesci a fare diventano sempre più ardue, nel senso che ti affidano prodotti vendibili come confezioni di sabbia nel deserto, e per giunta si aspettano che tu ne venda a tonnellate. Ma non solo se lo aspettano, te lo dicono direttamente chiaro e tondo di “fare un bel venduto che sennò poi il rappresentante ci chiede di cambiare ragazza, capito? Mi raccomando, non ci far fare brutta figura!”.

Valutata attentamente l’allettante prospettiva che ti attende ti rendi conto che davanti a te hai solo due strade: rifiutare la promozione e non lavorare, considerata da tutti quella più semplice ma per ovvie ragioni di natura economica la meno conveniente, oppure tirare fuori dal cilindro tutti i trucchetti che la tua pluriennale esperienza di venditrice col sorriso ti ha insegnato.

Ti presenti a lavoro determinata e motivata dalla voglia di evitare la brutta figura e tentare di salvare il tuo già precario lavoro. Con questi pensieri che ti frullano in testa ti guardi in giro e una volta agguantata la vittima proponi il prodotto con gentilezza, ma molto meno incline al rifiuto del solito. Insisti un po’ ma niente, tutto inutile. Non comprano.

Nel frattempo sei precipitata nello sconforto perché ti rendi conto di essere attorniata da gente che si aggira per il supermercato a caccia di offerte speciali, dirigendosi soltanto verso merce sottocosto, e con una piccola lista della spesa con su scritto quello che serve, e che sempre più raramente si concede di sgarrare per aggiungere al carrello qualche acquisto fuori programma.

Tu, che da brava promoter proponi quasi sempre roba famosa per la sua spiccata inutilità, se vuoi vendere qualcosa devi proprio cambiare strategia. Passi alle maniere forti esibendoti in una propaganda da far invidia ad un truffatore professionista, lodando le innumerevoli e impareggiabili doti qualitative – il 90% delle quali spudoratamente imbastite sul momento – del prodotto che stai promuovendo. Ma i clienti non si interessano minimamente a te, né tanto meno ai tuoi prodotti. Ma tu non demordi. Ormai è diventato un fatto personale. DEVI vendere.

Tenti il tutto per tutto, escogitando decine di stratagemmi per cercare di convincere il potenziale acquirente. Ti sforzi di trovare qualcosa di convincente ed originale: provi ad ammiccare ma dopo due minuti capisci da sola che fare la sexy non fa proprio per te. Allora tenti di suscitare pietà facendo la faccia da cane bastonato, ma gli occhioni languidi non sortiscono alcun effetto sulla clientela, anzi la indispongono maggiormente perché a quel punto dirti di no diventa ancora più difficile.  

Arrivi addirittura a pensare di inventarti che acquistando il prodotto si partecipa automaticamente all’estrazione di una villa ai Carabi, di improvvisarti giocoliere per attirare i clienti, o di offrire di tasca tua un euro di sconto su ogni confezione. Disperata potresti anche arrivare a sottolineare le potenti doti afrodisiache del tuo prodotto – che il sesso è sempre un’arma vincente –  ma questo va bene se vendi cioccolata o dello champagne, ma sapete com’è, stona un filino se stai promuovendo un detersivo per il WC.

Ma nonostante tutti i tuoi sforzi, eccola che arriva, puntuale come un milanese, alla fine di ogni estenuante trattativa con il cliente, la frase che nessuna promoter vorrebbe mai sentire uscire dalle loro labbra:”mi dispiace signorina, io lo comprerei pure il suo prodotto, è solo che è troppo costoso e, sa com’è, siamo anche a fine a mese… mi dispiace”.

E anche se nel tuo lavoro sei brava, riesci sempre a convincere la gente a comprare e di solito vendi tantissimo, dopo una frase come questa ti rendi conto che il problema non è tuo. Non c’è strategia di vendita che tenga. Non ti resta che mollare la preda. Quando si tratta di soldi non puoi più insistere. Solo che ultimamente di frasi come questa se ne sentono dire sempre più spesso. La gente non compra i tuoi prodotti anche perché non ha più abbastanza soldi per farlo.

Forse la promoter-redattrice qui presente è solo una delle solite catastrofiste. Allora ditemi voi se questa non è crisi.


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