La gestione degli investimenti di Messina Denaro: energie rinnovabili, supermercati e vecchie lire

Ci sarebbero anche gli investimenti di Matteo Messina Denaro nelle energie rinnovabili tra gli affari gestiti dal clan di Salemi, nel Trapanese. Il personaggio chiave dell’indagine che ha portato a undici arresti è l’imprenditore e capomafia di Salemi Salvatore Angelo già condannato per associazione mafiosa. Per gli inquirenti, sarebbe stato lui occuparsi del business illecito delle rinnovabili dell’ormai ex primula rossa di Cosa nostra arrestato dopo oltre trent’anni di latitanza e morto pochi mesi dopo.

Scarcerato nel 2019, Salvatore Angelo è tornato in affari potendo contare anche sulla collaborazione del figlio Andrea. I due, tramite le loro capacità di reclutare professionisti del settore e di penetrare abusivamente nei sistemi informatici delle banche, avrebbero messo insieme un gruppo criminale in grado di riciclare enormi somme di denaro delle cosche palermitane. Un sistema riuscito anche per mezzo della collaborazione di imprenditori compiacenti ed esperti di finanza.

Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, l’organizzazione avrebbe anche cercato di acquisire, reinvestendo denaro sporco, 12 punti vendita della Coop Sicilia. Un affare che, però, sarebbe poi sfumato. Tra gli obiettivi del gruppo anche quello di riciclare lire fuori corso per conto della ‘ndrangheta calabrese e di ripulire il denaro di Calogero John Luppino, il re delle scommesse clandestine online, altro fedelissimo dell’ex latitante Messina Denaro. Nell’indagine, che ha portato anche a 12 avvisi di garanzia, sono finiti infatti personaggi storici della mafia di Salemi, fedeli alleati del boss originario di Castelvetrano, accusati di avere ripulito milioni di euro e di avere stretto una solida alleanza con le ‘ndrine calabresi . 

Gli indagati rispondendo a vario titolo di mafia, riciclaggio, turbativa d’asta, trasferimenti fraudolenti di valori e ricettazione. L’indagine ha fatto emergere anche una turbativa d’asta della gara sulla gestione dell’erogazione dell’energia elettrica a Favignana. Il bando riguardava la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione, truccato perché a vincerlo fossero due società di Mazara del Vallo.


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