Il grande imbroglio mediatico di americani ed europei su Ucraina e Crimea

I MILITARI USA, LA NATO E LA UE NON DIFENDONO LA DEMOCRAZIA: STANNO SOLO FACENDO I LORO SPORCHI INTERESSI PER RUBARE AGLI UCRAINI IL GASDOTTO, LE RISORSE MINERARIE E LE INDUSTRIE. SORRETTI DA UNA CAMPAGNA MEDIATICA FALSA. LA STORIA DEI MERCENARI ARRIVATI DALLA VIRGINIA

Come sempre più spesso accade, purtroppo, oggi si tende a modificare (il termine corretto sarebbe “mistificare”) le informazioni prima di diffonderle alle gente. Altre volte si cerca di dire solo una parte di queste, modificando però in questo modo la valutazione che chi legge un giornale o ascolta un telegiornale può ricavarne.

Un esempio clamoroso è quello della questione Ucraina e Crimea, che in questi giorni affolla le prime pagine dei media. Si è parlato di invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Si è parlato della volontà di Putin di estendere il dominio sovietico alla Crimea e, ovviamente, un plauso è stato dedicato per lo sforzo che Stati Uniti e Unione Europea starebbero compiendo per salvare i “poveri” ucraini da una simile “minaccia” che metterebbe a rischio la democrazia nel Paese. Sono intervenute l’Onu, l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Nato, che per bocca di Rasmussen, ha sostenuto di voler garantire “l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina” e il “diritto dei suoi cittadini di decidere il loro futuro senza ingerenze esterne”.

I giornali hanno riportato le parole del nuovo premier, Arseni Iatseniuk. La Russia “ci ha dichiarato guerra, siamo sull’orlo del disastro”, ha affermato, “questa è una dichiarazione di guerra contro il mio Paese”. Per Iatseniuk il referendum della Crimea per l’annessione alla Russia “è illegittimo”. “La Crimea è e resterà Ucraina, la Russia ritiri i militari e non supporti le forze che vogliono dividere l’Ucraina”.

Il premier ucraino (come del resto molti altri diplomatici occidentali) ha fatto finta di non sapere che il suo è un mandato ad interim conferito non da un Parlamento normale, ma da un Parlamento provvisorio gestito dai rivoltosi. La sua nomina, avvenuta il 26 febbraio, avrebbe dovuto servire solo a guidare il Paese alle elezioni presidenziali di maggio.

Invece, appena entrato in Parlamento, il premier “ad interim” ha accusato la Russia di voler invadere militarmente l’Ucraina e a riprova di ciò ha detto che Putin avrebbe inviato truppe in Crimea. E ha invocato l’aiuto di tutti. Che, ovviamente, non aspettavano di meglio per sentirsi legittimati ad intromettersi nelle questioni ucraine. ”Le autorità ucraine mi hanno informato oggi della loro richiesta di aiuto dal Fmi. Siamo pronti a rispondere e, nei prossimi giorni, invieremo un tema a Kiev per un dialogo preliminare con le autorità. Questo consentirà al Fmi di effettuare la sua consueta valutazione tecnica e indipendente sulla situazione economica in Ucraina e, allo stesso tempo, avviare il dialogo sulle riforme alla base per un programma del Fmi” ha detto la Lagarde, sottolineando che il Fmi sta inoltre ”discutendo con i nostri partner internazionali su come meglio aiutare l’Ucraina in un momento critico della sua storia. Siamo incoraggiati dalle dichiarazioni di appoggio che sono state espresse”. La richiesta di intervento “urgente” è stata accolta anche dall’ONU, dalla NATO, dagli USA e dall’Unione Europea.

Ma per comprendere ciò che sta avvenendo, è indispensabile sapere cos’è la Crimea e quali sono i suoi rapporti con Ucraina e Russia. La Crimea è una penisola posta sulla costa settentrionale del Mar Nero. Buona parte del suo territorio è amministrata dall’omonima repubblica autonoma. La popolazione è per il 58,5% di etnia russa (non è un caso che il russo sia lingua ufficiale) e solo per il 24,4% è di etnia ucraina. Dopo la caduta dell’URSS nel dicembre 1991, la Crimea proclamò l’autogoverno, ma in seguito accettò di rimanere all’interno dell’Ucraina seppure come repubblica autonoma. Per questo motivo, nel 1997, Russia e Ucraina sottoscrissero un accordo che consentiva alla Russia di avere un proprio avamposto militare e una propria presenza navale militare in Crimea. L’accordo sottoscritto dai due Paesi prevedeva anche una sorta di spartizione delle basi militari e navi in Crimea (alla Russia andavano l’81,7% delle navi della flotta, che in cambio avrebbe corrisposto al governo ucraino un pagamento in denaro). L’accordo prevedeva la possibilità per la Russia di utilizzare i porti in Crimea e l’utilizzo delle frequenze radio.

In base agli accordi sottoscritti nel 1997 da Leonid Kuchma e Boris Eltsin, la Russia può posizionare in Crimea fino a 25.000 uomini, 24 sistemi di artiglieria di calibro inferiore a 100 mm, 132 veicoli blindati e 22 aerei militari. L’accordo ha validità fino al 2017. Inoltre nel 2010 è stato sottoscritto da Dmitri Medvedev e Viktor Yanukovich e prorogato per altri 25 anni, fino al 2042. Anche dal punto di vista politico la Crimea, negli ultimi decenni, è stata apertamente filorussa (lo confermerebbero i risultati di un referendum che avevano visto la maggioranza della popolazione preferire l’indipendenza dall’Ucraina).

Quindi, stando agli accordi internazionali sottoscritti dai due Paesi, la Russia avrebbe tutto il diritto di posizionare le proprie truppe in Crimea. E il premier “ad interim” non avrebbe alcun diritto di invocare l’aiuto delle organizzazioni internazionali e di rischiare di far scoppiare una guerra di dimensioni planetarie.

La verità è che il problema “Ucraina” non è militare né, tanto meno, politico (anche il presidente appena rimosso infatti aveva mostrato una grande apertura verso l’Europa). Né, come al solito, l’interesse delle grandi potenze (UE inclusa) ha niente a che fare con la tutela del diritto di autodeterminazione del popolo ucraino, come pure i giornali continuano a ripetere nella speranza che qualcuno ancora ci creda.

L’interesse per l’Ucraina deriva dalle sue enormi potenzialità economiche. L’Ucraina è uno dei più grandi operatori al mondo per il transito di gas. I gasdotti comprendono 37.600 km di tubature di diverse capacità, un sistema che è il più grande sul continente europeo (dopo quello russo) ed è una fonte di approvvigionamento energetico di grande importanza per molti Paesi europei.

Ma non basta: l’Ucraina possiede anche ingenti risorse minerarie. Secondo le valutazioni degli esperti, un quarto delle “terre nere” del mondo si troverebbe proprio in Ucraina. Per questo motivo il Paese, nonostante occupi solo lo 0,4% della superficie terrestre, occupa un ruolo leader tra i fornitori di risorse minerarie primarie. Tra le sue ricchezze si annoverano oltre 9.000 miniere con giacimenti il cui valore ammonterebbe a circa 11 trilioni di dollari.

Ci sono grandi miniere di carbone (principalmente nel bacino di Donezk) che producono circa 109 miliardi di tonnellate di carbone all’anno. Ma anche giacimenti di ferro (stimati sono in circa 30 miliardi di tonnellate). L’Ucraina possiede anche importanti scorte di nichel, cromo, titanio, mercurio (di quest’ultimo è il secondo fornitore a livello mondiale). Per questo motivo l’Ucraina, negli ultimi anni, è diventata uno dei maggiori produttori di metalli ferrosi alla pari di potenze mondiali come Cina, Stati Uniti, Russia, Corea del Sud e Germania. Produce, infatti, quasi il 4% del volume mondiale di ghisa e il 3,4% dell’acciaio (quasi 39 milioni di tonnellate) che vende a molti Paesi dell’Unione Europea e del Medio Oriente oltre che alla Russia.

Anche il settore chimico è molto sviluppato: in Ucraina operano otto grandi produttori di concimi, sei dei quali, specializzati in concimi azotati (l’Ucraina è uno dei principali esportatori di concimi minerali azotati al mondo). Ogni mese, l’Ucraina esporta in media 290-310.000 t. di carbammide e circa 80.000 t. di nitrato di ammonio. Ogni mese circa 33.000 t. di solfato di ammonio, 6.000 t. di ammofos (monoammonio fosfato) e 19-20.000 t. di miscela di carbammide e ammoniaca escono dal Paese per essere distribuite sui mercati di tutto il mondo.

Anche l’industria aerospaziale è molto avanzata. L’Ucraina è uno dei cinque Paesi al mondo con cicli nazionali chiusi di produzione d’impianti aerospaziali. Le aziende nazionali produttrici di impianti spaziali possiedono 17 delle 22 diverse tecnologie “avanzate” conosciute al mondo e partecipano a 50 progetti internazionali.

È evidente quindi che l’Ucraina, oggi, gode di un’economia e di risorse certamente interessanti per molti gruppi finanziari ed economici internazionali (di recente imprese come da GENERAL MOTORS, DAEWOO, OPEL, CHEVROLET, BOHDAN, produzione di autobus urbani, e ISUZU hanno aperto stabilimenti sul territorio).

Il volume totale degli investimenti effettuati in Ucraina al 31 dicembre del 2012 ammontava a 54,5 miliardi di dollari USA. Una cifra più che sufficiente a giustificare l’interesse degli USA nel Paese. E una cifra che giustificherebbe anche la scelta di Arseni Iatseniuk alla guida del Paese. Ovvero colui il quale, con i suoi ingiustificati allarmismi, di fatto autorizzerebbe l’intrusione di vari soggetti internazionali nelle scelte di politica interna del Paese.

“Sono preoccupato per gli sviluppi in Crimea. Sollecito la Russia a non intraprendere azioni che possano accrescere la tensione o creare equivoci”, così il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. A fargli eco il portavoce della Commissione Ue che ha detto: “L’integrità territoriale dell’Ucraina deve essere rispettata da tutti”.

Così, mentre l’attenzione della gente veniva richiamata sui movimenti di truppe (legittimi e autorizzati da accordi tra i due Paesi), qualcuno ha deciso, come sempre senza preavviso e senza tenere in alcun conto i diritti territoriali di un Paese straniero), di intromettersi nella vita degli ucraini: secondo un giornalista indipendente, all’inizio di marzo sarebbero atterrati, in piena notte, all’aeroporto internazionale Boryspil di Kiev tre aerei con a bordo oltre trecento mercenari (anche se oggi si preferisce chiamarli eufemisticamente contractor) della Greystone Limited, la più grossa agenzia di “soldati a pagamento” del mondo, la Academy. Nessuno sa ufficialmente chi li abbia inviati, ma a parte il fatto che truppe straniere in un Paese libero dovrebbero essere viste come una vera e propria dichiarazione di guerra, non esisterebbero dubbi sul mandante. Sìm perché l’agenzia per cui lavorano questi mercenari ha sede principale in Virginia, e solitamente lavora per multinazionali e governi (in questo momento è sotto contratto del Pentagono e della Cia per diversi miliardi di dollari l’anno)…

In una conversazione tra il Ministro degli Esteri estone, Urmas Paet, e Catherine Ashton, a proposito di cecchini presenti sui tetti di Kiev, il ministro ha detto: “È brutto sapere che la nuova coalizione non voglia chiarire cosa sia successo esattamente. Esiste il forte sospetto che dietro agli sniper [i cecchini n.d.r.] non ci fosse Yanukovich, ma qualcuno della nuova coalizione”.

La verità, quindi, stando ai fatti e non a menzogne ed omissioni mediatiche, è che a Kiev è stato defenestrato un presidente eletto legittimamente e messo capo del governo, non eletto da nessuno, ma comodo a molti soggetti esteri un premier ad interim (cioè a tempo) il quale non ha perso tempo e non ha aspettato regolari elezioni (previste fra un paio di mesi), ma ha subito definito i termini per un ingresso forzato e unilaterale del Paese nell’Unione Europea e nella NATO. Tanto forzato che, tra i primi provvedimenti adottati, ha approvato la cancellazione del russo in Crimea come lingua ufficiale.

Del resto, non è una novità, ma un copione ormai vecchio (e gli italiani dovrebbero saperlo bene): viene rimosso un governo legittimo e messo il potere nelle mani di un soggetto non eletto democraticamente, ma nominato da chi non avrebbe dovuto (perché eletto con un sistema incostituzionale). Appena ricevuto l’incarico questo soggetto non perderà tempo e travalicherà subito i propri diritti e doveri, per attuare misure che facciano gli interessi non dei cittadini, ma di chi ha deciso di metterlo su quella poltrona.

La Nato, ha detto Rasmussen, “sostiene l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina” e il “diritto dei suoi cittadini di decidere il loro futuro senza ingerenze esterne”.

La verità è che la sovranità l’Ucraina l’ha persa nel momento stesso in cui multinazionali assetate di denaro hanno messo gli occhi sulle risorse naturali del Paese e, per appropriarsene, hanno già dimostrato di essere pronte a scatenare una guerra mondiale (che, tra l’altro, per loro sarebbe un’ulteriore fonte di ricchezza…).

 

 

 

 

 

 


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