Nelle carte dell'inchiesta Oro bianco sono finiti anche messaggi dai toni perentori e insistenti telefonate al politico per chiedere un suo intervento a favore di componenti del paracco e loro parenti per questioni sanitarie
Il deputato Pullara e l’inconsapevole sostegno dei boss «Qualsiasi cosa, basta una chiamata: sono a disposizione»
Two is meglio che one. Non solo in gusti di gelati ma anche di politici. Quelli che la mafia avrebbe sostenuto durante le tornate elettorali del 2017 nel territorio della provincia di Agrigento. Nelle carte dell’inchiesta Oro bianco – che ieri ha portato a 35 provvedimenti – un intero capitolo è dedicato ai tentativi di infiltrazione dei boss tra i rappresentanti delle istituzioni. Il paracco (la cosca mafiosa degli stiddari attiva a Palma di Montechiaro) avrebbe puntato tutto su Salvatore Montalto e Carmelo Pullara.
Il primo, 52 anni, impiegato alla banca Unicredit ed eletto al Consiglio comunale palmese in quota Udc, è finito dietro le sbarre con l’accusa di associazione mafiosa. Per i magistrati sarebbe un capodecina della cosca. Il nome di Pullara – deputato regionale agrigentino che, appena tre giorni fa ha lasciato Popolari e autonomisti per aderire al gruppo misto con il suo movimento centrista Onda – per l’ennesima volta è finito nelle carte di un’inchiesta giudiziaria, anche se da non indagato perché «non ha avuto consapevolezza – scrivono gli inquirenti – della caratura criminale degli affiliati che si erano spesi per incrementare il suo successo elettorale». Nel giugno del 2019 Pullara era stato coinvolto (non indagato) nell’operazione Assedio; in quell’occasione era stato il boss di Licata Angelo Occhipinti a definirlo «a disposizione del clan». Un mese dopo il nome di Pullara era tornato in una nuova operazione su mafia e massoneria per il suo interesse a trovare un posto di lavoro a tempo indeterminato per il figlio di un capomafia licatese.
Adesso, stando a quanto ricostruito, la prima conferma del sostegno a Pullara da parte del paracco sarebbe arrivata a inizio agosto 2017. Quando, tre mesi prima della competizione regionale, era tempo di organizzare un incontro elettorale. È un componente dello staff del politico a essere intercettato mentre parla al telefono con Sarino Lauricella, un soggetto inserito nella cosca di Palma di Montechiaro: «Il dottor Pullara – diceva il collaboratore – desidera sapere se era possibile fargli conoscere qualche altro amico, qualche amico che non aveva ancora conosciuto visto che ci stiamo avvicinando piano piano alle elezioni». «Per il dottore questo e altro – replicava Lauricella – Magari ci avvisa e facciamo una bella accoglienza». Non tutti, però, all’interno della cosca avrebbero camminato per sostenere Pullara. A poche settimane del voto, gli inquirenti captano una intercettazione in cui emergerebbe la volontà di un affiliato di sostenere la candidata di Forza Italia Patrizia Marino (non indagata, ndr), moglie dell’ex presidente della provincia Eugenio D’Orsi.
Nei dialoghi incrociati tra gli affiliati, un ruolo centrale lo occupano le intercettazioni captate nel giorno dello spoglio. Il bicchiere per il paracco alla fine sembra però mezzo vuoto, nonostante la vittoria di Pullara. Non tutti, infatti, avrebbero rispettato la promessa di voto mandando su tutte le furie gli uomini della cosca. «Minchia brutta figura, cosa da mettere una maschera», dicevano in merito ai soli 19 voti di una sezione periferica. «Quando viene qualcuno e dice: “ho bisogno” devi dire “non ne ho numero, l’ho perso”». Del resto, quello dei membri della cosca non era stato un impegno disinteressato ma «si aspettavano di ricevere da Pullara – come annotano gli inquirenti – segni concreti di riconoscenza», sotto forma di favori in particolare per il suo ruolo di dirigente dell’Asp di Agrigento. «È buono Pullara, abbiamo bisogno e corre».
Favori che in effetti, stando a quanto documentato durante le indagini, non sarebbero mancati almeno in ambito ospedaliero anche prima del periodo elettorale. A tenere i contatti con Pullara, sia prima che dopo l’elezione, sono Domenico Manganello e Salvatore Montalto. Messaggi dai toni perentori e insistenti telefonate per chiedere un intervento di Pullara per questioni sanitarie riguardanti diversi componenti del paracco e loro parenti. Una zia di Manganello operata d’urgenza all’ospedale di Licata ha bisogno di assistenza. «Mimmo, quando hai bisogno basta che mi chiami. Qualunque cosa, a disposizione», è la pronta risposta di Pullara.
Una disponibilità che si sarebbe concretizzata in diverse circostanze che il deputato sembra prendere particolarmente a cuore: accelerare gli esiti di una risonanza magnetica; fornire informazioni su un cugino colpito da una ischemia; risolvere il problema della carta d’identità dimenticata davanti alla commissione medica ciechi; prenotare visite mediche saltando le liste d’attesa o anticipare controlli già fissati; fare ottenere una camera di degenza singola durante un ricovero in ospedale; fare da tramite per assunzioni in ambito ospedaliero. «Tutti i componenti del paracco – si legge nell’ordinanza – potevano contare sull’intervento dell’onorevole per questioni riguardanti le strutture sanitarie». Abbiamo provato – senza successo – a contattare l’onorevole Pullara che, in una nota stampa, ha dichiarato che «nessuna condotta illecita da me è mai stata posta in essere, men che meno con la consapevolezza di particolari appartenenze di soggetti inseriti nel circuito economico e sociale della provincia di Agrigento. In questa nostra terra purtroppo – ha aggiunto il deputato – quando fai politica, per venire incontro alle esigenze e ai bisogni delle persone, capita inconsapevolmente di venire a contatto con talune persone e taluni ambienti».