Gli affidamenti diretti? Il nuovo precariato per soddisfare il clientelismo elettorale

NELLA SICILIA A STATUTO SPECIALE NON BASTANO 18 MILA DIPENDENTI REGIONALI, 65 CENTRI PER L’IMPIEGO E 1800 OPERATORI EX SPARTACUS PER ATTUALE LE MISURE DI POLITICA ATTIVA DEL LAVORO. CI VOGLIONO ANCHE LE SOCIETA’…

Il ricorso agli affidamenti diretti, strumento di nuovo precariato all’ombra del Governo della legalità? I 1800 ex sportellisti, di fatto licenziati dall’esecutivo regionale, sono vittime sacrificali del più nobile progetto clientelare?

I fatti porterebbero ad una conclusione di questa natura. Cioè di un nuovo mangia mangia a spese della collettività.

Noi ci siamo fatti una nostra idea analizzando tutto quello che è accaduto nel corso del mese di agosto. Dal flop-day del 5 agosto che ha fatto andare in tilt il portale informatico sui tirocini formativi alla delibera di Giunta n.223 approvata il giorno dopo che assegnava, in affidamento diretto a Formez, Italia Lavoro e Sviluppo Italia Sicilia, poco meno di sette milioni di euro di risorse.

Per proseguire con l’annullamento dell’affidamento di cinque milioni di euro ad Italia Lavoro da parte della dottoressa Anna Rosa Corsello del 18 agosto e la contestuale pubblicazione di un nuovo bando pubblico che ha messo insieme le risorse del Piano Giovani con quelle di Garanzia Giovani Sicilia per attuare la misura, destinata ai giovani, del tirocinio formativo.

Per poi giungere alla rimozione del dirigente generale ai dipartimenti Lavoro e Formazione professionale del 27 agosto con nomina di Lucio Oieni al dipartimento Lavoro e di Gianni Silvia al dipartimento alla Formazione professionale. Senza dimenticare le direttive per l’accreditamento degli organismi che dovranno operare nel mercato del Lavoro in Sicilia, pubblicate su precisa disposizione dell’assessore al Lavoro, Giuseppe Bruno.

In tutto questo periodo la Sicilia ha assistito alle continue ‘convulsioni’ del presidente della Regione, Rosario Crocetta, e della sua giovane ‘assessora’, Nelli Scialbra, dovute agli annunci mediatici di annullamento dei due click-day falliti a luglio ed agosto che avevano dato un posto di lavoro temporaneo a 1600 giovani, poi confermati, poi ‘cassati’, ora di nuovo confermati. Una tiritera durata settimane a conferma di un teatrino che ha fatto ridere tutta l’Italia e perdere la speranza nei giovani di un futuro lavorativo.

Ed allora diciamo la nostra, in merito al licenziamento degli sportellisti siciliani.

I lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali costituivano un grande ostacolo per il progetto del cosiddetto ‘Cerchio magico’ del presidente della Regione? È possibile, perché dietro potrebbe esserci una sorta di ‘amministrazione parallela’, come vi abbiamo raccontato in altra parte del giornale.

Proviamo, adesso a illustrare quale potrebbe essere il progetto – chiamiamolo così – di questa amministrazione regionale ‘parallela’.

In primo luogo bisognava far credere che in 1800 – con riferimento ai dipendenti degli ex sportelli multifunzionali – avrebbero ripreso a lavorare presso i Centri per l’Impiego nelle cosiddette politiche attive del lavoro previste sia dal Piano Giovani Sicilia, sia dalla Garanzia Giovani Sicilia.

Solamente far credere, però! Ed allora occorreva creare un percorso parallelo che portava al coinvolgimento del Ciapi di Priolo, ente strumentale della Regione siciliana che ben si prestava all’utilizzo di tali professionalità con contratti da precari.

La sperimentazione attuata attraverso il progetto ‘Spartacus’, che ha impegnato 1800 operatori dal 21 ottobre 2013 al 22 aprile 2014, ne costituiva la ‘prova generale’ di un duraturo impegno della citata platea di lavoratori licenziati da illudere.

Il percorso doveva poi arenarsi per strane congetture astrali e l’emergenza consequenziale portare il Governo regionale a imprimere un’accelerazione negli affidamenti diretti a società private strettamente collegate alle istituzioni pubbliche.

Assunzioni a go-gò di centinaia di nuovi precari da spendere nelle varie società come Formez, Italia Lavoro, Sviluppo Italia Sicilia.

Un Governo regionale che, ispirato dal ‘cerchio magico’ – un composito di esperienze provenienti dal vecchio modo di fare politica in Sicilia come nel resto del Paese – ha provveduto scientemente a creare le condizioni per lanciare una sorta di ‘Sos’, una richiesta d’aiuto a società super professionalizzate, gestite a livello apicale da nomine squisitamente politiche.

Società chiamate a garantire ‘assunzioni selvagge’ con aggiramento del blocco delle assunzioni che la legge regionale, oltre che nazionale, impone nel pubblico impiego e nel settore privato dove ‘sguazzano’ le partecipate regionali e le società private a capitale pubblico.

Alla fine il metodo è vecchio: ‘scassare’ ciò che c’è, com’è successo nel settore della Formazione professionale, per poi ricostruire attraverso soggetti, metodi e procedure scelte ad hoc per l’uso richiesto da precisi ambienti politici.

Non è un caso che il ricorso ai contratti di assistenza tecnica siano aumentati esponenzialmente negli ultimi cinque anni, così come l’affidamento diretto e senza bando di evidenza pubblica, anche a società con personalità giuridica di diritto privato, come il Formez.

Soggetti in grado di assumere anche per un giorno pur di assecondare le necessità sempre più impellenti di certa politica che interpreta la gestione della ‘cosa pubblica’ come un affare elettoralistico e quindi, conseguentemente, clientelare.

Oppure come il caso di Italia Lavoro, società per azioni, totalmente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che opera, per legge, come ente strumentale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell’occupazione e dell’inclusione sociale.

Od ancora di Sviluppo Italia Sicilia, partecipata regionale che verrebbe capitalizzata con le risorse comunitarie destinate alla Formazione professionale ed alle politiche attive del Lavoro.

Finalità nobili, quelle previste dalla legge che ha istituito le citate società, su questo non ci piove. La questione è altra. È possibile che in una Regione a Statuto speciale come la Sicilia, che vanta potestà organizzativa in materia di mercato del lavoro, dotata di 65 Centri per l’Impiego, circa 18 mila dipendenti regionali e con 1800 operatori, formati, qualificati e professionalizzati e che hanno operano dagli inizi degli anni 2000 fino allo scorso 22 aprile 2014 nelle politiche attive del lavoro si debba ricorrere a contratti milionari, in affidamento diretto, chiedendo l’assistenza di società esterne all’Amministrazione regionale?

Perché il Governo regionale ha deciso di ricorrere massicciamente alle società di assistenza tecnica? Come mai in epoca di ‘Spending review’ e di crisi economica, che ha ridotto le capacità finanziarie del Bilancio dello Stato e della Regione siciliana, le uniche risorse disponibili, quelle comunitarie, non vengono spese per creare volano economico?

Così scopriamo che solo per il ricorso alle società di assistenza tecnica ‘esterne’ alla Regione le risorse comunitarie si spendono al cento per cento? È un caso oppure c’è sotto qualcosa sotto?

Non è lontano dalla realtà, quindi, il progetto politico del ‘cerchio magico’ di creare nuovo precariato alla corte dei potentati elettorali che presidiano da tanto, forse troppo tempo,il territorio e la gestione del ‘bene comune’.


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