«Ho fatto tutto per spirito cristiano»: le dichiarazioni spontanee di un'ancella del santone Capuana

«Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per spirito cristiano ed evangelico». Si potrebbero riassumere così le brevi dichiarazioni spontanee che ha reso, in un’aula del tribunale di Catania, Fabiola Raciti. La donna è una delle tre imputate con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alle violenze nel processo 12 apostoli che vede alla sbarra il santone Pietro Capuana. L’80enne ex bancario accusato di abusi sessuali su delle giovani, all’epoca dei fatti anche minorenni, che era l’allora leader della comunità della chiesa Lavina di Aci Bonaccorsi (in provincia di Catania). Concluse le discussioni delle parti civili, sono iniziate quelle degli avvocati della difesa. Prima di tutto, però, a prendere parola è stata Fabiola Raciti, considerata una delle ancelle sacerdotesse del santone. «Non ho mai manipolato o influenzato le ragazze indirizzandole verso Capuana», ha aggiunto l’imputata nel corso delle sue dichiarazioni spontanee durante l’udienza a cui ha assistito anche un gruppetto di persone a suo sostegno.

L’avvocata Giacoma Taccia che la difende ha affermato che, nell’ambito della comunità, la sua assistita avrebbe fatto «proselitismo» e che la parola «setta» non per forza debba essere intesa in una accezione negativa. La legale, inoltre, ha messo in discussione l’attendibilità delle dichiarazioni delle vittime sostenendo che, conoscendosi tra loro, avrebbero potuto accordarsi su quanto raccontare. A prendere parola dopo di lei, è stato l’avvocato Cesare Cicorella che difende Katia Concetta Scarpignato. Nel corso della sua discussione, il legale ha puntato sul fatto che la presenza della sua assistita sarebbe stata provato solo saltuariamente e che, quindi, non sarebbero provabile nessun concorso nel favorire le condotte di Capuana. Il sedicente santone che avrebbe presentato alle vittime le violenze come «atti di purificazione» compiuti in veste di autoproclamato reincarnazione dell’arcangelo Gabriele.

Nel corso della prossima udienza, già fissata per martedì 8 luglio, è prevista la discussione degli avvocati difensori di Rosaria Giuffrida e di Pietro Capuana. La sentenza potrebbe già arrivare alla fine dell’estate. Per il santone, la pubblico ministero Agata Consoli ha chiesto una condanna a 16 anni di carcere, uno in meno per Fabiola Raciti, mentre per Rosaria Giuffrida e Katia Concetta Scarpignato la richiesta della pm è stata di 14 anni di reclusione. Il mese scorso, intanto, sono state condannate in primo grado per diffamazione tre donne vicine alla comunità dell’associazione cattolica Cultura e ambiente (Acca) – Epifania Consuelo TorrisiValentina Daniela Spadaro e Nunziatina Maria Lo Faro – che, sedute di spalle davanti alle telecamere di Rete 4, avevano offeso madre e figlia (assistite dagli avvocati Tommaso Tamburino e Roberto Russo Morosoli) che per prime hanno denunciato le violenze del santone.


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