Un dissalatore pubblico mobile temporaneo da istallare all’interno di un terreno attualmente in concessione alla multinazionale Enel Green Power. Successivamente, ma non è chiaro quando, l’infrastruttura verrà trasferita a Trapani e, in via definitiva, verrà ripristinato un impianto già esistente, che si trova in un’area di proprietà della Regione Siciliana, ma che è fermo da […]
Foto di Maurizio Saia
Dissalatore a Porto Empedocle, polemiche sull’impianto temporaneo: raccolta firme e interrogazione all’Ars
Un dissalatore pubblico mobile temporaneo da istallare all’interno di un terreno attualmente in concessione alla multinazionale Enel Green Power. Successivamente, ma non è chiaro quando, l’infrastruttura verrà trasferita a Trapani e, in via definitiva, verrà ripristinato un impianto già esistente, che si trova in un’area di proprietà della Regione Siciliana, ma che è fermo da quasi 14 anni. Una scelta che a molti appare contraddittoria, ma che, almeno per ora, rappresenta il piano operativo ufficiale stabilito per l’installazione del dissalatore mobile a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. L’opera, considerata strategica per contrastare la crisi idrica che attanaglia l’isola, suscita più di una perplessità. La popolazione locale si è attivata costituendo un comitato spontaneo denominato Mare Nostrum e il primo passo è stata una raccolta firme – oltre 500 sottoscrizioni – per chiedere che l’impianto venga installato da subito nell’area regionale. La stessa in cui c’è già un dissalatore, operativo fino al 2010, abbandonato e saccheggiato dai vandali.
Alla richiesta si è unito anche il deputato regionale Ismaele La Vardera, che ha presentato un’interrogazione a risposta orale indirizzata al presidente della Regione Renato Schifani e agli assessori competenti ai Servizi di pubblica utilità e al Territorio e ambiente. Secondo il parlamentare e il comitato cittadino, è necessario fare chiarezza non solo sui costi nei confronti del privato – Enel – ma anche su quelli del trasferimento. C’è poi la questione relativa all’impatto ambientale dell’intera operazione. La zona individuata per la realizzazione temporanea del dissalatore mobile ricade, infatti, nella spiaggia di Marinella, indicata dai documenti dell’Assemblea regionale siciliana come «uno degli ultimi tratti di arenile libero e fruibile del comprensorio empedoclino», situato nei pressi del centro abitato e del porto, in un’area destinata allo sviluppo turistico sostenibile e alla valorizzazione ambientale.

Nella documentazione tecnica dell’opera, però, si specifica che «sono stati analizzati i piani paesaggistici regionali e i piani regolatori di Porto Empedocle e Agrigento» e che non risultano vincoli tali da ostacolare la realizzazione dell’impianto. Il progetto non riguarda solo il dissalatore in sé, ma anche la costruzione di una serie di condotte. Da quelle per lo scarico a mare (linea gialla nella mappa, ndr) fino alle tubazioni che, attraverso l’acquedotto, si connetteranno alla rete di sovrambito. Quest’ultimo prevede un tracciato lungo circa 4500 metri, con un dislivello di 125 metri. Una parte sarà di nuova costruzione, interrata lungo la viabilità e con i lavori già avviati (linea blu nella mappa, ndr), mentre il tratto finale sfrutterà una condotta già esistente che arriverà fino al serbatoio di accumulo di Villa Seta. Poi, con la cosiddetta fase 2, l’impianto mobile verrà spostato a Trapani, mentre a Porto Empedocle sarà realizzato un nuovo e più potente dissalatore fisso, proprio nel sito che ospitava i vecchi impianti ormai abbandonati e compromessi. Durante la prima fase, Enel metterà a disposizione alcune infrastrutture della sua centrale, tra cui la vasca di arrivo dell’acqua di mare, il sistema di filtrazione e la vasca di captazione.
Nel piano regionale sono previsti in totale tre dissalatori mobili, oltre a quello di Porto Empedocle, anche a Gela e a Trapani. Per averli la Regione ha investito 100 milioni di euro di cui 10 provenienti dal bilancio di palazzo d’Orleans. Secondo la task force della Regione, serviranno almeno due anni per consentire ai bacini idrici di recuperare le riserve. I costi del servizio, per i primi due anni, saranno sostenuti dalla Regione. Poi oltre la metà delle spese verrà trasferita ai gestori e, dunque, ai cittadini. Le stime parlano di costi di gestione compresi tra 1,50 e 1,70 euro al metro cubo, per un esborso complessivo che potrebbe raggiungere un milione di euro al mese, pari a 24 milioni di euro nel primo biennio.