Corte dei Conti, le pagelle di Aloisio sul Comune Bene lotta all’assenteismo, bocciato sistema rifiuti

Elogi alla giunta Orlando per le scelte in materia di immigrazione e integrazione e per la lotta contro l’assenteismo fra i dipendenti comunali e delle partecipate, ma anche una lavata di capo a Regione e Comuni isolani per la gestione della raccolta dei rifiuti, foriera di continue emergenze. Ci sono luci e ombre nel giudizio che il procuratore regionale della Corte dei Conti Giuseppe Aloisio esprime sull’operato dell’amministrazione del capoluogo all’interno della sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Beni culturali, sprechi, fondi europei, corruzione, spese pazze, gettonopoli, formazione, turismo, infrastrutture: le bordate del magistrato contabile smontano pezzo per pezzo l’azione del governo Crocetta e dell’Ars. Non è da meno il giudizio sul ciclo dei rifiuti: si è scelto di «privilegiare le discariche» a danno della raccolta differenziata con «aggravi di costi per la collettività e danni ambientali di proporzioni preoccupanti, tra i quali destano allarme lo sversamento di sostanze inquinanti nelle falde acquifere e il conferimento in discarica di rifiuti speciali». 

Un sistema malato, dunque, che si allunga fino alla Conca d’Oro: alcune delle 13 istruttorie avviate nel 2015 dalla Corte di conti riguardano i comuni del palermitano che hanno mancato gli obiettivi in materia di raccolta differenziata. Ascoltando Aloisio viene subito in mente l’enorme ritardo che sta caratterizzando l’avvio della seconda fase del porta a porta. Altre due istruttorie «avviate e non ancora definite» puntano il dito sulla discarica di Bellolampo. Se, da una parte, il danno patrimoniale delle illegittime spese di gestione – fra le quali «l’irregolare realizzazione della quinta vasca» – «risulterebbe di non rilevante entità», sarebbero gravi i danni ambientali determinati «dallo sversamento del percolato e dal pericolo di inquinamento delle falde acquifere di Palermo».

Sotto questo punto di vista perfino il Ministero dell’Ambiente si è dimostrato sordo. Invitato a mandare dei tecnici per verificare lo stato di salute della collina di Bellolampo e delle sue acque sotterranee, il ministro finora non ha fornito alcuna risposta: «la sostanziale frustrazione delle esigenze istruttorie manifestate dal mio ufficio – scrive Aloisio – conferma l’assoluta mancanza di collaborazione del ministro dell’Ambiente con il procuratore regionale». L’unico risultato ottenuto dal sistema dei rifiuti è che «il primo biglietto da visita per i turisti è la fila di immondizia, ormai endemica, da Punta Raisi a Palermo».

Cambiando fronte, il procuratore si congratula per la caccia ai furbetti del cartellino avviata dalla giunta Orlando. A fronte di una Regione che applica «a macchia di leopardo» (in tre anni silurati appena 12 dipendenti su 20mila) le norme sul licenziamento disciplinare (un decreto del 2001 integrato dalla riforma Brunetta del 2009), il Comune del capoluogo si è distinto, insieme ad altri, per la «rigorosa applicazione delle regole» licenziando nell’ultimo quinquennio 44 impiegati, cui devono aggiungersi altri 68 dipendenti delle società partecipate, «senza considerare il rilevante numero di procedimenti disciplinari avviati nel 2015 dal Comune (297, di cui 129 conclusi con irrogazione di sanzione) e dalle società partecipate, come la Rap (570, di cui 498 già definiti)».

Aloisio mostra apprezzamento anche per le battaglie di Palazzo delle Aquile sull’immigrazione: «Palermo è divenuta, a livello internazionale, apprezzato modello di riferimento per un contesto sociale basato su interazione e multiculturalismo, e non sull’imposizione dell’integrazione, com’è testimoniato da iniziative quali l’adozione della Carta di Palermo 2015, manifesto sulla Mobilità umana internazionale, e l’istituzione della Consulta delle Culture, quarta istituzione cittadina, organo rappresentativo di tutte le comunità immigrate nel territorio comunale». 

In Sicilia c’è un ricorso eccessivo, e spesso immotivato, infine, alle consulenze e agli incarichi esterni, che causa da un lato una «ingente lesività dell’erario» e dall’altro mortifica le professionalità interne. Fra le 67 istruttorie avviate nel 2015 c’è quella che coinvolge dieci aziende sanitarie e ospedaliere che, pur avendo un ufficio legale, hanno speso milioni per conferire ad avvocati esterni un «numero elevatissimo di incarichi di rappresentanza e difesa». Due sole eccezioni: le Asp di Enna e Palermo sono un «esempio di corretta gestione». L’Asp di Palermo è anche quella che meglio di tutte le altre ha applicato criteri di oculatezza nella gestione degli appalti e così è riuscita a «realizzare consistenti risparmi poi reinvestiti nell’acquisto di attrezzature moderne».


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