Corte dei conti, gli sprechi degli enti pubblici Troppi incarichi e consulenze non necessarie

Milioni di euro che si sarebbero potuti risparmiare. È questa la sintesi del procuratore regionale Giuseppe Aloisio, sulla gestione finanziaria degli pubblici in Sicilia. Aloisio ha parlato in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei conti, sottolineando come nel 2015 siano state 67 le istruttorie avviate dalla Procura.

Dall’analisi dei singoli casi, è emerso un elevato ricorso a consulenze e incarichi esterni anche quando le singole amministrazioni avrebbero potuto fare affidamento al proprio personale. Ciò avrebbe causato da una parte un «ingente lesività dell’erario». Tra i casi più eclatanti, la Corte dei conti segnala quello di una decina tra aziende sanitarie e ospedaliere che hanno scelto di conferire «un numero elevatissimo di incarichi di rappresentanza e difesa», pur avendo nella propria pianta organica un ufficio legale. In tema di sanità, chi secondo Aloisio si è comportato bene sono le Asp di Palermo ed Enna, che, riuscendo a gestire con attenzione gli appalti, si sono ritrovati con residui di bilancio utili per acquistare nuove strumentazioni.  

Passando ai numeri – contenuti nella relazione della presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti regionale, Luciana Savagnone – nell’ultimo anno sono state comminate condanne per quasi 28 milioni di euro, di cui 8,9 nei confronti di amministrazioni statali. Quasi 19 milioni di euro, invece, le somme che dovranno essere restituite agli enti locali, mentre i soldi sottratti alle aziende sanitarie ammontano a più di 53mila euro. «Tra le condanne per risarcimento c’è di tutto – ha dichiarato Savagnone – dai contributi comunitari mal spesi o intascati e i costi lievitano perché non si riesce a gestire il contributo in maniera corretta. Poi ci sono anche casi di truffa come la sovrafatturazione». All’origine di questi reati, secondo la Corte dei conti, ci sarebbe la carenza pressoché «totale» di controlli all’interno degli enti: «Si perpetuano episodi per lunghissimi periodi di tempo ma nessuno si accorge di niente. Non voglio parlare di connivenza ma, certamente – ha concluso la presidente – una maggiore attenzione di chi dovrebbe controllare aiuterebbe». 

Tra i primi a esprimersi sulla relazione, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone: «Sono state notificate diverse sentenze che hanno fotografato una situazione chiaramente non edificante» ha detto, aggiungendo che «le sentenze si eseguono e non si commentano». Sugli sprechi della politica, la cosiddetta casta, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana ha tenuto a sottolineare che nel caso di sala d’Ercole, recependo il decreto Monti, «abbiamo cambiato il sistema» e oggi «il consigliere regionale della Sicilia con i suoi cinque milioni di abitanti prende quanto il consigliere regionale del Molise con i suoi 300mila abitanti». Altro problema che affligge le amministrazioni pubbliche è la corruzione: «C’è un’immoralità diffusa che va contrastata, ma accanto a tanti corrotti ci sono anche tantissimi corretti. L’Italia per corruzione viene dopo la Bulgaria, questo è il dato devastante. Il politico – ha concluso Ardizzone – risponde di più, perché dovrebbe fare le leggi, ma è un fenomeno diffuso». 


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L'inaugurazione dell'anno giudiziario dell'organo è stata l'occasione per fotografare la situazione in Sicilia. Troppi i casi in cui le amministrazioni hanno fatto affidamento a professionisti esterni, pur avendo al proprio interno figure simili. Causando un «ingente lesività dell'erario»

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