In cambio delle assunzioni come volontari di dodici persone, il sindaco Di Giacinto avrebbe offerto alla cooperativa sociale Luna Nuova un accordo di partenariato sociale per poter poi accedere ai contributi regionali. I nomi erano indicati in una lista
Casteldaccia e la compravendita del servizio civile «Sono ragazzi vicini, poi ce li possiamo ritrovare»
Una lista con i nominativi da assumere e le promesse di lavoro in cambio del voto: c’è molta Sicilia, di quella antica che resta moderna, nelle vicende del Comune di Casteldaccia che hanno portato all’arresto ieri mattina di quasi mezza giunta Di Giacinto – oltre al primo cittadino anche il suo vice Giuseppe Montesanto e l’assessora all’Istruzione Maria Tomasello. Tutti e tre sono accusati di atti contrari ai doveri d’ufficio, perché hanno siglato un accordo di partenariato sociale tra il Comune di Casteldaccia e la cooperativa sociale Luna Nuova: ufficialmente per promuovere iniziative finalizzate alla prevenzione e al contrasto della violenza su donne e minori, in realtà, secondo l’accusa, con l’obiettivo di averne un ritorno elettorale.
Sotto accusa soprattutto la delibera comunale n°78 del 7 settembre 2018, con la quale la giunta aveva affidato i servizi proprio alla cooperativa sociale – permettendo ai soci di poter effettuare i lavori all’interno degli spazi comunali – in cambio dell’assunzione di alcuni giovani da impiegare come volontari del servizio civile nazionale nell’ambito del progetto Never Alone. Il classico do ut des, d’altra parte, serviva alla cooperativa per poter partecipare all’avviso pubblico per la concessione di contributi regionali finalizzati all’apertura di sportelli d’ascolto per donne vittime di violenza.
È il 31 agosto 2018 quando Marianna Cirone, vicepresidente del cda di Luna Nuova, si reca nell’ufficio del sindaco Di Giacinto per comunicargli che «le hanno attivato il servizio civile». La donna è contenta: avrà a disposizione 15 volontari per un anno, al costo di 433 euro e 80 centesimi ciascuno, e soprattutto saranno pagati dallo Stato. Per lei sta «conservando» solo tre posti, uno dei quali da destinare alla nipote, lasciando intendere che gli altri restano a disposizione del primo cittadino. «Solo questo ti volevo dire» aggiunge sibillina, rimandando poi al sito della cooperativa per maggiori informazioni.
Quei posti da volontario per il servizio civile sono tra l’altro ambiti: si tratta pur sempre di un impiego remunerato per un anno, in un territorio come la Sicilia asfittico di prospettive lavorative per i giovani. Ne parlano in un altro caso anche il vicesindaco Giuseppe Montesanto e Antonino Amato, che si candida a fare da intermediario con Cirrone. «Sono ragazzi che stanno più vicino a noi, poi magari ce li possiamo ritrovare» dice Amato, come a dire che poi questi sono favori che verranno restituiti con il voto alle prossime elezioni.
Ed è da questo momento che si mette in moto la macchina organizzativa. Nasce l’idea del protocollo d’intesa tra il Comune e la cooperativa, da far visionare a un funzionario della Regione per poi rafforzarlo ulteriormente attraverso una delibera di giunta. Quando ci sono di mezzo gli affari, d’altra parte, anche gli antagonismi politici vengono messi da parte. Al sindaco Di Giacinto, infatti, non piace che in mezzo ci sia Marianna Cirone, perché la donna alla scorsa competizione elettorale aveva appoggiato il suo avversario Lorenzo Canale. Così accetta soltanto che allo sportello all’interno del Comune ci sia soltanto Antonino Amato, mentre la presenza di Cirone sarebbe «di cattivo gusto» a soli tre mesi dal suo insediamento.
Intanto il primo cittadino si attiva, e sollecita una serie di conoscenti a far presentare la domanda per il servizio civile ai propri figli. A distanza di qualche giorno (siamo al 19 ottobre) Di Giacinto consegna una lista a Cirone con i nomi dei soggetti da selezionare per il servizio civile. Si tratta di otto persone, meno delle dodici che Cirone aveva indicato il mese precedente: ma poco male, perché nel frattempo sono arrivate altre segnalazioni da parte del vicesindaco Montesanto, dell’assessora Tomasello, e di altri due persone che segnalano i propri figli. Interrogati dagli inquirenti, tutti i familiari dei giovani poi assunti come volontari hanno confermato di aver ricevuto rassicurazioni da parte del sindaco.