Carlo Garozzo ha apposto «la firma più pesante, convinta e decisa della mia vita» sulla procura all'avvocato Ivan Albo. «Era amico di Lele e ha vissuto con lui gli anni dell'Università», racconta a MeridioNews. L'udienza preliminare è fissata per il 17 luglio
Caso Scieri, gli amici chiedono di costituirsi parte civile «Associazione nata 21 anni fa per avere verità e giustizia»
«È stata
la firma più pesante, convinta e decisa della mia vita». È così che Carlo Garozzo, il presidente dell’associazione Giustizia per Lele, annuncia di avere firmato la procura all’avvocato Ivan Albo per la richiesta di costituzione di parte civile al processo sulla morte del parà siracusano Emanuele Scieri, morto il 13 agosto del 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. Durante l’udienza preliminare – fissata per venerdì 17 luglio nel tribunale militare di Roma – il giudice dovrà valutare la richiesta di rinvio a giudizio, formulata dalla procura generale militare, per i tre ex commilitoni di Scieri accusati di omicidio pluriaggravato.
«Raggiungere lo scopo per cui era nata la nostra
associazione, qualche volta, nel corso di questi 21 anni, ci è sembrato impossibile – dice Garozzo a MeridioNews – E, invece, adesso siamo a un passo dalla prima udienza del processo». Con l’associazione, nata il 10 settembre del 1999, per 21 anni gli amici hanno tenuto vivo il ricordo di Emanuele. «È rimasto sempre nei nostri cuori, nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. Abbiamo sempre cercato verità e giustizia e adesso – sottolinea – la nostra richiesta di essere parte civile ha un forte valore etico e morale». Ad assistere l’associazione sarà l’avvocato Ivan Albo, che è anche il legale del fratello di Scieri. «Lui non solo era un caro amico di Lele – aggiunge Garozzo – Insieme hanno vissuto tutti gli anni dell’università di Giurisprudenza a Catania. Anche per questo, abbiamo deciso di affidare a lui la nostra voce, il nostro dolore e la nostra forza».
A vent’anni dalla morte del paracadutista in servizio di leva, la procura di Pisa ha riaperto le indagini dopo la relazione della commissione parlamentare d’inchiesta. Nell’ottobre dell’anno scorso, la procura generale militare della corte d’Appello di Roma ha chiesto all’autorità giudiziaria di Pisa il trasferimento dell’indagine. Al momento, i due procedimenti vanno avanti parallelamente. Imputati sono il 41enne Andrea Antico originario di Casarano (Lecce) e ora in servizio presso il settimo Reggimento Aves (Aviazione dell’esercito) di Rimini; il 41enne Alessandro Panella residente a San Diego (in California) ma domiciliato a Cerveteri (Roma); e il 43enne Luigi Zabara – nato in Belgio e residente a Castro dei Volsci (Frosinone) – autore del libro Coscienza di piombo, nel quale viene affrontato anche il tema del rimorso. «I protagonisti commetteranno degli errori irreversibili. Come si può continuare a vivere la propria vita in maniera normale – si chiede l’autore – dopo aver commesso il più tremendo degli sbagli?».
Secondo la ricostruzione della procura militare, i tre incontrano Scieri mentre
stava per fare una telefonata con il suo cellulare, poco prima di rientrare in camerata. Per punizione e «abusando della loro autorità», lo costringono a «effettuare subito numerose flessioni sulle braccia». Nell’avviso di conclusione delle indagini si legge che «mentre eseguiva le flessioni, lo colpivano con pugni sulla schiena e gli comprimevano le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia». Sulle scale, Scieri sarebbe stato seguito dal caporale Panella che, per fargli perdere la presa, «lo percuoteva dall’interno della scala e, mentre il commilitone cercava di poggiare il piede su uno degli anelli di salita, gli sferrava violentemente un colpo al dorso del piede sinistro; così Scieri perdeva la presa e precipitava al suolo da un’altezza non inferiore a cinque metri, riportando lesioni gravissime».