Dietro l'affido diretto del maggio 2007 alla Pubbliservizi Spa dell'appalto per la pulizia della nuova aerostazione dell'aeroporto di Catania «c'è stata una palese violazione di legge». Sette gli imputati alla sbarra, tra i quali l'ex governatore che in quel periodo era presidente della Provincia
Caso Sac, chiesti 2 anni e 6 mesi per Lombardo L’accusa: «Dominus con posizione apicale»
Due anni e sei mesi di reclusione per abuso d’ufficio. È quanto chiede la Procura di Catania per Raffaele Lombardo per l’affidamento senza gara del 7 maggio 2007 alla Pubbliservizi Spa dell’appalto per la pulizia della nuova aerostazione dell’aeroporto Vincenzo Bellini. In quel periodo il leader autonomista ricopriva la carica di presidente della Provincia etnea e di componente del consiglio d’amministrazione della Sac (Società aeroporto Catania). Un vero e proprio «dominus con posizione apicale», per il quale il pubblico ministero Angelo Busacca ha chiesto la condanna.
Sarebbe stato Lombardo, seconda l’accusa, «il regista dell’operazione» avvenuta «in palese violazione di legge». Dietro la mancata gara pubblica «una precisa volontà di favorire» la società partecipata della Provincia con il fine di «mantenere gli standard lavorativi e favorire nuove assunzioni». A occupare un ruolo «apicale» sarebbe stato secondo gli inquirenti anche Stefano Maria Ridolfo – unico a essere presente in aula – all’epoca dei fatti presidente del consiglio d’amministrazione della Sac ed ex sindaco di San Michele di Ganzaria. Per lui la richiesta di condanna avanzata è di due anni. «Si è prestato a questa operazione», ha sintetizzato il pm.
La vicenda per gli inquirenti poggia le sue basi alla fine del 2006 quando «viene preparata la strada – ha spiegato il magistrato al collegio presieduto da Maria Pia Urso – con la richiesta alla Sac di comprare alcune azioni della Pubbliservizi». Successivamente viene revocato il contratto di pulizia alla precedente ditta, ma non viene redatto il bando per il nuovo appalto nonostante «alla Sac si applichi il codice degli appalti». Il cuore dell’inchiesta si sposta così al 7 maggio 2007 quando viene approvata la delibera di affidamento diretto. «Si è proceduto senza istruttoria – ha proseguito Busacca – non per leggerezza, ma perché non c’era nessun documento scritto che accertava la possibilità di quella procedura». Una volontà «precisa di chiudere gli occhi a dispetto della legge e della libera concorrenza». A essere messo da parte sarebbe stato «il perseguimento dell’interesse pubblico» con la Pubbliservizi «che non era beneficiaria inconsapevole». Così si è concretizzato «un ingiusto danno alle imprese concorrenti a cui non era consentito partecipare».
Con Lombardo e Ridolfo, alla sbarra ci sono Giacomo Di Blasi, direttore generale in quel periodo della partecipata della provincia etnea che si occupa di servizi integrati, Michele Sineri, Alfio D’Urso, Sebastiano Paladino, Giuseppe Gitto, tutti componenti del consiglio d’amministrazione della società aeroporto Catania. Per loro l’accusa ha chiesto la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione.