Caccamo, imprenditore pronto a rilancio di Sicilcalce  Spiraglio per ex operai, Comune disponibile

Tra tante aziende siciliane che giacciono in stato di abbandono, in attesa di un ‘salvatore’ che fornisca liquidità e un progetto sostenibile, c’è anche la Sicilcalce, storica fabbrica di Caccamo. Dopo anni di buio – l’impresa è stata dichiarata fallita nel maggio 2016 – si è fatto avanti un nuovo acquirente per ridare una seconda vita alla nota fabbrica nel Palermitano che produceva laterizi e impiegava, fino a poco tempo fa, oltre una trentina di lavoratori. Una buona notizia per gli ex operai, ma anche una scommessa per l’intero comprensorio che potrebbe tirare un sospiro di sollievo. L’ipotesi di rilancio si deve a un imprenditore di Messina, Giovanni La Fauci, che vanta una lunga esperienza nel settore e che, alcuni mesi fa, ha illustrato il proprio progetto ricevendo il sostegno degli amministratori del Comune di Caccamo e dei sindacati. 

«Come amministrazione siamo felicissimi di questa ipotesi di rilancio dell’impianto – racconta Giovanni Alongi, assessore al Commercio di Caccamo, riferendosi all’ultimo incontro che si è tenuto l’8 dicembre scorso nella sede del Comune – Abbiamo avuto già diversi incontri con le organizzazioni dei lavoratori e l’imprenditore che ha illustrato il progetto per il recupero e la ristrutturazione della fabbrica si è detto disponibile a riassorbire una parte delle maestranze. Sarebbe una grande occasione per il territorio e, come amministrazione, abbiamo dato la massima disponibilità a collaborare per far sì che il progetto vada in porto». Seppur ancora alle prime battute, a dare sostanza al sogno dell’imprenditore di riaprire gli impianti della Sicilcalce, sarebbe la realizzazione di un nuovo prodotto che potrebbe far tornare agli antichi splendori l’insegna di Sicilcalce.

«La mia famiglia è molto nota in questo campo e vanta una lunga attività nella produzione di laterizi in provincia di Messina – racconta La Fauci – Ma, ciò che mi sta spingendo in questa zona della Sicilia è la disponibilità della materia prima, l’argilla, che scarseggia dalle nostre parti, mentre si prevede ampia per parecchi anni nel Palermitano e a Trapani per i prossimi 15-30 anni, e giustifica l’investimento». L’obiettivo è la produzione di un materiale innovativo molto utilizzato al Nord, il Norma Tris, del quale La Fauci ha acquistato l’autorizzazione per la realizzazione del prodotto finito, destinato all’impermeabilizzazione delle murature esterne. Un piano ambizioso, anche da un punto di vista finanziario, e su cui grava anche l’incognita legata ai tempi della burocrazia.

«Al momento stiamo procedendo con la richiesta delle autorizzazioni per l’estrazione dell’argilla dalla cava annessa alla fabbrica, ormai scaduta nel 2010, e ci auguriamo di ottenere l’ok entro la fine della primavera. Se tutto andrà come mi auguro, contiamo di iniziare per la seconda metà del prossimo anno, magari prima dell’estate» ripete La Fauci, ma bisogna tenere conto anche dei tempi necessari per la ricostruzione degli impianti in condizioni non proprio ottimali che necessitano di profondi interventi. Tra le buone notizie, il reimpiego degli ex lavoratori in caso di riapertura: «Non ci sono preclusioni, cercheremo di riassorbirne il maggior numero – assicura –  bisognerà fare una scrematura a livello di competenze per coloro che sono disponibili».

L’iniziativa, non a caso, ha ricevuto il plauso delle organizzazioni dei lavoratori che hanno sposato il progetto: «Stiamo cercando di attivare la clausola di salvaguardia per gli ex operai – spiega il segretario generale Filca Cisl Palermo Trapani Paolo D’Anca – e garantire l’assunzione dei circa 32 opera rimasti a casa dopo la chiusura dell’impresa, attualmente in gestione fallimentare. Seguiremo con attenzione tutte le fasi – conclude – con la speranza che non ci siano intoppi». 


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