Chi è la «meglio gioventù» che ha ripulito Scala dei Turchi «Quando è tornata a splendere, ci si sono illuminati gli occhi»

«Un colpo al cuore». È così che sia la sindaca di Realmonte Sabrina Lattuca, sia uno dei giovanissimi volontari che hanno ripulito scala dei Turchi, hanno descritto la sensazione provata di fronte alla ferita rosso sangue che sabato scorso è stata inferta con dell’ossido di ferro in polvere alla marna bianca del bene candidato all’Unesco per diventare patrimonio dell’umanità e che da anni è al centro di un’annosa contesa tra pubblico e privato che presto potrebbe essere risolta. Intanto, quest’ultima ferita è stata risanata in meno di 24 ore grazie alla sinergia tra diverse istituzioni che sono riuscite a non incappare in una burocrazia che spesso è disseminata di intoppi e alla partecipazione di una parte della società civile che il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio ha definito «la meglio gioventù siciliana». 

Di questa fa parte anche il 19enne Cesare Veronica. Lo studente di Biologia, in attesa di riprovare i test di Medicina per realizzare il suo sogno di fare il medico, ha raccontato durante la trasmissione Direttora d’aria (in onda su Radio Fantastica e Sesta Rete) di avere appreso dell’ennesimo sfregio della costa dell’Agrigento dai social. «Stavo guardando Instagram e, quando ho visto quelle immagini, per me è stato come un colpo al cuore». Così, senza pensarci su due volte, ha interrotto lo studio ed è andato insieme a due amici, i fratelli Gabriele e Simone Vetro. Studente 19enne di Scienze politiche a Firenze il primo, che ieri è già ripartito per la città della Toscana, cuoco 25enne che lavora a Roma il secondo. Tutti in Sicilia per trascorrere in famiglia nel loro paese d’origine, Porto Empedocle, il periodo delle festività natalizie. «Ci siamo sentiti deturpati, come se quello sfregio lo avessero fatto a casa nostra – ha detto il giovane – anche perché in fondo quel luogo è casa nostra, ci siamo nati e cresciuti». 

Un legame e un amore per il territorio che i giovani portano avanti occupandosi spesso anche della pulizia delle spiagge della zona. «Dopo avere visto le foto – ricostruisce Veronica – ci siamo subito organizzati per andare e metterci a disposizione per dare una mano». E così, stando alle indicazioni dei tecnici della Soprintendenza, i giovani hanno trascorso circa dieci ore (cinque del sabato e cinque della domenica) a ripulire al marna di Scala dei Turchi. «Ne è assolutamente valsa la pena e non ho sentito particolari pressioni per l’attenzione con cui abbiamo dovuto agire – ha spiegato il 19enne – Il nostro unico obiettivo era riportarla allo stato originario». Missione compiuta in tempi record grazie alle «interlocuzioni che subito abbiamo avviato con le varie istituzioni», ha precisato la sindaca Lattuca. Da una parte i tecnici della Soprintendenza, che hanno subito individuato di che materiale si trattava (escludendo una prima ipotesi in cui si era parlato di vernice) e il modo in cui bisognava pulire, e dall’altra i dipendenti del Comune che si sono messi all’opera. «Quando abbiamo finito – ha detto soddisfatto il volontario – siamo andati a vedere da fuori, dall’alto, era tornata a splendere e ci si sono illuminati gli occhi». 

Cosa ci sia dietro questo gesto, per cui la procura di Agrigento ha già aperto un’inchiesta per danneggiamento di beni con valore paesaggistico, non è ancora chiaro. Di grande aiuto nelle indagini condotte dai carabinieri sarà non solo individuare dove sia stato acquistato quel materiale ma anche analizzare le immagini delle telecamere già attive sul posto per il progetto Bess dell’università di Messina che le usa come strumenti per studiare parametri metereologici e visivi delle spiagge. «C’è chi pensa che sia stato un segno di protesta – ha riportato il giovane – magari per sollevare la questione della sicurezza del bene. Ma, anche fosse, non è questo il modo. Chi avesse voluto portare a termine un’azione simbolica, avrebbe potuto utilizzare un lenzuolo per evitare di rischiare di rovinare la scogliera». Che, negli anni, di oltraggi ne ha già subiti tanti: a partire dalle invasioni di bagnanti e turisti (tra loro perfino Michelle Hunziker con tanto di foto pubblicate sui social) che, noncuranti delle ordinanze di divieto di accesso per il concreto rischio dei crolli, sono spesso entrati nel sito. 

Non solo, da anni la Scala dei Turchi è al centro di un contenzioso tra pubblico e privato. Era l’estate del 2015 quando sulla costa spuntarono dei cartelli con la scritta «proprietà privata» con il pensionato Ferdinando Sciabarrà che sosteneva di essere il proprietario. Dopo l’apertura di un’indagine per occupazione di suolo demaniale, violazioni di beni in materia di sicurezza e tutela ambientale, l’area viene prima sequestrata e poi dissequestrata quando il giudice accerta che il 74enne è il legittimo proprietario della parte non demaniale del sito. «Adesso è stato raggiunto un accordo con il privato – ha anticipato la prima cittadina di Realmonte – e speriamo presto di potere acquisire il bene». Gli atti sono già stati predisposti e un incontro tra Comune e Regione è stato fissato per venerdì. In passato, però, un accordo era già sfumato. In quel caso la proposta di Sciabarrà era stata quella di cedere la sua parte del bene all’ente comunale in cambio del 70 per cento dei ricavi provenienti dal brand Scala dei Turchi. Una soluzione vista di buon occhio dall’allora sindaco Calogero Zicari ma osteggiata dal Consiglio comunale, dai cittadini e dalle associazioni ambientaliste locali. «Questo nuovo accordo non prevede nulla di tutto ciò – ha assicurato Lattuca – ma, al momento, non posso entrare nel merito. Posso solo dire che stiamo lavorando per trovare una soluzione che protegga il sito e ne permetta la fruizione». Nell’attesa che diventi bene dell’umanità e che così sia anche percepito. 


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