Messina, morì cadendo dal viadotto dell’autostrada Tre condanne per omicidio colposo, otto assoluzioni

Si è chiuso con tre condanne e otto soluzioni il processo di primo grado sulla morte della 27enne Provvidenza Grassi. La ragazza morì dopo un terribile volo compiuto con la sua macchina dall’autostrada Messina-Palermo, poco dopo l’uscita della galleria Bordonaro, nel tratto di tangenziale della città dello Stretto. Non si avevano sue notizie dal 9 luglio del 2013 e il suo corpo fu ritrovato soltanto il 23 gennaio del 2014 da un operaio che era andato ad effettuare dei lavori ad una cabina dell’Enel. Per sei lunghi mesi la ragazza rimase dentro l’auto che la folta vegetazione sottostante il viadotto aveva nascosto agli occhi di tutti. 

La sentenza è arrivata qualche minuto prima della mezzanotte. Sono stati condannati per omicidio colposo a un anno i funzionari Maurizio Trainiti e Letterio Frisone, che ha ottenuto la sospensione condizionale della pena, e a due anni Gaspare Sceusa. I tre hanno incassato l’assoluzione dall’accusa di omissione di atti d’ufficio. 

Tutti gli altri imputati sono stati assolti dall’accusa di omicidio colposo con per non aver commesso il fatto e dall’accusa di omissione di atti d’ufficio perché il fatto non sussiste. Nel dettaglio sono stati assolti gli ex commissari del Cas Calogero Beringheli, Annarosa Corsello e Benedetto Dragotta, l’ex vice presidente ed ex commissario Nino Gazzara, i funzionari Nino Minardo, Mario Pizzino, Patrizia Valenti e Matteo Zapparata. Per Felice Siracusa, uno degli ex funzionari del consorzio autostrade siciliane, è stato invece dichiarato non doversi procedere per incapacità di stare in giudizio. 

A carico dei tre condannati del Cas, i giudici della prima sezione penale, presidente Letteria Silipigni, hanno accordato alle parti civili il risarcimento da quantificare in sede civile. Ed è stata decisa anche una provvisionale di 100mila euro a testa per Giovanni Grassi e Maria Pilato Barrara, genitori di Provvidenza

Al centro dell’indagine, confluita poi nel processo, c’erano i mancati interventi di messa in sicurezza della tangenziale che collega alla A20 Messina-Palermo. In particolar modo i terminali delle barriere di protezione all’uscita della galleria perché, proprio attraverso una di queste barriere sarebbe volata la Fiat seicento sulla quale viaggiava Provvidenza Grassi che quella sera stava rientrando a casa. Arrivata all’altezza del viadotto Bordonaro, la ragazza perse il controllo dell’auto compiendo un volo di alcune decine di metri finendo nella scarpata nascosta dei rovi.


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