Caso Scieri, spunta l’ipotesi della morte sul colpo Se confermata il reato rischierebbe la prescrizione

Un’anticipazione non ufficiale dell’esito dell’autopsia che fa discutere. Sulla morte di Lele Scieri, il parà siracusano trovato morto all’interno della caserma Gamerra di Pisa nell’agosto del 1999, si aggiunge un nuovo tassello che va in direzione opposta rispetto a quanto sostenuto finora. Quattro vertebre cervicali rotte, di cui una esplosa. Lesioni irreversibili a causa dell’impatto della testa e del collo sul suolo che avrebbero provocato la morte immediata di Scieri. La novità, riportata da Il Tirreno, sarebbe emersa dall’autopsia sul corpo di del parà, affidata alla medica legale Cristina Cattaneo dalla procura di Pisa. Ma al momento si tratterebbe solo di una ricostruzione di parte della difesa degli indagati. Un’ipotesi che però, se venisse confermata dai risultati ufficiali, avrebbe un impatto forte anche sulle indagini riaperte a 19 anni dalla morte dalla procura di Pisa. Il reato contestato ai tre ex commilitoni di Scieri, al momento omicidio volontario, diventerebbe omicidio preterintenzionale. E cioè un reato che sarebbe già prescritto.  

«Suppongo sia una ricostruzione di parte – spiega a MeridioNews l’avvocata Alessandra Furnari che assiste i familiari del parà siracusano – perché, come confermato dalla nostra consulente Antonella Lazzaro, tutti i consulenti di parte hanno ricevuto a fine novembre una mail dai ctu che dichiaravano che le operazioni sono ancora in corso. Alcune delle fasi previste dall’esame autoptico, come la pulizia dello scheletro e le indagini istologiche – aggiunge la legale – sono risultate particolarmente complesse e, pertanto, l’incontro tra tutti i consulenti per valutare e condividere l’esito degli esami non è ancora stato fissato». Quella della morte sul colpo sarebbe dunque la versione dei consulenti della parte della difesa. Di ufficiale, infatti, non c’è ancora niente. 

L’interpretazione di un decesso immediato è del tutto diversa poi rispetto a quella dei medici legali che avevano redatto le consulenze dopo la prima autopsia fatta all’epoca sul corpo di Scieri. Ascoltati durante una delle audizioni della commissione d’inchiesta sia il medico legale allora incaricato dalla procura Luigi Papi, che il consulente di parte della famiglia Giuseppe Bulla avevano concordato sul fatto che il decesso non fosse stato immediato. Il primo aveva parlato di «alcune decine di minuti di agonia», mentre per Bulla il parà «sarebbe stato agonizzante per molto più tempo, nell’ordine di ore». In entrambe le versioni, in ogni caso, restava invariata la tesi che Scieri si sarebbe potuto salvare

Intanto vanno avanti parallelamente le due indagini: quella della procura ordinaria di Pisa per omicidio volontario nei confronti di Alessandro Panella, Luigi Zaraba e Andrea Antico (l’ex comandante della Folgore Enrico Celentano è accusato di favoreggiamento e false informazioni al pm); e quella della procura generale militare della corte d’Appello di Roma che, lo scorso ottobre, ha chiesto (senza ottenerlo) il trasferimento degli atti per «competenza e giurisdizione» e indaga per «abuso di autorità» e «violenza contro un inferiore». È in questo secondo filone che, qualche giorno fa, è spuntata l’ipotesi di una punizione inflitta a Scieri dai suoi superiori che lo avrebbero sorpreso a utilizzare il cellulare.

Leggi il dossier di MeridioNews sul caso di Lele Scieri.


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I risultati ufficiali dell'autopsia sul corpo del parà siracusano non ci sono ancora, ma filtra una ricostruzione - che sarebbe però dei consulenti della difesa - secondo cui il giovane non si sarebbe potuto salvare. Dettaglio che cambierebbe la tipologia di reato

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