Il presidente interviene con una nota per replicare a chi, in questi giorni, lo ha accusato di non esprimersi sulle numerose inchieste che hanno tirato in ballo uomini del governo e politici che sostengono la sua esperienza a guida della Regione
Assessori e deputati indagati, Musumeci rompe il silenzio «Magistratura vada avanti ma attenti ai politici giacobini»
Nello Musumeci rompe il silenzio e interviene in uno dei momenti più delicati per il governo e la maggioranza che lo sostiene all’Ars. Criticità che vanno oltre gli equilibri prettamente politici, sconfinando nei tribunali. «Le indagini della magistratura condotte su ambienti e uomini politici sono sempre una garanzia per la buona politica – scrive in una nota il governatore -. Garanzia di costante monitoraggio, controllo, verifica ma anche deterrenza, specie in una terra assai difficile come la Sicilia. Ma attenti a non trasformare l’indagato in colpevole. Voglio essere più chiaro: mi fanno paura i politici giacobini, i sanculotti in servizio permanente, quelli che come iene e sciacalli aspettano, dietro l’angolo, la notizia di giornale per emettere sentenze di condanna e dare lezioni di moralità. I moralisti per professione – continua Musumeci – sono una brutta categoria: usano la giustizia inquirente come arma politica per colpire un avversario altrimenti invulnerabile o per coprire proprie inefficienze, colpe e persino doli, come fatti anche recenti dimostrano».
L’ultimo nome a finire all’attenzione dei magistrati è stato l’assessore alla Formazione, Roberto Lagalla, coinvolto nell’inchiesta Artemisia della procura di Trapani, sulla rete di relazioni spesso oscure che sarebbero ruotate attorno all’ex deputato di Ncd e Forza Italia Giovanni Lo Sciuto. Lagalla è indagato perché accusato di avere favorito, nelle vesti di rettore dell’Università di Palermo, l’assegnazione di una borsa di studio per una ricercatrice. Pochi giorni prima, a finire nelle carte della procura di Termini Imerese, era stato l’assessore al Territorio all’Ambiente Toto Cordaro, accusato di scambio di voti alla vigilia delle Regionali. La stessa inchiesta riguarda anche il deputato Alessandro Aricò, tra i primi a sposare il progetto Diventerà bellissima voluto da Musumeci. E tra un’indagine e l’altra è arrivata, la settimana scorsa, la notizia del sequestro per presunta truffa ai fondi della formazione di 800mila euro a Riccardo Savona, deputato di Forza Italia e presidente della commissione Bilancio dove è in discussione attualmente il collegato alla Finanziaria. Nomi che si aggiungono alla già corposa lista di indagati che sostiene il governo regionale. Guardando soltanto alla giunta vanno ricordate infatti anche le indagini a carico dell’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, coinvolto in una vicenda legata alla nomina dei vertici dello Iacp, e Mimmo Turano, l’assessore alle Attività produttive implicato in una storia di corruzione che si sarebbe svolta nella provincia di Trapani.
«Lo dico con la serenità di chi, per formazione e storia personale crede di non potere ricevere lezioni di vita da nessuno – aggiunge Musumeci -. Sono sempre stato garantista e non ho mai speculato su vicende giudiziarie che abbiano visto coinvolti uomini e donne di tutti gli schieramenti, grillini compresi. Chi riveste ruoli istituzionali, ad esempio nel governo regionale o all’Ars, ha il dovere di chiedere trasparenza nel voto d’Aula (altro che voto segreto!) e l’applicazione di un codice etico per tutti, governanti, deputati e burocrati. Ma soprattutto – sottolinea – ha il dovere di rispettare nel silenzio il lavoro della magistratura e attendere fiducioso il giudizio finale. Pretendendo che se a sbagliare è un politico, merita di essere condannato due volte».