Cas, il buco nero delle concessioni nelle aree di servizio Sullo sfondo un danno erariale di circa 100 milioni di euro

La scorsa settimana l’attenzione dei mezzi d’informazione si è concentrata sul Cas, sigla che sta per Consorzio autostrade siciliane, in seguito a un’inchiesta giudiziaria sulla gestione degli appalti, a quanto pare irregolari. Oggi vogliamo puntare l’attenzione sulle aree di servizio dislocate nelle autostrade gestite dal Cas che, lo ricordiamo, è un ente pubblico controllato per il 96 per cento dalla Regione siciliana. Le autostrade in questione sono: la Palermo-Messina, la Messina-Catania e la Siracusa-Gela (attualmente in fase di completamento e aperta al traffico solo in alcuni tratti). Ci occupiamo di tale argomento perché i contratti con i gestori di queste aree di servizio sono scaduti da tempo, con evidente danno erariale per lo stesso Cas. Proveremo, adesso, a entrare nel dettaglio. 

Gli introiti del Cas sono, grosso modo, tre: le entrate frutto dei pedaggi, gli eventuali finanziamenti pubblici e le royalties derivanti dalla concessione delle aree di servizio. Partiamo da una relazione scritta dalla dottoressa Patrizia Valenti, fino a qualche settimana fa assessore regionale alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica, che ha ricoperto l’incarico di presidente del Cas dal 2008 al 2009. In quei giorni la dottoressa Valenti, in una nota inviata a varie autorità, fa il punto della situazione sulla gestione delle aree di servizio del Cas: 

«Come evidenziato nella citata nota n 898/P del 22/12/2008 – scrive l’allora presidente del Consorzio autostrade siciliane – tra le aree di servizio oggi in funzione nella rete autostradale soltanto due risultano con i contratti vigenti. In tutti i restanti casi i contratti sono scaduti a date variabili (nel 2001, nel 2002, nel 2003 o nel 2004); le compagnie pagano con i parametri delle rispettive date di scadenza dei contratti, con evidente danno erariale per il Consorzio».

«Le concessioni – prosegue la nota della dottoressa Valenti – non sono state rinnovate poiché il Consorzio non ha pubblicato il relativo bando; con deliberazione n. 227 del 12/09/2008 (All 6.) il Consiglio, per uscire dalla situazione di stasi in cui si trova il Consorzio, con continuo rimbalzo di responsabilità tra l’Area tecnica e l’Area amministrativa sul mancato rinnovo, già evidenziato nella precedente relazione, ha deciso di individuare un soggetto esterno cui affidare la materia. A seguito della pubblicazione del bando per l’individuazione dell’advisor sulla GURS del 24/04/2009 (All 7.) sono pervenute alcune proposte ed è appena stata nominata la commissione per l’esame delle offerte».

In pratica, la dottoressa Valenti ha scoperto che i suoi predecessori si erano guardati bene dal rinnovare le concessioni ai gestori delle aree di servizio, così come prescrive la legge. Provocando un danno economico alle casse dello stesso Cas e, quindi, un danno erariale, visto che il Consorzio è pubblico. L’allora presidente decide di pubblicare un bando sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana per individuare l’advisor e procedere, di conseguenza, al rinnovo delle concessioni. 

«La pubblicazione della gara ha permesso di approfondire alcuni dati sull’entità del danno derivante dal mancato rinnovo. Infatti, confrontando gli introiti del Cas con quelli di Autostrade per l’Italia le cui royalties sono state aggiornate, dopo una lunga serie di rinnovi di concessioni attraverso gare, emerge che i loro introiti medi sono di 70/75 €/metro cubo, corrispondente a circa 140/150 lire/litro, mentre il Cas è fermo a circa 20 lire/litro, considerando l’un per l’altro gasolio e benzina. Infatti, la differenza di royalties su benzina e gasolio risale agli anni ’90 e riduce fortemente gli introiti data la forte riduzione delle benzine ed il forte aumento dei gasoli che si è verificato».

«Alla differenza delle royalties sui carburanti occorre aggiungere quella sul ristoro e market, che vede, a fronte dell’aliquota del 19% applicata da Società autostrade, un’aliquota applicata dal Cas ferma al circa il 4,5%. Considerando quindi le royalties di Società autostrade che il Cas potrebbe applicare dopo le gare per il rinnovo delle concessioni ai volumi di attività dello stesso Cas si ha:

introiti Cas nel 2008: c.a. 1.878.935 euro

introiti Cas dopo le gare: c.a.11.500.680 euro per anno».

Quindi le conclusioni: «La differenza ammonterebbe a circa 9.621.745 euro per anno. Poiché le concessioni sono scadute alcune nel 2000, altre nel 2001 ed altre nel 2003, tenuto conto anche che soltanto due delle 13 aree di servizio hanno concessioni oggi vigenti, e calcolando il periodo minimo, cioè dal 2003 al 2009 (7 anni dalle scadenze), il mancato introito minimo ammonterebbe a c.a 67 milioni di euro».

In pratica, la dottoressa Valenti, nell’aprile del 2009, scopre che, in poco meno di otto anni, il Cas ha perso 67 milioni di euro di mancati introiti. Come già accennato, pubblica il bando sulla Gazzetta Ufficiale e si appresta a rinnovare le concessioni. 

In quegli stessi giorni, però, il Governo regionale, retto allora da Raffaele Lombardo, destituisce la dottoressa Valenti e la sostituisce con Matteo Zapparata. Che succede dopo? Praticamente niente. Nel senso che si perdono le tracce del bando e dell’advisor. 

Detto in parole semplici, del rinnovo delle concessioni nelle autostrade del Cas non si parla più. 

Siamo arrivati ai giorni nostri. Ancora oggi, a quanto ci risulta, queste concessioni non sono ancora state rinnovate. Se è così ci chiediamo e chiediamo: se da un documento pubblico risulta che il danno erariale, all’aprile del 2009, ammontava a 67 milioni di euro, a quanto ammonta oggi? Viaggiamo o no intorno ai 100 milioni di euro di danno erariale?

Ricordiamo, sempre per la cronaca, che la relazione della dottoressa Valenti, nell’aprile del 2009, è stata inviata ai vertici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania; ai vertici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina; ai vertici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Mistretta; ai vertici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo; ai vertici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. E al procuratore regionale della Corte dei Conti. E, per conoscenza, ai Prefetti di Palermo, Catania, Messina e Siracusa. 

Tutte le autorità sono state avvertite. Ma non è avvenuto nulla. Anche oggi, a dir la verità, non notiamo particolari fermenti attorno a questa storia. E dire che i giudici della Corte dei Conti per la Sicilia, proprio in questi giorni, sembrano particolarmente preoccupati – e ne hanno ben donde – per le sempre più scarne entrate del Bilancio regionale. Tant’è vero che, sempre in questi giorni, abbiamo potuto leggere dotte lezioni di filosofia ragionieristica su stipendi e pensioni di dirigenti regionali e in generale, di dipendenti della Regione. 

Giustissimo colpire gli sprechi, ovunque si annidino, dai caffè ai cornetti dell’Ars fino alla dirigenza regionale frutto della legge regionale n. 10 del 2000. Ma perché continuare a ignorare i buchi erariali del Cas?   


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