Nelle scorse settimane è nuovamente scoppiata la polemica sui collegamenti aerei da e verso la Sicilia. Ecco com'è attualmente la situazione, tra oneri di servizio pubblico e aiuti sociali, negli aeroporti della nostra Isola
L’ingarbugliata questione su continuità territoriale e caro voli Esperta: «Con più domanda è normale l’aumento del prezzo»
Puntuale come ogni anno scoppia la polemica sul caro voli da e verso la Sicilia. L’ultimo affondo, a fine maggio, nel giorno in cui la Regione presentava il programma sul turismo See Sicily, 75 milioni di euro per sostenere il settore alberghiero e della ricettività in generale dopo mesi trascorsi tra lockdown e limitazioni per il contagio da Covid-19. A margine della conferenza stampa a palazzo d’Orleans il vicepresidente e assessore all’Economia Gaetano Armao ha raccontato dei quasi mille euro chiesti da Alitalia a una coppia di amici per un volo nel fine settimana da Fiumicino all’aeroporto di Punta Raisi, a Palermo. Fatto che ha rimesso sul tavolo tre grandi temi: continuità territoriale, caro voli e l’ipotesi, su cui si è soffermato l’assessore regionale al Turismo Manlio Messina, dell’esistenza di un cartello delle compagnie aeree che operano nell’Isola. Ma la questione è più ingarbugliata e complessa rispetto a proclami e invettive della politica.
«Nel libero mercato la crescita delle tariffe aree può essere l’effetto anche di un incremento dei costi, giustificato, per esempio, dalla situazione di blocco dei trasporti nella prima fase di emergenza pandemia e dalla implementazione delle misure di contenimento del contagio», spiega a MeridioNews Cinzia Ingratoci, professoressa ordinaria di Diritto della navigazione all’università di Messina. In caso di possibili cartelli, invece, «la competenza è dell’autorità Antitrust. Deve essere chiaro però che l’esistenza di un mercato concorrenziale se da un lato può portare ad un incremento del prezzo in presenza di una domanda che in alcuni momenti dell’anno è molto alta e concentrata, dall’altro e in termini generali ha aumentato la quantità e qualità dell’offerta con corrispettivi in media piuttosto vantaggiosi. Ma si tratta di una circostanza che riguarda tutti i settori economici che non soggiacciono a un prezzo amministrato», continua Ingratoci.
Tra i temi fondamentali su cui il presidente della Regione Nello Musumeci ha annunciato di volere avviare delle interlocuzioni con il ministero c’è quello della continuità territoriale ossia «l’insieme delle misure normative e organizzative di cui un’autorità può avvalersi per supplire alle condizioni di svantaggio in cui versa una determinata area nel collegamento ai sistemi di trasporto,a causa di condizioni di insularità o perifericità», continua Ingratoci «al fine di garantire opportunità di spostamento a condizioni qualitative ed economiche equivalenti a quelle presenti in aree più facilmente accessibili».
In questo contesto lo strumento principale di cui si avvale la continuità territoriale prende il nome di onere di servizio pubblico. «Si tratta di specifici requisiti dell’offerta di trasporto che riguardano la continuità, la qualità, la capacità minima e anche le tariffe di servizio – spiega la professoressa – che i vettori aerei non garantirebbero autonomamente in mancanza di un intervento pubblico». Questo genere di misura può riguardare solo i servizi degli aerei di linea effettuati tra un aeroporto comunitario e uno scalo che serve una regione periferica o in via di sviluppo o una rotta a bassa densità di traffico: «a condizione che in quest’ultimo caso la rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della Regione».
Attualmente gli oneri di servizio pubblico sono attivi su alcune rotte da e verso gli aeroporti di Comiso e Trapani. Nello scalo in provincia di Ragusa, gestito da SO.A.CO, opera Alitalia collegando il Pio La Torre con Fiumicino e Milano Linate. In Sicilia occidentale invece sono attivi il vettore bulgaro, ma gestito da imprenditori ragusani, TayaranJet e quello spagnolo Albastar. È chiaro però come il vero nodo di questa vicenda riguardi gli scali di Palermo e Catania, quelli che presentano una significativa offerta di voli in regime di libero mercato. «Per questi collegamenti si è fatto ricorso a forme di sostegno diretto alla domanda sotto forma di contributo per singolo biglietto acquistato– continua Ingratoci – nel quadro delle deroghe al divieto di aiuti consentiti al fine di contenere il disagio derivante dall’insularità e al solo fine di garantire tariffe sociali stabili per particolari categorie di residenti come studenti, lavoratori fiori sede, disabili e migranti sanitaria».
A occuparsi di queste misure sono una pluralità di soggetti, da Palermo, passando per Roma, e fino a Bruxelles . «Nei collegamenti tra la Sicilia e il continente gli oneri sono definiti dal ministero della Infrastrutture d’intesa con il presidente della Regione. L’autorità regionale invece – conclude Ingratoci – è direttamente competente per la programmazione di oneri di servizio relativamente alle rotte che collegano diverse parti del suo territorio come i collegamenti tra la Sicilia e le isole di Pantelleria e Lampedusa. In ogni caso la procedura di imposizione degli oneri deve essere comunicata alla Commissione europea».