Provincia, dissesto evitato grazie a Monti «Castiglione lascia la nave come Schettino»

Con 22 favorevoli, 13 astenuti e 1 contrario è appena stata approvata in un consiglio provinciale straordinario, la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. Una delibera considerata «indispensabile» dal ragioniere generale Francesco Schilirò «perché l’ente scongiuri il default economico nel 2013».

La scorsa settimana, a distanza di 40 anni, è arrivata la sentenza del  Tribunale di Catania che ha condannato la Provincia al pagamento di 23 milioni di euro per una truffa realizzata da due suoi dipendenti. Una doccia fredda che sommata ai debiti fuori bilancio dell’ente e alle minori entrate da parte dello Stato ha mandato in tilt l’equilibrio già precario dei conti. Il rischio è quello di sforare il patto di stabilità e quindi successivamente arrivare al dissesto dell’ente.

A metterci una pezza stamattina, di domenica e con seduta straordinaria, la delibera per il riequilibrio dei conti. A scongiurare la bancarotta l’articolo 234 bis  inserito con decreto lo scorso quattro ottobre dal governo Monti nel Testo unico per gli enti locali: l’articolo consente infatti di spalmare i debiti in un tempo massimo di cinque anni. Importante, inoltre, il congelamento della possibilità dei giudici di assegnare un termine per le misure correttive e il blocco delle procedure esecutive intraprese nei confronti dell’ente.

Nessun pignoramento per la sentenza appena arrivata e nessun dissesto per il 2013 quindi alla provincia regionale di Catania. Ad occuparsi delle spese sarà la prossima amministrazione dato che verranno ripartite nei prossimi cinque anni e il mandato dell’attuale presidente Giuseppe Castiglione sta arrivando al termine naturale.

«Il problema del default è legato al 2013, per quest’anno siamo coperti secondo gli indici del rendiconto 2012», afferma Schilirò. Il ragioniere generale specifica che i soldi ci sarebbero per poter pagare l’ammenda decisa dal giudice, ma non si possono spendere per non violare il patto di stabilità. «La violazione prevede una multa che come una beffa è di 23 milioni di euro».

«Non avevamo altra scelta – dice l’assessore al bilancio Giuseppe Pagano – Abbiamo provato a chiedere una deroga al patto di stabilità, ma non si può fare. Non restava che la nuova normativa».

Molti i dissensi espressi in aula nei confronti dell’amministrazione e soprattutto del presidente Castiglione, assente. Gli si rimprovera di non aver mai fatto chiarezza sullo stato dei conti nonostante le richieste di più consiglieri e di diverso colore politico. «Eppure la sentenza di primo grado del tribunale di Catania è del 2008 quindi la spada di Damocle pesa sull’ente da allora e nessuno ce lo ha detto», afferma Antonio Tomarchio dei Comunisti italiani.

Sotto accusa anche alcune spese per immobili fatte in questi anni, e il buon nome dell’amministrazione. Questa infatti si è sempre presentata come una delle più solide e operative, ma secondo Giuseppe Furnari del Partito Democratico «è ridicolo, perché se così fosse non saremmo qui oggi». E a rincarare la dose è il consigliere Domenico Galvagno del Movimento per l’autonomia. «Oggi assistiamo al fallimento della Provincia e grazie alla sua amministrazione scarichiamo le conseguenze a chi verrà», dice.

Dopo la delibera consiliare, il prossimo passo è quello di stilare un piano dettagliato che garantisca l’equilibrio dei conti in prospettiva per il futuro, da inviare alla Corte dei conti e al Ministero dell’economia e delle finanze. Infine tirare quanto più possibile la cinghia nell’ottica del risparmio.

«Ma serve chiarezza» dichiara Antonio Danubio dell’Unione di centro in un accaldato intervento. Paragona Castiglione al comandante della nave da crociera affondata al largo della Toscana, Francesco Schettino. «Scattiglione, così dovremmo ribattezzarlo, perché ormai da mesi ha abbandonato la nave della Provincia. – continua – Doveva essere qui perché la colpa è soprattutto sua e invece cerchiamo di riparare in un giorno ciò che non è stato fatto in quattro anni».


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